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CS N°9/2010 - Fumo: le donne non resistono alle “bionde” e si ammalano di più
ISS 31 maggio 2010
L’abitudine al fumo non ha sesso. E’ sempre più ridotto il divario tra uomini e donne. Lo rivela il Rapporto sul fumo in Italia 2010 realizzato dall’Osservatorio Fumo Alcol e Droghe dell’Istituto Superiore di Sanità, presentato oggi in occasione del XII Convegno Nazionale Tabagismo e Servizio Sanitario Nazionale – Giornata Mondiale Senza Tabacco. La percentuale dei fumatori, infatti, è in calo, mentre le donne sono più restie ad abbandonare le sigarette. Per questo motivo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha puntato l’obiettivo sulle fumatrici per celebrare oggi la World No-Tobacco Day dal titolo Gender and tobacco with an emphasis on marketing to women - Le strategie di marketing del tabacco rivolte alle donne.
Le donne costituiscono circa il 20% di oltre un miliardo di fumatori nel mondo. Tuttavia questa cifra è destinata ad aumentare. In Italia le fumatrici sono 5,2 milioni (19,7%), gli uomini 5,9 milioni, (23,9%). Le donne che hanno detto addio alle bionde
sono 2,6 milioni (il 9,8% di ex fumatrici), gli uomini sono 3,9 milioni (il 15,7). In totale si fuma di più nella fascia d’età tra i 45 e i 64 anni, l’età media della prima sigaretta è 17 anni. Secondo l’indagine Passi
, realizzata con un pool di ASL rappresentative delle Regioni, la percentuale media dei fumatori è del 28,74% nel 2009. Ci sono però ampie differenze regionali con una diminuzione dei fumatori in alcune regioni del Nord e un aumento in quelle del Sud. Il Veneto è la regione più virtuosa con il 24,88% di fumatori. La percentuale più alta spetta all’Abruzzo con il 31,56%.
E’ la prima volta che le donne e gli uomini fumano quasi allo stesso modo. Purtroppo non è un bel risultato, ma ci indica la direzione da seguire nell’insistere a promuovere gli stili di vita sani e mettere a punto sempre più efficaci modelli di prevenzione – dichiara il Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità Enrico Garaci - Particolarmente preoccupante è la crescente incidenza del consumo di tabacco fra le ragazze. Il nuovo rapporto dell’OMS “Donne e Salute” prova che la pubblicità del tabacco è sempre più indirizzata alle giovani donne. I dati provenienti da 151 paesi mostrano che circa il 7% delle ragazze adolescenti fuma sigarette rispetto al 12% dei ragazzi adolescenti. In alcuni paesi il numero di ragazze fumatrici è quasi pari a quello dei ragazzi
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I nuovi dati mostrano, inoltre, che bisogna agire su diversi fattori. Ogni anno il Governo stabilisce quale deve essere l’introito fiscale derivante dalle vendite di sigarette e quest’anno è stato di 10,5 miliardi di euro – afferma Piergiorgio Zuccaro, Presidente dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droga dell’ISS -. Può sembrare una buona entrata per le casse dello Stato, peccato che per ogni euro incassato se ne spendano 2-3 per curare le malattie legate al fumo. Quindi il fumo non è un investimento per lo Stato ma sempre una perdita
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Uno degli strumenti per ridurre l’abitudine al fumo è rappresentato dai divieti. Bisogna rafforzare i divieti nei luoghi della salute e della cultura – continua Zuccaro -. Dai dati DOXA elaborati dall’ISS emerge che l’84,9% degli intervistati è favorevole all’estensione del divieto di fumo nei cortili e negli spazi all’aperto di proprietà delle scuole. Con percentuali minori sono favorevoli all’estensione del divieto nelle aree aperte degli ospedali , il 78,6% degli intervistati; negli stadi il 70,7; nei giardini pubblici il 67,8%; alla guida l’83,4%
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Un altro strumento è agire sul comportamento, usufruendo dei mezzi a disposizione. I fumatori sono convinti che possono smettere di fumare quando vogliono – dice Roberta Pacifici dell’Osservatorio Fumo Alcol e Droghe dell’ISS - ma si tratta di un’illusione. I dati della nostra indagine, infatti, rilevano che tra coloro che hanno tentato di smettere, ha ripreso a fumare il 70% dopo pochi mesi. Gli studi scientifici hanno mostrato che la probabilità di successo è 5 volte maggiore se ricorriamo all’aiuto del medico o se ci rivolgiamo ai Centri antifumo che propongono terapie comportamentali e farmacologiche
. E’ importante intervenire anche sulla prevenzione, visto che l’indagine ha rilevato che l’età in cui si accende la prima sigaretta è tra i 15-17 anni. Iniziano a questa età il 34,2% delle donne e il 40,5% degli uomini.
Le donne che fumano si ammalano e muoiono di tumore del polmone e altre malattie legate al fumo come gli uomini – dice Carlo La Vecchia, Istituto di Ricerche Farmacologiche
. Mario Negri
di Milano -. In termini di rischio assoluto vi è un’identità tra i due sessi. Per evitare in Italia un’epidemia di malattie legate al fumo analoga a quella osservata negli Stati Uniti e in molti Paesi del Nord Europa, è prioritario che le generazioni di italiane che hanno oggi tra i 40 e i 60 anni smettano di fumare. E’ infatti tra queste generazioni di donne, nate tra il 1950 e il 1970, che il fumo si è diffuso, e nelle stesse generazioni cominciano ora a diffondersi le malattie e le morti associate al fumo. E’ essenziale quindi non solo che le donna non inizino a fumare, ma soprattutto che non rinuncino a smettere, spesso per il solo timore di aumentare di peso. Nulla è peggio del fumo per la loro salute
Proprio alle donne, inoltre, è dedicata l’iniziativa della Fondazione Umberto Veronesi No Smoking Be Happy, un programma educativo centrato sui benefici del non fumare. La campagna prevede anche una Mostra Multisensoriale. Si tratta di una grande installazione a forma di sigaretta attraverso la quale è possibile effettuare un percorso virtuale dentro il corpo umano per osservare, sentire, annusare e toccare quello che il fumo provoca all’interno del corpo. La Mostra itinerante è partita da Milano toccando varie città, nei prossimi mesi sarà inaugurata a Firenze e Torino.
Molti altri però sono i mezzi a disposizione per i fumatori che intendono smettere. L’OSSFAD ha realizzato un elenco online dei centri antifumo attivi in Italia con tutti i servizi disponibili e gli indirizzi per i cittadini. E’ attivo inoltre il Telefono Verde 800 5540 88 contro il Fumo, un servizio nazionale anonimo e gratuito che svolge attività di consulenza.
Dall’indagine dell’ISS risulta che quasi la metà degli intervistati (il 55,6%) non conosce i centri antifumo. Tuttavia il 78,7% è convinto che tra le misure preventive che lo Stato potrebbe attuare per ridurre il tabagismo e aiutare i fumatori a smettere si potrebbe prevedere l’accesso gratuito ai centri di disassuefazione, mentre l’81,2% (percentuale più alta del campione) crede che una soluzione potrebbe essere il divieto di vendita ai minori di 18 anni, anziché di 16.