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Cs n°4/2010 - Ricercatore dell’Istituto Superiore di Sanità su Science svela come la corretta alimentazione e i geni rallentano l’invecchiamento
ISS 15 aprile 2010
Dagli organismi unicellulari all’uomo, tutti gli esseri viventi vivono più a lungo grazie alla riduzione dell’apporto calorico. Lo spiega l’ultimo numero di Science in uscita domani con un lungo articolo che passa in rassegna i meccanismi metabolici e molecolari che rallentano l’invecchiamento e promuovono salute negli animali da esperimento e nell’uomo sottoposti ad un regime di restrizione calorica o ad altri interventi genetici e farmacologici che simulano la restrizione calorica. Il primo autore dello studio è Luigi Fontana, direttore del Reparto di Nutrizione ed Invecchiamento dell’Istituto Superiore di Sanità, e responsabile di un progetto di collaborazione internazionale tra l’ISS e la Washington University School of Medicine di St Louis negli Stati Uniti, che ha studiato per primo gli effetti di questo regime dietetico sull’uomo.
L’obiettivo di questi studi – dice Enrico Garaci, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità – è quello di comprendere i meccanismi metabolici e le basi molecolari che regolano l’invecchiamento e la loro correlazione con l’insorgenza delle malattie - in particolare quelle cardiovascolari, tumorali e neurodegenerative - per fare in modo che all’aumentare della vita media corrisponda un aumento anche della sua qualità. La popolazione – continua il presidente - continua a invecchiare ma non in salute. La speranza di vita alla nascita in Italia, oggi, è di circa 80 anni, 83 anni per le donne e 78 per gli uomini. La speranza di vita in salute, però, è solo di 50 anni: ciò significa che per almeno 30 anni i nostri cittadini sono soggetti a malattie di vario genere, e questo comporta anche un costo sanitario enorme. La sfida è quella di ridurre in pochi anni il gap tra speranza di vita e speranza di vita in salute
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In questo articolo viene spiegato che tagliare l’apporto calorico dal 10 al 50% diminuisce l’attività delle vie di segnale intracellulare di alcune importanti vie metaboliche, come per esempio la via del fattore di crescita insulino-simile (IGF-1), e la via che regola l’mTOR (bersaglio
della rapamicina), e aumenta considerevolmente la vita degli animali sottoposti a questi regimi dietetici riducendo l’insorgenza della maggior parte delle patologie associate all’invecchiamento. Simili effetti anti-invecchiamento e anti-malattie si ottengono in animali da esperimento in cui si modificano geneticamente o farmacologicamente queste stesse vie di segnale cellulare, simulando uno stato di restrizione calorica. Sono meccanismi ancestrali - spiega Fontana - che si sono conservati dal lievito all’uomo per proteggere i nostri geni durante periodi di carestia e permettere la trasmissione del migliore patrimonio genetico da una generazione all'altra quando ritorna l’abbondanza di cibo
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Sulla scia dei risultati ottenuti dalla restrizione calorica negli animali, un gruppo di 50 volontari per sette anni ha ridotto volontariamente l’apporto calorico del 25-30% nella speranza di allungare la durata della propria vita e di prevenire le comuni malattie che avevano colpito i loro parenti ed amici. I risultati ottenuti da questi pionieri sono spettacolari: tutti i fattori di rischio cardiovascolari sono migliorati drasticamente, le arterie carotidi sono pulite, ed il loro cuore è più giovane di circa 15 anni. Il rischio di sviluppare un infarto cardiaco, un ictus cerebrale o una scompenso cardiaco - dice Fontana - è bassissimo, praticamente nullo
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Anche i fattori metabolici associati ad un aumentato rischio di cancro sono diminuiti in questi volontari che hanno adottato una dieta povera di calorie ma ricca di vitamine, sali minerali e fitocomposti. Ma per Fontana questo risultato non è sufficiente. Penso che sia il sogno di ognuno di noi - afferma Fontana - poter arrivare a 90 o 100 anni fisicamente e mentalmente sani, e spegnersi dolcemente nel sonno. Il nostro obiettivo è far diventare presto il sogno realtà, visto che stiamo scoprendo i meccanismi molecolari che regolano l’invecchiamento e lo sviluppo delle malattie associate alla vecchiaia. Circa il 30% degli animali sottoposti a restrizione calorica muoiono in età avanzata senza le patologie normalmente associate all’invecchiamento – prosegue Fontana – di contro, la maggioranza (94%) degli animali che seguono una dieta standard sviluppano o muoiono di una o più malattie croniche come cancro o patologie cardiache. In sintesi, in circa il 30-50% degli animali sottoposti a restrizione calorica o che presentano mutazioni genetiche delle vie di segnale che regolano l’invecchiamento la durata della vita in salute coincide con la durata della vita. Muoiono senza aver sviluppato nessuna malattia e senza aver sofferto
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Tuttavia, ci sono anche degli effetti negativi. Tra le persone che praticano un regime di restrizione calorica severa nella speranza di prolungare al massimo la durata della loro vita i ricercatori hanno osservato che un effetto collaterale è il calo della libido, poiché la restrizione calorica riduce i livelli di testosterone, un fattore di rischio per il cancro della mammella e della prostata. Queste persone inoltre sono più sensibili al freddo – precisa Fontana - perché la restrizione calorica riduce il metabolismo basale e modifica il sistema di termoregolazione del corpo
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I risultati di questi studi serviranno a cambiare il modo di prescrivere le diete e considerare il ruolo dell’alimentazione. La biologia molecolare e la risposta modulativa delle vie di segnale che regolano la longevità e la predisposizione a sviluppare malattie croniche devono guidare le strategie terapeutiche dei futuri clinici - continua Fontana - stiamo studiando l’effetto biologico e molecolare di certi nutrienti e fitocompositi che possono influenzare il fattore IGF-1 e altre vie di segnale intracellulare che promuovono longevità similarmente alla restrizione calorica – conclude Fontana – speriamo di essere in grado di utilizzare presto questa conoscenza per aiutare le persone a vivere più a lungo e più in salute
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