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Nota per la stampa - Sigaretta elettronica, nota del professor Walter Ricciardi su critiche di Veronesi all'OMS
ISS, 31 agosto 2014
- Il professor Umberto Veronesi, nel criticare la posizione dell’OMS, fa riferimento alla lettera di 50 scienziati europei e americani (di cui era anch’egli firmatario) già contro l’attività dell’OMS sulla e-cig; a questa lettera avevano prontamente replicato 129 scienziati (tra cui io) da 31 paesi in 5 continenti per, viceversa, supportare l’attività dell’OMS che era ed è improntata alla migliore evidenza scientifica;
- la nota dei 50 era caratterizzata da una serie di affermazioni su marketing, emissioni, danni ed utilizzazione prive di ogni evidenza scientifica o contraddette dalle evidenze scientifiche disponibili (infatti nella nota dei 50 non vi era neanche una citazione ad alcuno studio scientifico);
- è necessario, invece, che l’OMS e tutte la autorità sanitarie mondiali basino le proprie decisioni sulla migliore evidenza scientifica e non diano per scontate le strategie promozionali sia dei produttori di e-cig che di sigarette tradizionali;
- non è affatto vero che l’e-cig, come è affermato nella nota di Veronesi, sia invisa alle multinazionali del tabacco, emerge invece con sempre maggiore evidenza che queste stiano aggiungendo le e-cig ai prodotti da esse commercializzati o, addirittura, che stiano cercando di acquisire imprese produttrici di e-cig. Anche i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha monitorato il fenomeno, vanno in questa direzione e mostrano come tra gli utilizzatori di e-cig il 25% non ha modificato le sue abitudini (quindi ha incrementato il consumo di nicotina) e il 12% ha iniziato a fumare (prima non era fumatore);
- le strategie di marketing e di promozione delle e-cig nei confronti dei giovani sono ben documentate da diversi studi scientifici ed evidenze dagli USA e dalla Corea hanno mostrato una rapida crescita delle e-cig proprio tra i giovani, inclusi coloro che non avevano mai fumato prima;
- molti produttori di e-cig fanno una serie di affermazioni non provate o francamente false inducendo il pubblico a credere che questi prodotti siano innocui (mentre come sottolineato dall’OMS e cominciato a dimostrare anche dal nostro Istituto Superiore di Sanità non lo sono);
- le evidenze scientifiche che le e-cig facciano smettere di fumare sono ancora limitatissime. Vi è invece evidenza che la maggior parte degli utilizzatori di e-cig continuino a fumare anche sigarette tradizionali e che essi abbiano scarsi o nulli benefici in termini di riduzione delle malattie cardio-vascolari, mentre tutti gli studi di popolazione fino ad oggi pubblicati mostrano in modo univoco che i fumatori che usano e-cig abbiano addirittura una minore probabilità di smettere di fumare.
-vi è già una buona evidenza scientifica (proveniente anche dagli studi del nostro Istituto Superiore di Sanità) che le e-cig rilascino nell’ambiente emissioni di diverse sostanze tossiche per la salute umana, tra cui: particelle ultrasottili, glicol propilene, nitrosamine tabacco-specifiche, nicotina, composti organici volatili (VOC), carcinogeni e tossine, incluso benzene, piombo, nickel ed altri. L’indicazione dell’OMS ad evitare l’uso delle e-cig negli spazi chiusi e nei luoghi pubblici è finalizzata proprio a prevenire un’esposizione significativa a queste sostanze.
Per questi, ma anche per altri motivi ben descritti sia nella lettera dei 129 scienziati, sia nello stesso documento dell’OMS, l’Istituto Superiore di Sanità italiano supporta l’approccio rigoroso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in materia di sigarette elettroniche, auspicando che solo l’evidenza scientifica guidi ad un approccio di sanità pubblica finalizzato alla prevenzione dell’iniziazione al fumo, soprattutto tra i giovani, alla protezione dei non fumatori nei luoghi pubblici, alla regolazione del marketing e alla proibizione di dichiarazioni su pretesi vantaggi non documentati scientificamente.
Va sottolineato che è questo l’approccio che ha consentito al nostro Ministero della Salute di giocare in questo contesto un ruolo guida in Europa, anche anticipando di diversi mesi, le conclusioni e le raccomandazioni poi opportunamente diffuse dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.