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Ubriacarsi non è un caso: sempre più adolescenti alla ricerca dello sballo
ISS 23/04/09
Nove ragazzi su 10 bevono in discoteca o nei pub durante il week end e molti, troppi alla ricerca di uno sballo a basso costo. Un’esperienza che coinvolge il 64,8 % dei ragazzi e il 34% delle ragazze con un allarmante picco per i minorenni: il 42% dei ragazzi e il 21% delle ragazze che bevono sino ad ubriacarsi ha meno di 18 anni. Un numero superiore rispetto ai 19-24enni che si ubriacano (il 19 % dei maschi ed il 9 % delle femmine) e dei meno giovani, quelli oltre i 25 anni di età (il 7,5 % dei maschi ed il 5,5 % delle femmine) tra cui si registra la più elevata percentuale di sobri quasi a dimostrare che con l’età si mette giudizio.
I ragazzi bevono in media 4 bicchieri di alcol, 3 le ragazze. Gli under 18 fanno registrare addirittura un record in questa cattiva abitudine: 4 bicchieri e mezzo i maschi, inaspettatamente 6 le femmine. Aumentano di pari passo i policonsumatori, coloro cioè che in una sola serata bevono birra, whisky, gin e tequila, insomma bevande ad alta gradazione. Senza disdegnare il vino, che torna di moda nello sballo del sabato sera, scelto soprattutto dalle giovanissime. Colpa dell’accresciuta disponibilità e accessibilità delle bevande alcoliche da parte dei giovani, complici l’abbassamento dei prezzi nelle occasioni di happy hours, la pubblicità e le strategie di marketing. E’ questa la fotografia dell’uso e abuso di alcol tra i giovani scattata, per il terzo anno consecutivo, dalla ricerca Il Pilota
dall’Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS dell'ISS nel decennale delle attività istituzionali e presentata oggi in occasione dell'Alcohol Prevention Day 2009 .
Mai così tanti i giovani sedotti dall'alcol – afferma Emanuele Scafato, Direttore dell'Osservatorio Nazionale Alcol, del Centro Oms per la Ricerca sull'Alcol e Presidente della Società Italiana di Alcologia – L’86% dei ragazzi e delle ragazze che frequentano i luoghi di aggregazione giovanile come discoteche e pub consuma bevande alcoliche in maniera pressoché esclusiva il sabato sera alla ricerca di un senso di ebbrezza, di ubriachezza. E non lo fa certo per caso, ma dietro pressione della società e, soprattutto, davanti ad un’irresistibile seduzione pubblicitaria. Un mix strategico che contribuisce a creare un bisogno, a trasformarlo in un valore e a rendere più accessibile e conveniente ai giovanissimi acquistare prodotti meno cari, facendoli apparire accattivanti e seducenti
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L’accresciuta disponibilità di bevande alcoliche per i giovani in Italia e l’effetto della persuasione e seduzione pubblicitaria sono argomenti per i quali sono state fornite evidenze scientifiche dal RAND Institute su incarico della Commissione Europea e dallo Science Group dell'European Alcohol and Health Forum istituito a livello europeo per l'implementazione della Community Strategy on Alcohol. E' oggi dimostrato - ha affermato Scafato - che i giovani sono soggetti a pressioni al bere sollecitate da modalità e contenuti della pubblicita' delle bevande alcoliche che da anni la Consulta Nazionale Alcol ha evidenziato essere non adeguatamente regolamentata in Italia come riportato nella Relazione al Parlamento da parte del Ministro del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali. E' anche stato dimostrato che la disponibilità e l'accessibilità delle bevande alcoliche è fortemente aumentata in Italia per i giovani mentre è rimasta pressoché inalterata per gli adulti. Questo due fenomeni di natura commerciale ed economica contribuiscono a consolidare tutte le bevande alcoliche come principale fattore di rischio, di malattia, di mortalità e di disabilità per i giovani italiani, vittime inesperte di un sistema sociale, familiare e culturale che ha perso i livelli passati di controllo formale ed informale e che non tutela e non protegge adeguatamente le persone dai rischi alcolcorrelati
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Al contrario di quanto osservato nel 2006 e 2007, anche il vino è entrato nella ritualità dello sballo del fine settimana, rappresentando la bevanda prescelta, a volte dominante, dalle giovanissime, le ragazze under 18, in costante abbinamento a tutte le altre bevande alcoliche. Una tendenza che si è fatta strada a partire da mode più consolidate in Paesi come la Spagna dove il rito del butellon
