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CS n. 4/2012 - Cuore sempre a rischio, ma lo protegge l'istruzione

Pubblicato 29/05/2012 - Modificato 10/02/2020

ISS 29 Maggio 2012

In dieci anni la salute del cuore degli italiani non è migliorata, anzi: siamo molto più grassi e abbiamo colesterolo e glicemia molto alte, ma fumiamo meno, abbiamo imparato a essere meno sedentari e a tenere sotto controllo la pressione. Nel complesso il rischio cardiovascolare globale è rimasto invariato e si concentra ancora nei ceti sociali svantaggiati e meno istruiti, risultando fino al 25 per cento più alto in chi ha la licenza elementare o media.

Nonostante le campagne informative e la maggiore consapevolezza dei rischi, la salute del cuore degli italiani resta precaria e a stare peggio sono le categorie sociali meno istruite. È quanto emerge dal confronto fra i dati raccolti dieci anni fa e un'analoga indagine dell'Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare ISS-ANMCO Health Examination Survey appena conclusa, presentata oggi a Roma a poche ore dall'inizio del Congresso Nazionale ANMCO che si terrà a Firenze dal 30 maggio al 2 giugno. Potenziare le strategie di prevenzione dovrà essere uno dei focus intorno ai quali far ruotare gli obiettivi delle future programmazioni sanitarie – afferma Enrico Garaci, Presidente dell’ISS – Molto è stato fatto, ma molto resta da fare se sette italiani su dieci sono ancora in sovrappeso. Se l’aumento del livello d’istruzione, come dicono questi dati, coincide con l’aumento della protezione dai fattori di rischio, ciò significa che l’educazione ai corretti stili di vita deve essere parte integrante delle politiche sanitarie. Si tratta di una “prestazione sanitaria” che ha effetti più lenti ma sicuramente più efficaci anche per l’economia dell’intero sistema.

I risultati: Lo studio è il primo aggiornamento di un'analoga indagine condotta fra il 1998 e il 2002 su persone fra i 35 e i 79 anni. Sono stati coinvolti 23 centri che hanno esaminato circa 8.500 persone, rappresentative della popolazione generale. Quasi tutti gli indicatori di rischio sono rimasti su valori preoccupanti, a cominciare dal peso corporeo, in eccesso per il 66 % degli italiani.

OBESITA’ E SOVRAPPESO
Considerando gli italiani dai 35 ai 79 anni (35 milioni) le persone in sovrappeso sono il 40 % (14 milioni), in lieve calo rispetto al 42 % del 1998-2002. Purtroppo l'andamento non è positivo perché non aumentano i soggetti normopeso ma gli obesi, oggi al 26% (9 milioni, con prevalenza analoga fra uomini e donne) rispetto al 21 % di dieci anni fa – commenta Simona Giampaoli Co-direttore per l’ISS dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare Health Examination Survey - Il livello di istruzione protegge dai chili di troppo: l'obesità è meno frequente fra i diplomati e i laureati (13 % contro il 20% circa di chi ha licenza elementare o media inferiore), con un effetto protettivo che è più evidente nelle donne, dove una cultura più elevata dimezza l’obesità dal 31% al 18%.

COLESTEROLO Il colesterolo alto oltre 240 mg/dl è ormai diffusissimo e molto aumentato in entrambi i sessi, visto che riguarda il 38 per cento degli italiani contro il 24% del 1998-2002.

IPERTENSIONE L’ipertensione arteriosa è uno dei pochi parametri che rimane stabile, pur riguardando ancora oggi il 54 per cento degli uomini e il 40 per cento delle donne (contro rispettivamente il 56 e il 48 di dieci anni fa): la prevalenza quindi è in leggero calo con una diminuzione più evidente nelle donne.

DIABETE Aumenta significativamente anche il diabete: ben il 14 per cento degli uomini e il 9 per cento delle donne ha la glicemia alta, un valore molto più elevato rispetto al 12 e 7% trovato in precedenza, e di questi uno su quattro non sa di averlo.

INATTIVITA’ FISICA Resta alta la sedentarietà, anche se la popolazione adulta inizia a muoversi un po' di più: il 31 per cento degli uomini e il 42 per cento delle donne non pratica alcuna attività fisica nel tempo libero, valori in discesa rispetto al 34 e 48% del 2002 – interviene Marino Scherillo presidente ANMCO - Anche in questo caso il livello di istruzione risulta protettivo e soprattutto per le donne, seppure in modo meno incisivo rispetto all'obesità.

