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FAQ. Chi fuma oggi in Italia
Sono diminuiti i fumatori in Italia?
Sì. Gli attuali fumatori rappresentano il 25,6% della popolazione generale contro il 26,2% del 2004 e il 27,6% del 2003. In totale circa 500 mila fumatori hanno smesso nell'ultimo anno. La diminuzione è superiore tra gli uomini (29,3% nel 2005, 30% nel 2004, 33,2% nel 2003), ma anche le donne fanno registrare un calo dell'abitudine al fumo sia pur meno vistosa (22,1% nel 2005, 22,5% nel 2004 e nel 2003). Gli ex fumatori sono aumentati, passando dal 17,9 al 18,6% (25,2% maschi e 12,4% femmine) e i non fumatori rappresentano il 55,8% (45,5% uomini e 65,5% donne).
Fumano più gli uomini o le donne?
Fra gli uomini la percentuale di fumatori è mediamente più elevata rispetto a quanto registrato fra le donne, in tutte le fasce d'età. Tale differenza è più accentuata fra gli over 64. Di solito l'età in cui si inizia a fumare risulta essere di 17 anni. I maschi si avvicinano al fumo un po' prima rispetto alle femmine (18 anni l'età media di accesso al fumo degli uomini, contro i 19 delle donne).
In quale fascia di età si fuma di più?
Tra i 25 e i 44 anni, con rispettivamente il 36% di fumatori e il 31% di fumatrici. Fra i giovani di 15-24 anni i fumatori correnti sono il 28,2% dei maschi ed il 21% delle femmine. Fra i 45 e i 64 anni l'abitudine al fumo cala in modo significativo, passando a 29,2% fra gli uomini e 24,5% fra le donne, per poi ridursi ulteriormente, soprattutto per le donne, dopo i 64 anni (16,6% per gli uomini e 7,5% per le donne).
In quale zona d'Italia si fuma di più?
I fumatori sono così distribuiti: 26,4% al Nord; 23,4% al Centro; 25,8% al Sud e nelle Isole, ma le differenze nelle abitudini al fumo sono molto più marcate nell'Italia Meridionale dove alla più elevata prevalenza di fumatori tra gli uomini (31,7%) si contrappone la più bassa prevalenza tra le donne (20,3%), mentre nel Nord Italia e nel Centro le percentuali di fumatori, uomini e donne, si avvicinano.
Per quale motivo si smette di fumare?
Innanzitutto per motivi di salute: ragione per cui ha smesso nell'ultimo anno il 41,5% del campione DOXA, seguito da circa il 30% di chi è riuscito a dire addio alle sigarette in seguito ad una maggiore consapevolezza dei danni derivanti dal fumo. Il 9,6% degli intervistati ha dichiarato di non voler essere più schiavo del vizio; il 6% ha buttato il pacchetto in seguito all'imposizione del partner e/o dei famigliari; il 5% a causa del costo eccessivo delle sigarette; il 3,5% per colpa dei divieti; il 2,6% ha ammesso la mancanza di quella sensazione di piacere prima ricercata nelle sigarette; il 2,3% in seguito alla raccomandazione del medico.
Per quale motivo, invece, è più difficile smettere?
Il 45,2% del campione trova particolarmente difficile non fumare in determinati momenti, quelli considerati 'topici' per un fumatore (ad esempio dopo il caffè, in presenza di un evento importante, in momenti di concentrazione e nervosismo, etc.), il 22% degli intervistati rimane affezionato alla sigaretta tanto da sentire, in sua assenza, una vera e propria mancanza, mentre per il 32,8% giocano a sfavore, in egual misura, entrambe le difficoltà.
Quali misure antifumo sono ritenute le migliori?
Dalla stessa indagine Doxa emerge che il 71,2% del campione ritiene utile ed efficace l'accesso gratuito ai centri di disassuefazione e il 68,3% ritiene la distribuzione gratuita di medicinali per smettere di fumare. Infatti secondo i dati forniti dall'AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) nel triennio 2002-2004 si è verificato un incremento nelle vendite complessive di prodotti per la disassuefazione dal tabagismo, in crescita anche nei primi due mesi del 2005 con una spesa totale tra gennaio-febbraio 2005 per prodotti antifumo superiore a 9 milioni di euro.
Cosa pensano gli italiani dei divieti?
Riguardo ai divieti di fumare nei locali pubblici e sul posto di lavoro risulta, per i primi, che coloro che sono favorevoli alla creazione di spazi per fumatori nei locali pubblici e al divieto di fumare fuori di essi sono aumentati tra il 2004 ed il 2005 dall'87% circa a più del 90%, il divieto viene rispettato per l'87,3% degli italiani e la sua entrata in vigore non ha avuto molta influenza sull'abitudine a frequentare ristoranti, pizzerie, bar, ecc., infatti l'83% dichiara di andare come prima nei locali pubblici. Per i secondi coloro che sono favorevoli al divieto di fumare sul posto di lavoro sono aumentati di un punto percentuale tra il 2004-2005 dall'85,8% all'86,8% e tale divieto viene rispettato per il 69,1% degli italiani.
Quale scritta sui pacchetti è rimasta più impressa?
"Il fumo uccide". Non c'è dubbio che sia questa la frase che ha colpito gli italiani più di altre scritte sui pacchetti di sigarette, visto che se la ricorda l'83.4% dei fumatori. Seguono "il fumo provoca cancro mortale ai polmoni" (57.8%), "il fumo danneggia gravemente te e chi ti sta intorno" (51.6%), "fumare in gravidanza fa male al bambino" (45.7% ), "il fumo ostruisce le arterie e provoca infarti e ictus" 37%. Una stessa percentuale di fumatori (il 36.8%), sensibile alla perdita della bellezza, ricorda bene che "il fumo invecchia la pelle", mentre al 35% è rimasto maggiormente impresso che "smettere di fumare riduce il rischio di malattie cardiovascolari e polmonari mortali" e il 30.4% del campione ha avuto un forte impatto di fronte alla frase "proteggi i bambini: non far loro respirare il tuo fumo".