, la damigiama costituita dal vino e dalle bevande alcoliche e superalcoliche di più basso costo, rese tali anche dalle promozioni, impera da almeno cinque anni. Non è infrequente, sopratutto nelle Regioni italiane del nord-est e del nord-ovest, vedere gruppi di giovani che in piazza o comunque nei luoghi pubblici consumano collettivamente il butellon, secondo una ritualità che ha molte analogie con quelle dell'uso di droghe. La scelta delle bevande a minor costo è ovviamente anche un riflesso della crisi economica che l'Italia attraversa – va avanti Scafato - A fronte di una disponibilità a pagare sostanzialmente diminuita per tutti, le scelte dei consumatori più giovani sono meno pregiudicate dai costi tipici degli adulti; il budget per le spese personali, prevalentemente voluttuarie, resta sostanzialmente invariato e agevolmente intercettato dai meccanismi che promuovono le bevande alcoliche, abbattendone il prezzo come avviene nelle happy hours, fattore di rischio che va ad aggiungersi all'inesistenza del divieto di vendita ai minori
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Entro i prossimi anni - afferma Jurgen Rehm del Centre for Addiction and Mental Health della Toronto University - l'alcol alla guida rappresenterà dopo il cancro la principale causa evitabile di disabilità, morbilità e mortalità prematura in Italia. Se l’alcol è risultato causa nel 2004 del 5,3% e del 2,3% della mortalità, rispettivamente per maschi e femmine, va anche detto che l’alcol è responsabile di un carico di malattia nella popolazione italiana pari al 7,1% e al 3,2% del totale degli anni di vita persi a causa di disabilità, morte prematura e malattia cronica (nell’ordine: cancro, incidenti e cirrosi epatica)
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L’evidenza scientifica non lascia spazio a compromessi – conclude Scafato - Una cultura istituzionale e sociale che giunga a limitare realmente le occasioni e le condizioni di maggior rischio per i giovani richiede oggi il convinto sostegno di misure legislative già in discussione e che è opportuno possano ispirarsi all'evidenza scientifica che indica come il rischio di incidente mortale con livelli di alcolemia compresi tra 0,2 e 0,5 sia tre volte superiore rispetto al livello zero o che la pubblicità e le happy hours condizionano rischi e consumi alcolici tra i minori . La riduzione della disponibilità dell'alcol attraverso la tassazione è uno degli strumenti più efficaci ma politicamente poco gradito; promuovere la salute significa contrapporre risorse, finanziamenti che sono attualmente inconsistenti in Italia rispetto alle dinamiche di investimento che sono invece destinate, anche attraverso finanziamenti pubblici, alla promozione delle bevande alcoliche per le quali le aziende spendono 169 milioni di euro l'anno in pubblicità: la prevenzione alcolcorrelata si avvale di poco più di un milione di euro , la ricerca, grottescamente, di nulla . E' importante, comunque, anche in assenza di finanziamenti, agire attraverso la predisposizione di informazioni e di regole e continuare a normare , senza demonizzare, gli adulti al fine di garantire che tali norme possano essere acquisite anche dai giovani, dare un segnale univoco capace di evitare di introdurre ulteriori disuguaglianze in termini di esiti sulla salute degli individui che sono tutti uguali alla luce del diritto-dovere di contribuire alla salute e alla sicurezza della società
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Il consumo medio di bicchieri in una serata
E' elevata anche la media dei bicchieri consumati in un unica serata: nella notte del sabato un ragazzo consuma in media 4 bicchieri e una ragazza poco più di tre 3 ma con profonde e sorprendenti differenze per le differenti età con un massimo registrato per gli under 18: 4 bicchieri e mezzo per i ragazzi e 6 per le coetanee in una serata. Valori che diminuiscono significativamente con il procedere dell'età per le ragazze (2,7 bicchieri per le 19-24enni e 2 per le ultra 25enni), quasi invariati per i ragazzi (3,8 e 3,6 bicchieri per i 19-24enni e gli ultra 25enni rispettivamente).
