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ISS per COVID-19

  


 

 

Il 9 gennaio 2020 l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha dichiarato che le autorità sanitarie cinesi hanno individuato un nuovo ceppo di coronavirus mai identificato prima nell'uomo, provvisoriamente chiamato 2019-nCoV e classificato in seguito ufficialmente con il nome di SARS-CoV-2. Il virus è associato a un focolaio di casi di polmonite registrati a partire dal 31 dicembre 2019 nella città di Wuhan, nella Cina centrale. L'11 febbraio, l'OMS ha annunciato che la malattia respiratoria causata dal nuovo coronavirus è stata chiamata COVID-19. Il 30 gennaio, l'Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha confermato i primi due casi di infezione da COVID-19 in Italia e il 21 febbraio ha confermato il primo caso autoctono in Italia.

L’ISS dal 28 febbraio coordina un sistema di sorveglianza che integra a livello individuale i dati microbiologici ed epidemiologici forniti dalle Regioni e Provincie Autonome (PA) e dal Laboratorio nazionale di riferimento per SARS-CoV-2 dell’ISS. Ogni giorno un’infografica dedicata riporta – con grafici, mappe e tabelle - una descrizione della diffusione nel tempo e nello spazio dell’epidemia di COVID-19 in Italia e una descrizione delle caratteristiche delle persone affette.



Indietro Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio: maltrattamenti, depressione post partum e misure di quarantena tra i fattori di rischio più frequenti secondo l’analisi dell’ISS sugli studi disponibili

ISS, 10 settembre 2020 - Eventi avversi, abusi, depressione post partum e misure restrittive di distanziamento sociale sono tra i fattori di rischio per il suicidio e atti di autolesionismo più frequenti. E’ l’analisi fatta dagli esperti dell’ISS in occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio che ricorre oggi 10 settembre, sugli studi attualmente disponibili.

Molti di questi, infatti, hanno documentato un’associazione tra abusi e violenze subite in età infantile e ideazione suicidaria e tentativi di suicidio sia nel periodo dell’infanzia/adolescenza che nel corso della vita. L’abuso sessuale nell’infanzia sembra essere un fattore di rischio per suicidio persino più forte di quello rappresentato da una storia di comportamenti suicidari nella famiglia.

“Nonostante la prevenzione del suicidio sia stata individuata come obiettivo prioritario dai maggiori organismi internazionali – dice Monica Vichi –dell’ISS - solo pochi Paesi nel mondo hanno sviluppato una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio e l’Italia non è ancora tra questi. Tuttavia l’ISS è da anni impegnato nello studio dell’epidemiologia e dei fattori di rischio con l’obiettivo di fornire informazioni di qualità per l’implementazione politiche di prevenzione efficaci e interventi mirati anche a livello di comunità”.

Un esempio è la task force europea sul suicidio materno e la depressione post partum, di cui l’ISS è rappresentante italiano: l’obiettivo è quello di individuare non solo i fattori di rischio ma anche gli strumenti di valutazione più adeguati per aiutare i clinici e gli operatori sanitari.

Secondo i dati ISTAT dell’ “Indagine sulle cause di morte”, nel nostro Paese nel 2016 si sono tolte la vita 3780 persone, ma il suicidio si può prevenire se si riesce a intervenire sulla sofferenza psicologica. L’attuale crisi sanitaria, per esempio, con le conseguenze economiche e sociali che comporta, potrebbe essere un altro fattore di rischio suicidio. Tra i fattori di rischio che gli esperti hanno elencato legati alla pandemia COVID-19 vi è al primo posto il distanziamento sociale, l’aumento del consumo di alcol, la violenza domestica, la paura del contagio, lo stress e burnout per medici e operatori sanitari.

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