CONSUMO DI SALE In aumento la diffusione di stili di vita non salutari: ad esempio il consumo di sale ha dimostrato che gli italiani in tutte le regioni ne introducono molto di più dei 5 grammi al giorno consigliati dall’OMS, in media 11 grammi gli uomini e 8 grammi le donne.

FUMO: In calo la prevalenza dei fumatori fra gli uomini (23 contro il 31 % del 1998-2002), sostanzialmente stabili invece le donne fumatrici (20 % contro il 21% di dieci anni fa); in entrambi i sessi i fumatori calano all'aumentare del grado di istruzione (fuma il 30% degli uomini meno istruiti contro il 21% dei diplomati e laureati).

RISCHIO CARDIOVASCOLARE GLOBALE Negli ultimi dieci anni per effetto del minor tasso di fumatori e del miglior controllo dell’ipertensione il rischio globale cardiovascolare è leggermente diminuito dal 7 al 5 per cento. Se si scompone il dato per livello socio.economico, l’azione più importante per proteggere il cuore sembra essere l’istruzione – dice Diego Vanuzzo, Co-direttore per ANMCO Fondazione per il Tuo Cuore dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare Health Examination Survey - Tutti gli indicatori di rischio risultano infatti più bassi in chi ha un titolo di studio superiore o universitario, al punto che il rischio cardiovascolare globale, calcolato cioè tenendo conto di tutti i singoli elementi, risulta tra gli uomini pari a 7,9 in chi ha la licenza elementare o media (era ugualmente 7,9 dieci anni fa), mentre nei più istruiti scende a 6,8 (era 6,1 nella prima edizione). Per le donne poco istruite il rischio globale risulta invece 2,7 e scende a 2,2 per le altre, valori sostanzialmente uguali a quelli del 2002.

Il confronto tra aree geografiche Le differenze regionali e delle macro-aree italiane non sono irrisorie: se ad esempio si guarda alla mappa sulla prevalenza dell’obesità, uno fra i principali fattori di rischio cardiovascolare, si vede come il Sud risulti, sia per gli uomini che per le donne, l’area con più problemi: in tutte le regioni meridionali si supera il 31% di donne obese, mentre tra gli uomini un valore leggermente inferiore si ha solo per la Calabria. Il Nord sta solo un po’ meglio, con valori compresi quasi ovunque tra il 23 e il 30%. Eccezioni ‘virtuose’ si hanno per i piemontesi (21%) e le lombarde (16%) al nord, mentre il Centro mostra prevalenze più basse ma valori di inattività fisica preoccupanti. La mappa della sedentarietà, quasi sovrapponibile a quella di obesità e sovrappeso, racconta di un’Italia sempre 'ferma': al Sud e nelle Isole le donne che non praticano alcuna attività fisica arrivano addirittura al 57 %, gli uomini al 37%. Esplode in queste regioni anche il diabete: la prevalenza fra gli uomini arriva al 17%, fra le donne al 13%, mentre al Nord si ferma rispettivamente al 12 e al 7 per cento. È al Centro invece che si concentrano i fumatori più accaniti, con il 24 % delle fumatrici (e un picco che arriva al 27% fra le laziali) e il 21% dei fumatori (che arrivano al 28% in Molise). In tutta Italia si sfora purtroppo il consumo di sale raccomandato, pari a 5 grammi al giorno, con Calabria, Sicilia e Basilicata che si dimostrano essere le Regioni 'maglia nera' per uomini e donne: i calabresi superano addirittura i 12 grammi al giorno, le donne della Basilicata arrivano quasi a 10 grammi.