Le bevande preferite
Tra i giovani la più elevata frequenza di consumi (67%) si registra per gli aperitivi alcolici e i breezer (cocktail alcolico del tipo Ready to drink), con una media di bicchieri consumati massima tra gli ultra 25enni (2 bicchieri) e le ragazze minorenni (1 e mezzo circa). I consumatori di birra , pari al 57 % degli intervistati, dichiarano consumi medi di 1 bicchiere e mezzo tra i minori e di 1 bicchiere rispettivamente per maschi e femmine. Il 43% dei giovani dichiara di consumare vino e le medie più elevate nel numero di bicchieri consumati si registrano tra i minorenni: 1 bicchiere e mezzo per i maschi e, a sorpresa, quasi il doppio, circa 2 e mezzo, per le ragazze. Tra chi predilige i superalcolici, il 27 % dei giovani, la media più elevata di bicchieri si registra tra i minorenni di entrambi i sessi: 1 bicchiere per i maschi, 1 e mezzo per le ragazze. Per tutti una spiccata tendenza al policonsumo che attribuisce ai consumatori di superalcolici la quota massima di individui che, quando beve il sabato sera, cumula tutte le bevande alcoliche: il 64% circa di amanti dei whisky, gin, tequila e liquori ad alta gradazione dichiara di consumare tutte le bevande in una serata media confermando un profilo di risk taking individuale che aumenta gradualmente con il crescere del tenore alcolico della bevanda di riferimento, Al contrario, le prevalenze di policonsumatori sono minime (21%) per chi consuma bevande a bassa gradazione.
Che cos’è il Pilota
Ogni anno l'Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS dell'Istituto Superiore di Sanità , nel corso dell'Alcohol Prevention Day 2009, pubblica i risultati delle rilevazioni effettuate nel corso dell'annuale tour - ricerca nelle discoteche del Progetto di prevenzione Il Pilota
Alcol e sicurezza stradale: i dati
Più di un italiano su dieci si mette alla guida dopo aver bevuto almeno due bicchieri di vino o due lattine di birra: quantità sufficienti per abbassare significativamente la soglia di sicurezza al volante. Anche se si tratta di un’abitudine diffusa in tutto il Paese, è netta la forbice tra nord e sud: in Basilicata, per esempio, nella Provincia di Matera questo valore scende al 5%, mentre in Valle d’Aosta arriva al 16%. Più in generale, poco meno di due terzi della popolazione adulta tra 18 e 69 anni consuma abitualmente alcolici: il 16% di loro è un bevitore ad alto rischio. I controlli sistematici delle Forze dell’ordine con etilotest, strumento efficace contro la guida in stato di ebbrezza, sono ancora poco diffusi e sembrano indirizzati più sui giovani, anche se il fenomeno riguarda tutte le classi di età.
Sono alcuni dei primi dati che emergono dalle rilevazioni effettuate nel 2008 dal
Etilotest e controlli delle Forze dell’ordine
Proprio per approfondire il problema degli incidenti stradali legato all’abuso di alcol e monitorare le attività di prevenzione che svolgono sulle nostre strade le Forze dell’ordine, sette Regioni (Valle D’Aosta, Provincia autonoma di Trento, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Emilia-Romagna, Toscana e Lazio) hanno effettuato una rilevazione ancora più dettagliata.
Il 42% dei circa 5.300 intervistati nel 2008 dichiara di aver subito un controllo - da guidatore o da passeggero - nel corso dell’ultimo anno. Dal confronto tra quanto riferito dagli intervistati di queste sette Regioni, in Friuli-Venezia Giulia i controlli sembrano più assidui (48% degli intervistati). Nel Lazio, invece, questa percentuale scende al 37%.
