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ISS, alla ricerca del DHEA nelle carni
in collaborazione con Rosa Draisci***
La farmacovigilanza dei medicinali veterinari costituisce una delle attività più importanti svolte dal Dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale dell'ISS. Lo scopo è quello di ricercare e valutare i rischi connessi alla presenza negli alimenti di origine animale di residui e contaminanti, quali, ad esempio, antibiotici, ormoni e altri promotori della crescita somministrati, in alcuni casi, senza alcun controllo veterinario. E' quanto hanno scoperto recentemente i carabinieri dei Nas di Bologna nel corso di un'indagine che ha portato, nei laboratori dell'ISS, un pacco proveniente dalla Cina con sopra scritto 'contiene riso' e con dentro, in realtà, DHEA, precursore del testosterone. Destinato probabilmente agli allevamenti del centro e del nord della penisola, 40 in tutto quelli coinvolti nell'indagine, dove le forze dell'ordine hanno appurato che gli animali, bovini e suini, ma soprattutto polli e tacchini, venivano allevati con dosi massicce di antibiotici e altre sostanze chimico-farmaceutiche.
Il DHEA, o deidroepiandrosterone o prasterone, non è in realtà nuovo alla cronaca, in quanto è stato spesso sequestrato nel corso di operazioni antidoping condotte soprattutto nelle palestre o, comunque, in ambito sportivo. Non era, però, mai stato trovato negli allevamenti, motivo per cui non esistono in letteratura studi specifici riguardanti la somministrazione di DHEA ai bovini. Tracce di questa sostanza sono state riscontrate solamente nelle carni (nel tessuto muscolare con la sua naturale proporzione di grasso inter- e intramuscolare) a livelli compresi in un range di 0.16-0.36 ?g/kg nei manzi o vitello castrato e 0.16-0.45 ?g/kg nei tori, considerando animali di età tra i 151-705 giorni (1).
Si tratta di uno steroide prodotto dalle ghiandole surrenali e, in minor misura, dalle ovaie, denominato "madre degli ormoni" o, più scientificamente, proormone in quanto viene convertito nei tessuti periferici negli ormoni maschili (androgeni) e femminili (estrogeni), il DHEA è all'origine, negli esseri umani, di almeno il 50% degli androgeni totali. La loro biosintesi a partire dal DHEA avviene a livello dei tessuti bersaglio (placenta, capsule surrenali, ovaie, testicoli, ma anche pelle, tessuto adiposo, mammella, polmone, endometrio, prostata, fegato, epididimo e cervello) per evitare l'esposizione degli altri tessuti agli androgeni, riducendo così i rischi di indesiderabili effetti collaterali.
Questo pro-ormone, tuttavia è, da tempo, al centro di controversie e dibattiti scientifici. Secondo alcuni studi, infatti, i benefici sarebbero notevoli: aiuterebbe l'organismo a non invecchiare, ridurrebbe il grasso corporeo, aumenterebbe il senso di benessere, stimolando la memoria, l'attività sessuale, le difese immunitarie. Secondo altri, aumenterebbe il rischio di carcinoma prostatico e di aritmie cardiache, provocherebbe l'acne e l'irsutismo nelle donne.
Nel nostro corpo lo si ritrova sotto forma idrosolubile di solfato di DHEA (DHEA-S), in quantità che, dopo aver raggiunto un picco tra i 21 e i 25 anni, cominciano a decrescere velocemente dopo i 30 anni. Motivo per cui, milioni di americani assumono il DHEA sotto forma di integratore dietetico senza controlli con il convincimento che tale sostanza agisca sui radicali liberi come un antiossidante, ovvero con proprietà antinvecchiamento. Lo si trova infatti comunemente in commercio sin dal 1994, in vendita anche via Internet pubblicizzato come preparazione anabolizzante.
Alcuni autori, tuttavia, esprimono dubbi in merito alla salubrità di tale ormone somministrato come integratore, soprattutto sulla base delle correlazioni fra il DHEA e il fattore di crescita insulino simile (cioè IGF-I). In uno studio apparso su Science (2), infatti, è stato affermato che elevati livelli plasmatici di IGF-I potrebbero rappresentare un fattore di rischio per il carcinoma prostatico. E' noto, d'altra parte, che il DHEA aumenta i livelli dell'IGF-I nel siero, pertanto se, da un lato, la somministrazione dell'ormone della crescita IGF-I per lunghi periodi proposto agli uomini anziani può ritardare gli effetti dell'invecchiamento, dall'altro, potrebbe aumentare il rischio di carcinoma prostatico. La correlazione fra DHEA e IGF-I porterebbe, perciò, alla conclusione che l'uso indiscriminato di DHEA come integratore rappresenti un comportamento poco sicuro. In un altro studio (3) è stato evidenziato che questo ormone, pubblicizzato dall'industria e dalla medicina alternativa come un stimolatore della potenza sessuale, energizzante e agente fonte di giovinezza, ha effetti collaterali riconosciuti di tipo androgenico, quali l'irsutismo nella donna, l'acne e l'aritmia cardiaca in entrambi i sessi.
In verità, il ruolo fisiologico del DHEA e del DHEA-S non è stato ancora ben chiarito. Per di più, gli studi epidemiologici sono contrastanti e i dati disponibili non consentono di definirne l'utilità come integratore. Infatti i National Institutes of Health (
*** direttore del Reparto 'Rischio chimico nella filiera produttiva e qualità del controllo' del Dipartimento di Sanità Alimentare e Animale
(1). Fritsche S., Schmidt G., Schwarz F.J., Kirchgebner M., Augustini C., Steinart H. Z Lebensm Unters Forsch A, 1998, 207, 183-188.
(2). Chan Jm, Stampfermj, Giovannucci E., Gann P.H., Wilkinson P., Hennekens C.H., et al. Science, 1998, 279, 563-566.
(3). Goldberg M. Annals of Internal Medicine, 1998, 129(7), 587.
(4). Nationa Institute of Health, Press release-Media campaingn cautions Consumers about "anti-aging" Hormone Supplements, Tuesday April 1, 1997.