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Eventi

L'importanza di un test genetico

Pubblicato 20/09/2007 - Modificato 10/02/2020

L’importanza di un test genetico si intuisce già dalla definizione che Harper (1997) gli attribuisce come l'analisi di un gene, del suo prodotto o della sua funzione o l'analisi di un altro DNA o dei cromosomi, allo scopo di individuare o escludere un'alterazione verosimilmente associata con una malattia genetica.

Il forte incremento delle conoscenze scientifiche sul genoma umano e lo sviluppo delle tecniche di genetica molecolare che si è verificato durante questi ultimi anni hanno portato all'identificazione di numerosi geni responsabili di alcune malattie o di un’aumentata suscettibilità ad alcune malattie. Conseguentemente, si è assistito allo sviluppo di numerosi test genetici e alla loro disponibilità e diffusione nei laboratori sia come kit commerciali che come prodotti 'home made'.

Il numero dei test genetici disponibili sembra destinato ad aumentare sia per la disponibilità di nuove tecnologie sia per un'aumentata richiesta da parte dei servizi sanitari e dei cittadini.

Dai dati riportati nell’ultimo censimento della Società Italiana di Genetica Umana (SIGU) nel 2004, in Italia risultano 431 laboratori/servizi (ospitati all’interno di 256 strutture) che effettuano analisi di citogenetica, genetica molecolare e immunogenetica; il 16% di queste strutture è privato (Analysis 6/7, 2006).

Nel 2004 in Italia sono state eseguite circa 191.000 analisi di genetica molecolare, l’89% delle quali in epoca postnatale ed il restante in epoca prenatale. Sempre nello stesso anno il numero di analisi citogenetiche effettuate è stato di circa 283.600 con una lieve prevalenza delle analisi prenatali rispetto alle postnatali.

Dal 2002 al 2004 si è verificato un aumento del 25% per le richieste di analisi citogenetiche postnatali costituzionali e dell’8% sia per le richieste di analisi citogenetiche postnatali oncologiche che prenatali. Per la genetica molecolare risulta sempre nello stesso periodo (2002-4) un aumento del 14,5% delle analisi di genetica molecolare postnatale e del 32% per quella prenatale (Analysis 6/7, 2006).

Occorre cautela

Molti test genetici sono correntemente utilizzati nella pratica clinica, sia nella diagnosi prenatale sia postnatale. Tuttavia, occorrono cautela e verifiche sperimentali per assicurare che tali test siano eseguiti secondo elevati standard di qualità. Le numerose varianti metodologiche riportate in letteratura dovrebbero essere sottoposte ad attente verifiche interlaboratorio e rese idonee all'uso per scopi clinici attraverso l'elaborazione di protocolli standardizzati.

Risulta pertanto indispensabile, definire i criteri per la realizzazione di un sistema permanente di assicurazione di qualità dei test genetici. Sin dal 1999 l’Istituto Superiore di Sanità ha promosso l’elaborazione e la pubblicazione di specifiche “Linee Guida per Test Genetici” allo scopo di fornire un contributo per stabilire specifiche modalità operative.

La Conferenza Stato-Regioni il 15 luglio 2004 (G.U. 224/2004) ha sancito l’accordo fra il Ministro della Salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano sul documento recante “Linee guida per le attività di genetica medica”. Inoltre, è importante ricordare che esiste un documento redatto dal Garante della privacy che rappresenta l’autorizzazione generale al trattamento dei dati genetici, pubblicato sulla GU n°65 del 19/03/07.

Cosa fa l’ISS

Il Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’Istituto Superiore di Sanità è attivamente impegnato in questo settore, infatti dal 2001 coordina il “Progetto Nazionale per la Standardizzazione e l’Assicurazione di Qualità dei test genetici in Italia”.

Obiettivi principali del progetto sono di assicurare un uso di test genetici sicuri ed efficaci in laboratori con elevati standard di qualità; elaborare raccomandazioni e linee guida per un programma permanente di assicurazione di qualità dei test genetici e facilitare e garantire la diffusione di un'informazione tecnica adeguata, la disponibilità di standard idonei e l'armonizzazione dei metodi utilizzati nei Laboratori diffusi sul territorio

Il progetto coinvolge, su partecipazione volontaria, laboratori pubblici italiani che eseguono test diagnostici di genetica molecolare (per fibrosi cistica, beta talassemia, sindrome dell’X-fragile, poliposi adenomatosa del colon), e citogenetica (diagnosi prenatale, postnatale costituzionale e oncologica). Ad oggi, il Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) ha eseguito cinque programmi di controllo su tutto il territorio nazionale (uno per ciascun anno dal 2001 ad oggi); i laboratori pubblici partecipanti dal 2001 al 2006-7 sono stati 60, 69, 77, 78 e 80 rispettivamente.

Ai laboratori partecipanti al Controllo Esterno di Qualità (CEQ) per la genetica molecolare il CNMR invia aliquote di DNA validato, accompagnate da informazioni tecniche e cliniche. I risultati delle analisi molecolari, inclusi i dati grezzi e i referti, vengono inviati al CNMR e valutati da un gruppo di esperti nazionali.

Il CEQ per la citogenetica è di tipo retrospettivo; i laboratori inviano all’ISS immagini di metafasi e cariotipi, insieme al referto originale di un caso analizzato in diagnosi prenatale e/o postnatale e/o oncologica. Nel 2006 sono state richieste immagini e referti di 2 casi. Completata la fase di valutazione per ambedue i CEQ, il CNMR invia a ciascun laboratorio i risultati e i commenti; inoltre, ogni anno organizza un Workshop “Test genetici”, cui partecipano laboratori che effettuano test genetici ed esperti, dedicato alla presentazione dei dati ottenuti, alle difficoltà riscontrate e alle iniziative da intraprendere.

In seguito alla disomogeneità riscontrata nella stesura del referto e nella comunicazione dei risultati, nel 2002, il CNMR e tutto il gruppo di lavoro ha proposto un modello di refertazione in genetica molecolare e in citogenetica costituzionale, condiviso e approvato per consensus dal gruppo di esperti e dai laboratori stessi.

di Domenica Taruscio, responsabile del Centro nazionale Malattie Rare dell’ISS


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