Tuttavia, solo il 9% dei fermati riferisce che il guidatore è stato sottoposto anche al test del palloncino
: si tratta di meno dell’1% di tutti gli intervistati. Il ricorso all’etilometro sembra più frequente tra i giovani (18-24 anni) e negli uomini. È quindi ampio il margine di miglioramento per contrastare il fenomeno della guida sotto l’effetto dell’alcol, incrementando l’uso di questo strumento durante i controlli di routine.
È l’Emilia-Romagna (14%) la Regione in cui più spesso i fermati riferiscono l’effettuazione di un etilotest. Molto meno nel Lazio, dove solo il 4% delle persone controllate dalle Forze dell’ordine riferisce che il guidatore è stato sottoposto a verifica del tasso di alcolemia.
I consumi a rischio
In generale, consumare alcolici è un’abitudine piuttosto diffusa in tutto il Paese. Considerando le persone che dichiarano di aver bevuto nell’ultimo mese almeno un bicchiere (60%), è evidente il gradiente tra nord e sud Italia: in Campania e in Sicilia, per esempio, i consumi riferiti sono molto più contenuti (47% degli intervistati) rispetto al Friuli-Venezia Giulia (72%).
Più preoccupanti i numeri sulle modalità di consumo. Secondo la fotografia scattata dalle Asl, infatti, quasi un italiano su sei è un bevitore ad alto rischio: cioè beve fuori pasto, beve per ubriacarsi (binge drinking) oppure dichiara consumi tali da classificarlo come un forte bevitore. Anche per queste categorie, si conferma lo stesso gradiente nord-sud osservato per i consumi generali. I dati del 2008 sono in linea con
Scendendo a un dettaglio regionale, nella Provincia autonoma di Bolzano si registra la percentuale più elevata di bevitori fuori pasto (24%) e di binge drinker (14%), mentre Provincia di Matera e Campania presentano quello più basso per i consumatori fuori pasto (3%) e la Sicilia per i binge drinker (3%).
Che cos’è il sistema di sorveglianza Passi
Nel 2006, il Ministero della Salute ha affidato al Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità il compito di sperimentare un sistema di sorveglianza della popolazione adulta (Passi, Progressi delle aziende sanitarie per la salute in Italia). L’obiettivo è stimare la frequenza e l’evoluzione dei fattori di rischio per la salute, legati ai comportamenti individuali, oltre alla diffusione delle misure di prevenzione. Tutte le 21 Regioni o Province autonome hanno aderito al progetto. Da aprile 2007, è partita la rilevazione continua dei dati in 20 Regioni. Un campione di residenti di età compresa tra 18 e 69 anni viene periodicamente estratto con metodo casuale dagli elenchi delle anagrafi sanitarie. Personale delle Asl, specificamente formato, effettua interviste telefoniche (circa 25 al mese) con un questionario standardizzato. I dati vengono poi trasmessi in forma anonima via internet e registrati in un archivio unico nazionale. A marzo 2009, sono state caricate oltre 60 mila interviste. La raccolta continua permette di verificare quanti italiani adottano corretti stili di vita per prevenire le maggiori malattie cronico-degenerative e quindi di monitorare l’effetto delle attività di prevenzione. Dalla popolazione di età compresa tra 18 e 69 anni, infatti, Passi raccoglie conoscenze, atteggiamenti e pratiche su molti importanti aspetti legati alla prevenzione: rischio cardiovascolare, screening oncologici, attività fisica, abitudini alimentari ,consumo di alcol, fumo, sicurezza stradale, salute mentale, incidenti domestici, vaccinazione antinfluenzale e per la rosolia.
Per maggiori informazioni
Tutte le presentazioni sull'Alchol Prevention Day sono disponibili sul sito di
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Tutte le informazioni sul sistema di sorveglianza Passi sono disponibili
Sul sito, inoltre, sono