Eventi
MST, indagine tra gli immigrati
Il numero degli stranieri, residenti in Italia, che hanno contratto una malattia sessualmente trasmissibile (MST) è pressoché raddoppiato negli ultimi dieci anni. Secondo i dati resi noti dal
A tutti i pazienti con una MST confermata è stato somministrato il test anti-HIV. Tra gli immigrati, è risultato sieropositvo più del 6% del campione, una quota tuttavia inferiore al 9.5% osservato nei pazienti italiani. Principali vittime del virus sono gli stranieri omosessuali e tossicodipendenti al tempo stesso (quasi il 50%), seguono coloro che sono solo tossicodipendenti (34%), gli omo e i bisessuali (23%) e gli eterosessuali (4%). Nel complesso, la sieropositività appare sensibilmente aumentata a partire dal '97, risultando addirittura quadruplicata tra il '96 e il '99.
Un'attenzione particolare è stata dedicata alle prostitute immigrate che, secondo le stime più recenti, ammonterebbero in Italia a circa 25.000. La patologia che queste donne contraggono maggiormente è l'infezione genitale da Chlamidia trachomatis, ma non mancano i casi di sifilide. I motivi che sono alla base dell'insorgenza tra le immigrate di queste infezioni, sono da ricollegarsi alla preclusione dei servizi di cura, oltre che alle generali condizioni di precarietà, sia dal punto di vista economico che da quello dell'informazione, in cui quasi sempre versano queste ragazze. Condizioni poi che frequentemente le inducono a tenere comportamenti sessuali non protetti e ad alto rischio di contagio. Uno studio osservazionale condotto a Brescia dal febbraio 1998 al maggio 2001, per un totale di 166 visite, ha consentito di osservare i comportamenti sessuali di 121 immigrate clandestine. L'età media delle donne era di 23 anni, 96 ragazze erano nubili e 38 avevano un partner sessuale stabile. Diciassette avevano uno o più figli, mentre 62 avevano alle spalle una storia di aborto spontaneo. La maggioranza di loro, circa il 76%, proveniva dall'Africa (il 75% dalla Nigeria), il 14% dall'area dei Balcani, l'8% dall'Europa dell'Est e il 2% dall'America del sud. Mediamente le ragazze abitavano in Italia da meno di due anni. Nessuna di loro faceva uso di droghe per via endovenosa, mentre la maggior parte era solita avere rapporti sessuali protetti con i clienti, contrariamente a quanto veniva riferito con il partner stabile.
Si è visto, infine, che a contrarre maggiormente la clamidia erano le donne al di sotto dei 24 anni, che si trovavano in Italia da meno di un anno e, prevalentemente, originarie dell'Europa dell'Est. Tutto ciò lascerebbe pensare che si ammalano maggiormente le più giovani proprio perché inesperte e che la contrazione della malattia subito dopo l'entrata in Italia, abitualmente coincidente con l'inizio della prostituzione, sia lo specchio dei comportamenti sessuali ai quali sono abituate queste ragazze nel loro paese d'origine.