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Iodoprofilassi: soltanto la metà del sale venduto è iodato
ISS 15 maggio 2014
Di Antonella Olivieri, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia – OSNAMI Istituto Superiore di Sanità
Le conseguenze della carenza nutrizionale di iodio costituiscono ancora oggi un grave problema sanitario e sociale che interessa un numero elevato di persone nel nostro Paese e nel resto del mondo. Si stima infatti, che circa il 29% della popolazione mondiale sia ancora esposta alla carenza di iodio, mentre in Italia circa il 12% della popolazione è affetta da gozzo.
Le dimensioni epidemiologiche delle conseguenze della iodocarenza sono giustificate dal fatto che gli effetti negativi di questa carenza nutrizionale si possono verificare in tutte le fasi della vita. Lo iodio infatti, è il costituente fondamentale degli ormoni tiroidei, i quali svolgono un ruolo determinante nelle fasi dello sviluppo e dell’accrescimento, come pure nel mantenimento dell’equilibrio metabolico dell’organismo adulto.
L’emanazione nel marzo del 2005 della legge n. 55 Disposizioni finalizzate alla prevenzione del gozzo endemico e di altre patologie da carenza iodica mette a disposizione a livello nazionale un importante strumento legislativo volto a ridurre la frequenza dei disordini derivanti della carenza di iodio, prevedendo una serie di misure finalizzate a promuovere il consumo di sale arricchito di iodio su tutto il territorio nazionale. A supporto dello strumento legislativo l’intesa Stato Regioni del 26 febbraio 2009 ha istituito l’Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia (OSNAMI), il cui coordinamento è stato affidato all’Istituto Superiore di Sanità. L’OSNAMI rappresenta la struttura epidemiologica mediante la quale viene effettuata la sorveglianza su scala nazionale del programma di iodoprofilassi.
I dati aggiornati elaborati dall’OSNAMI sono indicati qui di seguito. Questi, pur evidenziando un miglioramento dell’assunzione di iodio a livello di popolazione rispetto al passato, confermano il persistere nel nostro Paese di una carenza nutrizionale di iodio che, seppure non severa, determina ancora un’alta frequenza di gozzo e di altri disordini correlati:
Sale iodato
I dati di vendita fino ad oggi raccolti, grazie alla collaborazione dei principali produttori e/o distributori di sale sul territorio nazionale, indicano chiaramente che poco più del 50% di tutto il sale venduto presso la grande distribuzione è sale iodato. Inferiore è la percentuale di vendita di sale iodato (23%) nella ristorazione collettiva. Ancor più critica è la situazione nell’industria alimentare presso la quale la percentuale di vendita del sale iodato non supera il 7% di tutto il sale venduto.
Bambini in età scolare
In collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo è stata analizzata la ioduria, ovvero la concentrazione di iodio in campioni di urine di bambini in età. I dati raccolti negli ultimi tre anni hanno mostrato che in 6 delle 9 regioni che hanno partecipato allo studio i valori mediani di ioduria rilevati sono ancora al di sotto di 100 microg/L, valore indicato dal World Health Organization (WHO) quale soglia al di sotto della quale la popolazione esaminata viene identificata come iodocarente. Anche per ciò che riguarda la frequenza di gozzo, i dati raccolti confermano il permanere di un insufficiente apporto nutrizionale di iodio nella popolazione scolare italiana (Regioni del Centro-Nord 4-10%, Regioni del Sud-Isole 10-15%).
Donne in gravidanza
Sempre in collaborazione con gli Osservatori Regionali per la Prevenzione del Gozzo, è stato possibile effettuare la misura della ioduria in un elevato numero di donne in gravidanza che non assumevano integratori contenenti iodio. I risultati ottenuti hanno dimostrato una condizione di insufficiente apporto iodico nelle donne esaminate, confermando l’importanza dell’integrazione iodica in gravidanza e durante l’allattamento, al fine di garantire il raggiungimento dell’aumentato fabbisogno iodico in queste fasi della vita.
Popolazione neonatale Anche la popolazione neonatale del nostro Paese risulta ancora esposta agli effetti della carenza nutrizionale di iodio, come confermato dall’elevata frequenza di valori elevati di un indicatore biologico specifico, il TSH neonatale. La determinazione di questo ormone viene utilizzato per lo screening neonatale dell’ipotiroidismo congenito che è obbligatorio per legge e che prevede l’esecuzione del test in tutti i neonati.