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Indietro Giornata Mondiale di Lotta contro l’AIDS, nel 2020 sono state 6.664 le telefonate arrivate al Telefono Verde AIDS e IST dell’Istituto Superiore di Sanità: la metà degli utenti ha dichiarato di non aver mai effettuato il test

ISS, 30 novembre 2020 - Una telefonata su 10 ha riguardato le modalità di trasmissione del virus SARS-CoV-2

Sono soprattutto uomini, eterosessuali e residenti al Nord gli utenti che hanno chiamato il Telefono Verde AIDS e IST - 800 861061 dell’ISS da gennaio a novembre 2020: la metà ha dichiarato di non aver mai effettuato il test per HIV e uno su 10 ha chiesto informazioni su come si trasmette il nuovo coronavirus. Sono questi i dati del Telefono Verde collocato all’interno dell’Unità Operativa Ricerca psico-socio-comportamentale, Comunicazione, Formazione (UO RCF) dell’ISS, attivo da oltre 33 anni dal lunedì al venerdì nella fascia oraria 13.00-18.00, diffusi in occasione della Giornata Mondiale di Lotta contro l’AIDS. Il primo dicembre il Servizio anticipa l’orario di apertura alle 10. Dalle ore 14.00 alle ore 18.00 sarà presente anche il consulente in materia legale.

Il Telefono Verde, anonimo e gratuito, metterà a disposizione ricercatori e consulenti, i quali risponderanno anche in lingua inglese.

In questa giornata è sempre disponibile l’indirizzo e-mail tvalis@iss.it dedicato esclusivamente alle persone sorde e il sito informativo uniticontrolaids.

 

I dati dell’attività di counselling telefonico

Dal 20 giugno 1987 al 20 novembre 2020 gli esperti del Telefono Verde AIDS e IST hanno ricevuto in totale 811.212 telefonate provenienti dall’intero territorio nazionale, rispondendo a 2.248.994 quesiti.

Nel solo anno 2020 (2 gennaio – 20 novembre) sono pervenute 6.664 telefonate, dal Nord (40,8%), dal Centro (27,8%), dal Sud (19,3%) e dalle Isole (5,6%). Gli utenti hanno un’età compresa tra i 20 e i 39 anni (63,1%), sono in grande maggioranza di sesso maschile (82,6%) e dichiarano di praticare principalmente rapporti eterosessuali (61,4%). Le aree tematiche affrontate nel colloquio di counselling, per un totale di 24.064 quesiti, si riferiscono soprattutto alle modalità di trasmissione delle IST (31,9%), nonché alla tipologia e all’attendibilità dei test con particolare riferimento all’HIV (29,7%). In circa il 10% delle telefonate emerge una totale disinformazione riguardo il rischio infettivo di situazioni ordinarie (alimenti, puntura di insetti, bagni pubblici, estetista/parrucchiere).

Relativamente alle telefonate pervenute nell’anno in corso spicca con evidenza che il 49,0% di queste è effettuata da persone-utenti che dichiarano di non avere mai eseguito un test per HIV.

Nel 2020, gli esperti hanno accolto esigenze informative degli utenti anche in merito all’emergenza sanitaria da COVID-19.  Da marzo a novembre 2020, sono state rilevate 674 telefonate nelle quali è emerso il tema COVID-19. Si tratta di colloqui telefonici che hanno coinvolto per lo più giovani adulti (età mediana 35 anni) di sesso maschile (83,4%). Le informazioni fornite all’interno della telefonata hanno riguardato le vie di contagio del SARS-CoV-2 (26,7%). Sono state erogate indicazioni sulle modalità di prevenzione (26,2%) al fine di sollecitare le persone-utenti a porre molta attenzione, nelle relazioni sessuali e più in generale nelle interazioni sociali, ai comportamenti da adottare per proteggersi dal COVID-19.

Tale attività telefonica ha consentito anche di dare indicazioni sui servizi nazionali e regionali preposti per l’emergenza da COVID-19.

Sono state, infine, erogate consulenze in materia legale sulle problematiche lavorative di persone HIV+ a seguito della necessità di esonero dal lavoro in tempo di COVID-19.

All’attività di counselling telefonico si accompagna quella di indagine scientifica sulla conoscenza e sui comportamenti a rischio di IST. La survey più recente ha riguardato le donne che accedono al TV AIDS e IST e al sito Uniti contro l’AIDS. L’obiettivo è stato quello di rilevare le caratteristiche socio-anagrafiche e comportamentali delle donne che afferiscono a entrambi i Servizi. I risultati conseguiti mostrano che le donne intervistate, malgrado conoscano i metodi di barriera e quindi di protezione dalle infezioni non li utilizzano costantemente, manifestando una bassa percezione del rischio. L’articolo è scaricabile QUI.

Attualmente inoltre, alcuni ricercatori dell’UO RCF stanno conducendo un’indagine rivolta alle persone con infezione da HIV, mirata a rilevare la qualità di vita associata ai progressi avuti negli ultimi decenni in relazione alla terapia antiretrovirale, alla percezione della malattia a livello sociale, all'impatto della pandemia da COVID-19 e alle conseguenze di questa su accessibilità e fruibilità delle strutture cliniche. La finalità è quella di raccogliere informazioni utili a facilitare una migliore gestione della patologia e a consentire il superamento delle problematiche contingenti che determinano limitazioni ai diritti di salute ed al benessere delle persone con HIV.

All’indagine è possibile partecipare rispondendo alle domande del questionario anonimo pubblicato sul Sito Uniti contro l’AIDS.


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