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HIV, intrappolato in un gel
Potrebbero impedire il passaggio del virus senza uccidere gli spermatozoi, permettendo cioè la fecondazione. Un'idea che mette tutti d'accordo: il mondo laico, l'universo dei popoli in via di sviluppo ancorato ai suoi schemi socio-culturali, i vari credo religiosi. Sono i microbicidi, molecole in sperimentazione che, in forma di gel, pomata, o crema, applicati nella vagina o nel retto prima del rapporto sessuale, sarebbero potenzialmente in grado di bloccare la trasmissione dell'HIV (ed eventualmente di altri microrganismi sessualmente trasmissibili). Strategie terapeutiche preventive, dunque, che potrebbero offrire una realistica opportunità di tenere sotto controllo l'epidemia, pensate soprattutto per le donne e più in generale per tutte le persone con comportamenti a rischio di contrarre l' infezione per via sessuale. Alla luce di tutto questo, il Dipartimento del farmaco dell'ISS è impegnato da diversi anni nella sperimentazione sui microbicidi sia in ambito nazionale che internazionale, mediante progetti di ricerca di respiro europeo (
"La possibilità di disporre di microbicidi ad uso topico (locale), sia di tipo vaginale che rettale, è di fondamentale importanza nei paesi sviluppati, ma soprattutto in quelli in via di sviluppo" - ha affermato Stefano Vella, direttore del Dipartimento del Farmaco, durante il primo meeting internazionale sullo stato dell'arte della ricerca sui microbicidi, svoltosi all'ISS lo scorso 23 e 24 novembre - "Nei paesi più poveri, infatti, ai livelli allarmanti raggiunti dall'infezione da HIV, si aggiunge il fatto che le strategie attualmente a disposizione per la prevenzione per via sessuale del virus non sono sempre attuabili dalla maggior parte delle donne a causa di una 'debolezza' sociale che affonda le sue radici in ragioni di tipo religioso-culturale e che le rende dipendenti dagli uomini, prive perciò di potere decisionale".
I microbicidi attualmente in via di sperimentazione possono essere formulati come gel, crema, candelette, oppure assorbiti su spugne o su anelli in lattice da inserire in vagina consentendo un lento rilascio della sostanza attiva in loco. "L'importante peculiarità dei microbicidi" - spiega Simonetta di Fabio, responsabile per l'ISS dei progetti sui microbicidi - "sta nel fatto che possono essere utilizzati dalle donne con il vantaggio di essere autosomministrati al bisogno, senza che ci debba essere una negoziazione con il partner, come è accaduto e continua ad accadere per usare il condom".
Un altro potenziale vantaggio del microbicida potrebbe essere quello di essere utilizzato per inibire la trasmissione del virus per via rettale ed eventualmente da madre a bambino al momento del parto. "Il microbicida ideale, infatti" - va avanti l'esperta - "non dovrebbe nuocere l'integrità delle cellule epiteliali vaginali, né la vitalità di quelle spermatiche poiché la maggior parte delle donne a rischio di contrarre l'HIV-1 appartengono alla fascia di età che coincide con il periodo riproduttivo. Al contempo dovrebbe essere in grado di inibire la trasmissione per via mucosale di HIV-1 a vari livelli, ragione per cui si sta pensando di formulare un microbicida costituito da una combinazione di più molecole capaci di agire ognuno a differenti livelli del ciclo di replicazione virale, così da ottenere la massima copertura".
Anche se i microbicidi non vanno certo considerati alla stregua di un "proiettile magico", svariati studi hanno dimostrato il forte impatto che potrebbero avere sulla riduzione dell'incidenza delle infezioni, persino se la loro efficacia non fosse del 100%. Nel corso del meeting, infatti, è stato stimato che un prodotto efficace solo per il 60% delle sue potenzialità, usato nel 50% dei rapporti non protetti e dal 30% degli individui che hanno accesso ai servizi sanitari, potrebbe prevenire 3.7 milioni di nuove infezioni nel mondo per un periodo di 3 anni, con una conseguente riduzione della spesa sanitaria dei governi dei paesi poveri pari a 3.7 miliardi di euro.
Microbicidi, la ricerca europea
L'Europa ha riunito
Al momento, sono 52 i microbicidi allo studio in Europa, dei quali 11 hanno raggiunto la soglia dei trial clinici. Di questi, 6 molecole (cellulose sulphate, PMPA, PSS, CSIG, Acidiform, DS) hanno completato la fase I della sperimentazione sull'uomo e solamente 3 sono vicine alla fase III della medesima sperimentazione clinica (Carraguard, Lactobacillus crispatus e PRO 2000) che partirà a breve in Sud Africa e in altri paesi in via di sviluppo.
"Recentemente, inoltre, varie molecole tra cui farmaci con attività antiretrovirale" - afferma Di Fabio - "sono state proposte come possibili microbicidi antivirali: molecole che interferiscono con il recettore CD4, peptidi che prevengono il legame del virus a livello mucosale, antagonisti delle chemochine, lectine, polianioni, anti-DC-SIGN, inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa (NNRTI), etc. In generale i microbicidi possono essere sia di tipo 'aspecifico' che agiscono cioè con un meccanismo indiretto sul virus HIV (ad esempio detergenti che distruggono la parete del virus HIV inattivandolo), o di tipo 'specifico', in quanto agiscono con un meccanismo diretto sul virus, quali gli inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa (NNRTI)".
Tuttavia tutti questi prodotti, necessitano di studi pre-clinici, "A tale proposito" - conclude la ricercatrice - "abbiamo sviluppato un modello animale murino nel quale si riproduce l'infezione da HIV per via genitale che consente di testare l'attività di microbicidi con attività anti-HIV e quindi di selezionare le sostanze potenzialmente utilizzabili nell'uomo. (