Indietro Impatto della vaccinazione e della pregressa diagnosi sul rischio di malattia grave 02/01/2023 – 05/02/2023

Risultati principali

 

Nel periodo di studio considerato (02/01/2023-05/02/2023) risulta ampiamente predominante la variante Omicron (BA.5; per maggiori dettagli https://www.iss.it/cov19-cosa-fa-iss-varianti)

• Al 16/01/2023, la popolazione suscettibile, calcolata escludendo le diagnosi nei 90 giorni precedenti e i decessi precedenti al 16/01/2023, risulta pari a 56.204.880 persone.

• Al 16/01/2023, la percentuale di popolazione con ultima dose di vaccino da meno di sei mesi sul totale della popolazione suscettibile è pari al 9% e quasi esclusivamente rappresentata da persone con età >60 anni (Figura 1). Solo il 3% della popolazione sotto i sessant’anni ha infatti ricevuto una dose di vaccino nei sei mesi precedenti e il 77% risulta aver ricevuto l’ultima dose da più di nove mesi. Il 50% dei vaccinati ha ricevuto l'ultima dose da almeno 371 giorni (range interquartile: 342-404 giorni dall'ultima dose) (Tabella 1).

• Al 16/01/2023, il 59% della popolazione suscettibile sotto i 60 anni e il 71% della popolazione sopra i 60 anni non ha avuto alcuna pregressa diagnosi di COVID-19 segnalata al sistema di sorveglianza (Tabelle 2-3). La percentuale di popolazione con ultima diagnosi fra 90 e 179 giorni è pari al 5% della popolazione suscettibile, mentre risulta pari al 18% la percentuale di Prodotto dall’Istituto Superiore di Sanità, Roma, 21/04/2023 3 popolazione suscettibile con ultima diagnosi fra 180 e 359 giorni. Il 50% della popolazione suscettibile che ha una precedente diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 segnalata risulta essersi infettato da almeno 332 giorni (range interquartile: 212-378 giorni dall'infezione pregressa) (Tabella 1).

• Fra il 02/01/2023 ed il 05/02/2023, 278.319 persone (0,5% della popolazione suscettibile) hanno avuto una diagnosi di infezione da SARS-CoV-2 notificata al sistema di sorveglianza. I casi di infezione che hanno richiesto ospedalizzazione, ricovero in terapia intensiva e/o sono deceduti nei 28 giorni successivi alla data di diagnosi sono stati rispettivamente 8.980 (3,2%), 304 (0,11%) e 1.262 (0,45%) (Tabella A1-A6).

• Complessivamente, il rischio di malattia grave aumenta all’aumentare dell’età, ad esclusione della fascia 0-4 anni. Sotto i sessant’anni (0-4, 5-11, 12-39, 40-59), il rischio di malattia grave nel periodo considerato non supera mai i 15 casi per 100.000 per la popolazione non-vaccinata e i 9 casi per 100.000 nella popolazione vaccinata (Figura 2). Nella popolazione 60+ il rischio varia da 3 a 307 casi per 100.000 nella popolazione vaccinata e da 20 a 1.090 casi per 100.000 nella popolazione non vaccinata (Figura 3).

• Il rischio assoluto di malattia grave è influenzato sia dallo stato vaccinale che da infezioni pregresse. Il rischio è maggiore nelle persone non vaccinate e che non hanno mai avuto una pregressa diagnosi. In generale si osserva che le persone con immunità ibrida (ovvero con infezione pregressa e vaccinazione), sono a minor rischio di infezione da SARS-CoV-2 e di incorrere in una forma grave di COVID-19. A parità di fascia di età e di condizione di pregressa infezione, in tutte le classi di età > 12 anni, si osserva una tendenza alla riduzione del rischio di malattia grave nei vaccinati, in particolare nella popolazione over 60 con vaccinazione recente (ultima dose entro 180 giorni).

• Le stime del rischio di infezione da SARS-CoV-2 non sono più riportate nel presente documento in quanto possono risentire fortemente dalla mancata diagnosi o notifica, dovute all’utilizzo di test autosomministrati o a un’infezione asintomatica. Vengono riportate invece le stime del rischio di un esito grave in quanto, in presenza di una malattia grave che richiede l’ospedalizzazione, il fenomeno della mancata diagnosi o notifica è un evento poco probabile.