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Comunicato n. 25/2004 - La qualità in sanità
La Commissione Europea affida all'Istituto Superiore di Sanità il compito di coordinare uno studio internazionale per individuare i centri di eccellenza specialistici a livello europeo. Partono oggi altri tre studi italiani: individueranno le eccellenze e i punti critici delle terapie cardiache. Garaci: "Centottanta ospedali pronti a collaborare, un atto coraggioso e moderno"
Sarà l'Istituto Superiore di Sanità a valutare la buona sanità in Europa. Lo ha deciso la Commissione Europea che ha affidato all'Italia un milione e mezzo di euro per monitorare le procedure diagnostiche e terapeutiche adottate nei vari Paesi e misurarne l'efficacia. Intanto, in Italia, mentre sta per concludersi lo studio che valuta gli esiti degli interventi di bypass aortocoronarico in 80 centri ospedalieri, sono ai nastri di partenza altri tre studi per capire quale sia oggi la qualità degli standard terapeutici in altri centottanta centri per la cura delle malattie cardiovascolari. Gli studi, che saranno realizzati presso il Centro Nazionale di Epidemiologia dell'ISS, vengono presentati oggi, nell'Aula Pocchiari dell'Istituto Superiore di Sanità, alla presenza del Ministro Girolamo Sirchia, nel corso del convegno - Verso una nuova sanità-.
La Commissione Europea, affidando all'Italia, e in particolare all'ISS, che è l'organo tecnico-scientifico del Ministero della Salute, il compito di coordinare gli studi sugli indicatori di qualità in tutta Europa, ha premiato quella che nel nostro Paese va affermandosi come una tendenza: individuare le eccellenze attraverso comparazioni fatte su basi scientifiche, stimolando così la crescita globale della qualità in sanità in linea con la metodologia promossa dal Ministro Sirchia - afferma il presidente dell'ISS Enrico Garaci. L'esperimento sulla valutazione degli esiti dei bypass aortocoronarici, voluto dal Ministro, e di cui daremo a breve gli esiti al pubblico, ha inaugurato, infatti, una stagione innovativa e coraggiosa per la sanità, fatta di valutazioni di efficacia delle terapie, di individuazioni delle procedure migliori, di informazioni essenziali sia a migliorare le strutture che ad elaborare strategie di politica sanitaria in grado di ottimizzare gli approcci terapeutici.
Oltre allo studio europeo, tre nuovi studi vanno da oggi a completare il quadro della mappa di eccellenze e criticità nell'approccio alle malattie cardiovascolari nel nostro Paese. Sono già pronti, grazie soprattutto alla collaborazione delle Società Scientifiche che seguono insieme a noi le valutazioni delle terapie e delle procedure adottate - spiega Garaci - "altri centottanta centri ospedalieri con cui monitorare gli esiti di alcune delle più diffuse terapie oggi adottate per ictus e infarti cardiaci. Faremo, per esempio, la valutazione degli esiti delle angioplastiche, una terapia che nell'infarto, negli ultimi dieci anni, è aumentata di circa diecimila interventi in più l'anno, sostituendo progressivamente l'intervento chirurgico per by-pass. Nessuno, però, ne ha ancora mai monitorato gli esiti a sei mesi e a un anno, periodo in cui è più facile che ci sia una recidiva, seguendo i pazienti nei diversi centri e correlando il successo della terapia anche rispetto alle strutture in cui viene eseguita. Sono già pronti a offrire i loro dati ottanta ospedali e contiamo in due anni di arrivare ad arruolarne quasi il doppio.
Studi importanti saranno fatti anche sugli esiti delle applicazioni degli stent carotidei per prevenire ictus e ischemie cerebrali, oltre che sui vari approcci all'infarto cardiaco nei differenti reparti di diverso livello tecnologico. Si tratta dell'analisi di variabili importanti - afferma il Presidente dell'ISS - conoscere gli esiti di uno stent carotideo a seconda che sia stato praticato in un reparto di neurologia, di radiologia medica o di chirurgia vascolare è fondamentale per capire quale sia l'approccio terapeutico migliore e chi può prevenire meglio le complicanze. Questo iniziamo già a vederlo con trenta centri ospedalieri, mentre con altri settanta ospedali, divisi tra terapie intensive, medicine generali e cardiologie, valuteremo i diversi approcci alle terapie dell'infarto miocardico acuto per capire cosa funziona meglio. Ciò che però va sottolineato - conclude Enrico Garaci - è che si tratta di un atto davvero coraggioso da parte degli operatori sanitari che accettano di mettersi in discussione anche quando sanno di non competere ad armi pari, poiché spesso il livello delle strutture, e non dei medici, è differente. Accettano, tuttavia, di farlo anche per permetterci di capire cosa manca e cosa è meglio e di individuare quindi i punti critici per poterli poi migliorare. Un atto di generosità in nome del miglioramento della sanità e dunque della tutela della salute pubblica.