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Back COVID-19: tre rapporti ISS dedicati a neomamme, bambini e ragazzi

ISS, 17 giugno 2020

Percorso nascita, le raccomandazioni degli esperti in tempi di COVID

Dalla gravidanza all'allattamento passando per il travaglio, il parto, il post partum e la degenza ospedaliera. Con un focus, oltre che sulle neomamme, anche sui profesionissti e sulle professioniste che le assistono e sui piccoli da 0 a 2 anni. A tutti loro è dedicato il Rapporto ISS “Indicazioni ad interim per gravidanza, parto e allattamento e cura dei piccolissimi 0-2 anni in risposta all'emergenza COVID-19”.

Premesso che le donne in gravidanza non sembrano essere a maggior rischio rispetto alle non gravide di contrarre l'infezione da COVID-19 e che non c’è al momento evidenza di un aumentato rischio di aborto in relazione all’infezione, né di effetti teratogeni sul feto, ecco alcune raccomandazioni contenute nel Rapporto:

- assistenza alla gravidanza: in caso di gravidanza a basso rischio, mantenere un minimo di 6 visite prenatali in presenza, includendo, se possibile, in un unico appuntamento la visita, l’ecografia ed eventuali altri esami diagnostici, mentre in caso di gravidanza a rischio si può richiedere un maggior numero di controlli. Per le donne incinta positive al SARS-COV-2, nonostante non siano ad oggi disponibili evidenze di associazione causale tra COVID-19 e rischio di iposviluppo fetale, è raccomandata una ecografia di controllo 14 giorni dopo la risoluzione della malattia acuta diagnosticata in gravidanza.

- Travaglio e parto: Le unità di triage dovrebbero offrire consulenza telefonica, laddove sia necessaria una visita di valutazione e/o il ricovero, occorre garantire che le donne con infezione da COVID-19, confermata o sospetta, siano identificate e isolate all’arrivo in ospedale. L’infezione da SARS-CoV- 2 non è un’indicazione al taglio cesareo. La decisione della posizione da assumere durante il travaglio, l’indicazione, il timing e le modalità del monitoraggio della frequenza cardiaca fetale non cambiano in base all'emergenza da COVID, ma devono essere valutati su base individuale.

- Post partum, accoglienza del neonato e allattamento: il contatto pelle a pelle non è controindicato per le donne positive al virus. Durante tale contatto, come pure durante il rooming-in e l'allattamento, sono raccomandate le misure di prevenzione previste per i casi di positività. Madre e bambino non devono essere separati e dev’essere garantita la presenza del partner o di una persona a scelta della donna. Alla luce delle evidenze disponibili, non è confermata la presenza del virus nel latte materno, mentre è certo che i benefici dell'allattamento superano ampiamente i potenziali rischi.

 

Neomamme a rischio depressione

Un altro Rapporto “Indicazioni per la gestione dell'ansia e della depressione perinatale nell'emergenza e post emergenza COVID-19”, a cura del Gruppo di lavoro ISS su Salute mentale ed emergenza COVID-19, prende in esame il periodo perinatale che va dal concepimento ai 18 mesi di vita del bambino, e che per le donne rappresenta un periodo particolarmente delicato e vulnerabile in cui possono emergere e consolidarsi difficoltà psicologiche e disturbi mentali, a causa del sottile intreccio tra aspettative, risorse disponibili e realtà della maternità. Secondo l'OMS, infatti, il 10% delle donne in gravidanza e il 13% di quelle che hanno appena partorito – valori che raggiungono rispettivamente il 16% e il 20% nei Paesi in via di sviluppo - soffrono di un disturbo mentale, in primis la depressione. In Italia, i pochi studi disponibili mostrano una grande variabilità con percentuali che vanno da 1,6% a 26,6% per la depressione e da 6,4% a 20,5% per l’ansia. Non c'è dubbio che gli effetti delle politiche di lockdown possano peggiorare un tale contesto di fragilità.

