Eventi
Cs n°6/2010 - La fotografia del percorso nascita nei dati di 25 ASL italiane elaborati dall’Istituto Superiore di Sanità
ISS 28 aprile 2010
L’Istituto Superiore di Sanità presenta oggi l’indagine che fotografa il percorso nascita in Italia. Per prima volta fermato l’obiettivo sulle donne immigrate che partoriscono nel nostro Paese.
L’indagine raccoglie i dati di 25 ASL di undici regioni dislocate in tutta la Penisola. Il progetto percorso nascita
avviato circa dieci anni fa in Istituto e che oggi aggiorna i suoi dati si è articolato inoltre in un’indagine supplementare dal titolo Sperimentazione di un modello di assistenza post-partum alle donne straniere
che fornisce un quadro dello stato di assistenza alle donne straniere e su come vivono gravidanza e puerperio fino a 40 giorni dopo il parto. Tra gli obiettivi del rapporto, la valutazione dei modelli assistenziali, dei fattori associati alle pratiche raccomandate in modo da fornire elementi per il miglioramento delle procedure dei servizi.
Dall’indagine risulta che il parto con taglio cesareo è aumentato lievemente, passando dal 32% del 2002 al 33,8 del 2008. Diminuisce, invece l’abitudine al fumo: il 68,1% delle donne in gravidanza smette di fumare e non riprende più se allatta al seno.
. Rispetto alla precedente indagine i dati sono sicuramente migliorati. Le mamme sono più attente e più informate ma resta ancora alta la medicalizzazione e l’allattamento al seno non è, evidentemente ancora adeguatamente promosso – spiega Michele Grandolfo, del Reparto Salute della Donna e del bambino in età evolutiva dell’ISS –. Ma oggi sappiamo che la presa in carico della donna e la promozione delle scelte consapevoli favorisce una minore medicalizzazione della gravidanza e un più appropriato percorso rispetto alle prestazioni richieste in questo delicato periodo. Si pensi solo alle ecografie che dovrebbero essere tre in tutta la gravidanza e invece sono in aumento e il più delle volte hanno una funzione solo psicologica. In questo contesto appare chiaro l’obiettivo del Progetto Obiettivo Materno Infantile – POMI in cui è stato inserito il Percorso Nascita
.
I dati rilevano che l’82% delle donne viene assistita da un ginecologo, il 3% da un’ostetrica e il 15,2% da un consultorio familiare (rispetto al 10% del 2002). Nel 72% dei casi si tratta di un ginecologo privato (rispetto al 75% del 2002). Rispetto all’ultima indagine del 2002 aumenta anche la partecipazione ai Corsi di Accompagnamento Nascita (CAN) che passa al 35,5% rispetto al 30% di 8 anni fa. Le donne in gravidanza smettono di fumare e non riprendono più se allattano. Se si promuove l’allattamento al seno si ottiene un doppio risultato.
Aumentano le donne che assumono acido folico, nel 2004-05 rappresentavano solo il 4%, nel 2008 sono passate al 20,8%. Questo risultato è stato reso possibile anche grazie all’informazione del Centro Nazionale Malattie Rare dell’ISS che ha distribuito materiale nelle ASL italiane e realizzato un sito web sull’acido folico.
Questi dati ci parlano soprattutto della necessità di sostenere le persone che sono in maggiore difficoltà in tutto il percorso. Si pensi all’importanza dell’assistenza post-partum, uno strumento particolarmente importante da implementare soprattutto nella popolazione più a rischio – afferma Angela Spinelli, responsabile del Reparto Salute della Donna e del bambino in età evolutiva - Lo dimostrano i dati sulle donne straniere in gravidanza nelle quali il disagio psicologico tocca punte del trenta per cento. Le stesse che, prima della nascita, sono più difficoltose da inserire in circuito di monitoraggio della gravidanza come mostra il fatto che il 13% di loro arriva alla prima visita solo dopo il terzo mese di gravidanza contro il 5% delle italiane
.
L’indagine sulle donne immigrate si è basata su due gruppi: uno di intervento, che ha previsto assistenza domiciliare, e uno di controllo, senza assistenza. I dati hanno dimostrato che le donne assistite nei 40 giorni dopo il parto presentavano un minore disagio psicologico (21,6 contro il 32,6) e una maggiore consapevolezza nella scelta del pediatra (l’82,3% delle assistite contro il 73% di quelle non assistite). Il dato più preoccupante riguarda l’informazione sulle vaccinazioni: il 19,1% delle straniere non assistite non sa quando vaccinare i figli, contro il 13% delle assistite. Ampio divario anche sulla conoscenza della salute riproduttiva e sui metodi contraccettivi: il 30% del gruppo di controllo non sa di poter restare incinta nel periodo di allattamento, contro il 7,1 del gruppo di intervento. Dati significativi nell’ottica di una maggiore pianificazione di piani di assistenza del percorso nascita per le donne straniere.
Il profilo delle mamme immigrate
Il 30,4% viene soprattutto dall’Est-Europa (dalla Romania nel 18,4% dei casi), 33,1% dall’Africa (il 12,9% dall’Egitto e il 12,2% dal Marocco), il 20% dall’Asia (il 7,3 dalle Filippine) e il 16,5 dall’America Latina (il 6,2% dal Perù e il 5,1% dall’Ecuador).
Nell’86,8% dei casi hanno il coniuge/partner in Italia e la metà (il 50,2%) sono casalinghe. Hanno 9-13 di scolarizzazione nel 50,7% dei casi. Il 77,2% conosce la lingua italiana, hanno un regolare permesso di soggiorno (96,8%) e vivono in Italia da un periodo che va dai 2 a ai 5 anni (46,3%).