La ricerca e il metodo
L'indagine aggiorna i dati raccolti con un'analoga ricerca fra il 1998 e il 2002 su persone fra i 35 e i 79 anni. Sono stati coinvolti 23 centri che hanno esaminato circa 8.500 persone, tra cui il 5% di migranti, estratte in modo casuale tra i residenti, eseguendo tutte le misure, comprese quelle di laboratorio, secondo procedure standardizzate e sotto il controllo di qualità dell’Unione Europea.
Per garantire questa comparabilità delle rilevazioni, un’equipe dell’ISS ha addestrato gli operatori locali andando in tutti i centri. Tutto questo contribuisce a ridurre la variabilità dei dati, rendendoli confrontabili da una realtà all'altra e pertanto più affidabili. Non si tratta di dati di autovalutazione ma rilevati. - spiega Giampaoli - A tutti i partecipanti sono stati misurati peso, altezza, circonferenza della vita e dei fianchi, pressione arteriosa e frequenza cardiaca; è stato quindi eseguito un prelievo di sangue per la determinazione di colesterolemia totale, HDL e LDL, glicemia, trigliceridemia, emocromo; per valutare il consumo di sale nell’alimentazione è stata fatta la raccolta delle urine nelle 24 ore e sullo stesso campione di urine sono state anche dosate microalbuminuria e creatininuria. A tutti è stato eseguito elettrocardiogramma, spirometria per la funzione polmonare, valutazione del monossido di carbonio per la stima dei danni da fumo, densitometria ossea per la prevenzione dell’osteoporosi e un questionario su abitudini di vita (alimentazione, fumo e attività fisica), auto percezione dello stato di salute, utilizzo di farmaci e storia clinica e familiare di malattie cardiovascolari; nelle persone di oltre 65 anni è stato somministrato il Mini-mental State examination per valutare il livello di attenzione e i disturbi cognitivi. Fondamentali sono state le collaborazioni con il laboratorio centralizzato della Fondazione di Ricerca e Cura Giovanni Paolo II dell’Università Cattolica di Campobasso, con la Società Italiana di Nefrologia nell’ambito del progetto CARHES, che presenterà i dati sull’insufficienza renale cronica negli italiani e con il Progetto MINISAL-GIRCSI sul consumo di sale nell’alimentazione, finanziato in parte dal Ministero della Salute.
L’enorme mole di dati raccolti ha permesso anche la costituzione di una banca di campioni biologici presso l’Istituto Superiore di Sanità. Attraverso questa indagine, contribuiamo, come Istituto Superiore di Sanità, allo studio europeo EHES- European Health Examination Survey per realizzare un sistema di sorveglianza europeo sullo stato di salute. Questo progetto a cui partecipano 14 Paesi dell’Unione Europea, molto importante perché permette di valutare e confrontare l’effettivo stato di salute nelle popolazioni indagate – spiega ancora Giampaoli - Ripetendo l'indagine a distanza di dieci anni è possibile monitorare e definire l’andamento di alcuni indicatori di salute nel tempo, valutando le variazioni nella popolazione e nei diversi livelli socioeconomici, individuati prevalentemente con il grado di istruzione. I dati sono pubblicati e disponibili nel sito web del progetto CUORE per le singole regioni, per macroaree e per l’Italia nel suo complesso (www.cuore.iss.it).

L’importanza della prevenzione Uno dei pochi parametri che non si sono modificati in negativo nell'arco di questi dieci anni è la prevalenza di ipertensione, sostanzialmente invariata; aumenta anche la proporzione di ipertesi in trattamento – interviene Diego Vanuzzo dell’ANMCO Fondazione per il Tuo Cuore –. Il 12 per cento degli uomini e il 10 per cento delle donne hanno o hanno avuto una malattia cardiovascolare (infarto miocardico, angina pectoris, ictus, attacco ischemica cerebrale transitorio, interventi di rivascolarizzazione coronarica, claudicatio intermittens, fibrillazione atriale e ipertrofia ventricolare sinistra all’ECG). Si comprende il carico di sofferenza umana ed i costi economici di queste condizioni di malattia prevenibili. Commenta Francesco Bovenzi, presidente eletto dell’ANMCO: I dati dell’Osservatorio Epidemiologico indicano che è necessaria una sempre più stretta collaborazione tra ANMCO, una società scientifica cardoologica attenta ai bisogni dei cittadini e le Istituzioni per promuovere insieme la cultura dello stile salva-cuore tra gli italiani. Ringrazio - conclude Bovenzi - tutti coloro che hanno reso possibile il successo di questa grande impresa, l’equipe dell’ISS, i cardiologi e i medici capofila locali, i tanti collaboratori, il personale del laboratorio centralizzato, lo staff di ANMCO-Fondazione per il Tuo Cuore, ma soprattutto gli italiani che hanno partecipato, concedendo i loro dati personali per il bene di tutti”. Ho seguito con vivo interesse questo enorme lavoro. La Fondazione, con l’ANMCO, è stata partner attiva dell’Istituto Superiore di Sanità in questa impresa - afferma Attilio Maseri, Presidente della Fondazione per il Tuo Cuore - ho subito intravisto le potenzialità di questa grande messe di osservazioni per la ricerca innovativa e pertanto assicuro, oltre al plauso mio e del Consiglio di Amministrazione, un impegno sin da ora ad operare per seguire esaustivamente nel tempo le coorti dell’Osservatorio Epidemiologico Cardiovascolare/Health Examination Survey.
Per guadagnare salute, rendendo facili le scelte salutari, è necessario oggi che siano economicamente accessibili ai livelli più svantaggiati della popolazione, conclude Giampaoli.


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