Il Rapporto descrive un programma di intervento per intercettare il disagio psicologico delle donne in gravidanza e nel periodo post parto, già attivo prima dell’emergenza Covid19 in diversi Servizi e Reparti ospedalieri di alcune regioni italiane. Il programma si basa sul coinvolgimento di tutti gli operatori sanitari del settore materno-infantile (l'ostetrica, l’infermiere, lo psicologo, lo psichiatra, il ginecologo, il pediatra, il medico di base) e prevede uno screening iniziale con la raccolta dei dati socio anagrafici e la somministrazione di agili questionari, sia prima che dopo il parto. Alle donne che risultino a maggior rischio di ansia e depressione viene proposto un percorso di sostegno psicologico e un follow up presso i consultori famigliari, i Reparti ospedalieri o i servizi territoriali dei Dipartimenti di salute mentale. Il Rapporto illustra quindi le modifiche apportate al programma di screening e intervento in alcuni Servizi durante il lockdown e le misure di distanziamento sociale; l’adattamento da remoto del programma consente di continuare a fornire alle donne un sostegno psicologico appropriato, tempestivo e efficace anche in situazioni emergenziali.

 

Bambini e adolescenti, salute mentale a rischio

Infine, un altro Rapporto “Indicazioni ad interim per un appropriato sostegno della salute mentale nei minori di età durante la pandemia COVID-19”, a cura dello stesso Gruppo di lavoro ISS su Salute mentale ed emergenza COVID-19”, ha focalizzato l'attenzione sulle possibili conseguenze sui minori della pandemia. In Italia, infatti, circa 9 milioni di bambini e adolescenti si sono trovati esposti allo scenario emergenziale SARS-CoV-2 e alle misure che sono state messe in atto per contenerlo; circa 7,6 milioni di alunni italiani hanno sospeso la frequenza delle lezioni in presenza e le attività educative, sportive, culturali e aggregative, con il sovvertimento delle loro routine e l'interruzione delle normali relazioni sociali. Alcuni bambini hanno visto scomparire da un giorno all’altro un nonno o un genitore, senza possibilità di commiato. Altri hanno avuto uno o entrambi i genitori in prima linea in ambienti COVID-19, trovandosi da un giorno all’altro totalmente assorbiti dalle necessità lavorative e senza supporti per la gestione dei propri figli o per la cura delle loro emozioni. Altri ancora hanno visto i genitori fisicamente presenti ma completamente assorbiti dallo smartworking. Circa la metà delle famiglie ha visto una riduzione delle risorse economiche e il 7,4% dei genitori ha perso il lavoro, entrando in uno scenario di povertà (o peggiorandolo). Si capisce come tutto questo, in assenza di interventi appropriati e tempestivi, possa essere foriero di rischi per la salute mentale.

Allo stato attuale, è importante quindi individuare e attuare le strategie utili a garantire contemporaneamente la massima continuità e supporto allo sviluppo neuropsichico e il minimo rischio di diffusione del virus in bambini, adolescenti e familiari. Questo impegno richiede un confronto e una collaborazione costante tra tutte le istituzioni e i professionisti coinvolti, e una modulazione differenziata delle attività nei diversi contesti locali e in relazione all’evoluzione della pandemia. In linea con il Comitato sui diritti dell'infanzia e dell’adolescenza delle Nazioni Unite, l’ISS e le società scientifiche autrici del Rapporto, elaborato con il supporto dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, invitano ad intervenire affinché la salute mentale di minori di età venga considerata una componente essenziale dei piani di risposta nazionale alla pandemia da COVID, in tutti i settori pertinenti, ad esempio sostenendo ambienti di apprendimento ed educazione per bambini e adolescenti costretti a un lungo periodo di lockdown e implementando le risposte dai servizi per le famiglie vulnerabili e per i minorenni con disturbi neuropsichici.

 

 

 


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