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Comunicato N° 31/2003 Indagine ISS sull’evento nascita: piu’ informazione alle donne favorisce il parto naturale e la salute di mamma e bambino
La ricerca illustrata oggi all’Istituto nel corso del convegno - Percorso nascita Indagine Nazionale - mostra che le donne, se informate e assistite in maniera appropriata, partoriscono più spesso per via naturale e allattano più precocemente e più a lungo al seno. Particolarmente qualificata l’informazione rilasciata nei consultori familiari. Con forti differenze Nord- Sud.
Allattano prima e più a lungo soprattutto le donne informate e assistite adeguatamente. Ancora troppe ecografie e troppi cesarei nonostante oltre la metà delle gravidanze abbia un decorso fisiologico. Sono questi i principali risultati dell’indagine condotta nel 2002 dall’Istituto Superiore di Sanità su come si nasce in Italia, in collaborazione con 60 ASL di 15 regioni e Province Autonome Italiane, intervistando oltre settemila donne a un anno dal parto. La ricerca mostra che, soprattutto al Sud, l’Italia vive la nascita come un evento da medicalizzare. Fondamentale è apparsa dunque l’attività di informazione, counselling e sostegno alle partorienti, carente soprattutto al Sud, dove le donne sono anche troppo spesso escluse dai processi decisionali.
Solo il 30% delle donne nel nostro Paese partecipa ai corsi di preparazione alla nascita. E di queste, oltre l’80% riceve informazioni adeguate sull’allattamento materno e più del 75% sulle cure neonatali. Meno della metà, tuttavia, viene sufficientemente informata sulle vaccinazioni e su come e quando riprendere i rapporti sessuali. L’allattamento al seno è risultato essere uno dei frutti principali dell’informazione rilasciata nei consultori familiari. E’ stato, infatti, osservato che il 50,6% delle donne che partecipa ai corsi organizzati nei consultori allatta completamente al seno oltre i 3 mesi, contro il 46,7% di coloro che aderiscono ai corsi organizzati presso gli ospedali e il 41,9% di chi si rivolge a strutture private. La percentuale di donne che allattano al seno oltre i 5 mesi, introducendo, però, nel frattempo latte artificiale, varia, rispettivamente, dal 64,7% al 60% al 58%. Differenze percentuali sono state osservate anche tra le donne assistite dai consultori o dalle ostetriche e quelle assistite da altre figure professionali (identificabili principalmente nel ginecologo privato): le prime allattano al seno oltre i 5 mesi, anche se non esclusivamente, ma introducendo nel contempo latte artificiale, nel 64% dei casi, le seconde nel 58%.
Evidente è risultato il ricorso alla medicalizzazione: il 50% delle italiane effettua 4-6 esami ecografici rispetto ai 3 consigliati dal Ministero della Salute e oltre il 30% 7 o più. Una percentuale di donne compresa tra il 21% e il 47% si sottopone a un taglio cesareo, nonostante il 65% delle gravidanze abbia un decorso fisiologico. Con punte sorprendenti nelle regioni meridionali dove, tra l’altro, la partecipazione ai corsi pre-parto è scarsa, l’allattamento al seno meno prolungato nel tempo e le strutture ospedaliere non prevedono che la donna possa scegliere che qualcuno di fiducia assista al parto. L’assistenza dopo la nascita, inoltre, è risultata disomogenea e frammentaria.
I risultati dell’indagine – afferma Michele Grandolfo, coordinatore della ricerca – mostrano come i consultori familiari si siano dimostrati validi nel prevenire l’eccesso di medicalizzazione e nel promuovere l’allattamento materno. I dati confermano, inoltre, l’importanza delle indicazioni programmatiche del Progetto Obiettivo Materno Infantile, riprese integralmente nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), sia per quanto attiene l’offerta attiva dei corsi di preparazione alla nascita, delle visite in puerperio e di tutte le attività connesse alla promozione dell’allattamento materno sia per quanto riguarda il ruolo centrale dei consultori familiari”. L’evento nascita rappresenta, infatti, “una formidabile opportunità per i servizi socio-sanitari - va avanti il ricercatore - di favorire la capacità delle donne di gestire le proprie decisioni. E la decisione di allattare al seno, soprattutto se prolungata nel tempo, è emblematica di questa capacità, tenendo conto, oltretutto, che il 95% delle mamme vuole allattare al seno. L’eccesso di medicalizzazione, al contrario, oltre a un aumento dei costi (la maggior parte dei quali a carico delle donne), incrementa anche il rischio di problemi iatrogeni, conseguenti cioè agli stessi trattamenti diagnostici o medicamentosi.
L’indagine, dunque (che nel dettaglio è pubblicata sul sito www.epicentro.iss.it), ha fotografato l’evoluzione dell’evento nascita, sviluppando le istantanee delle varie tappe del percorso: dall’assistenza alla gravidanza al primo anno di vita del bambino, passando per il momento centrale del parto.
GRAVIDANZA
L’assoluta prevalenza delle donne (circa il 75%) è stata seguita da un ginecologo privato e la percentuale di donne seguite dal consultorio familiare varia dall’1,6% al 17,3%. Durante l’assistenza prenatale meno della metà delle donne ha ricevuto informazioni adeguate sull’allattamento al seno, meno di un terzo sulle cure neonatali e sulle normative che tutelano la gravidanza. Circa il 65% delle gravidanze ha avuto un decorso fisiologico (omogeneamente per area geografica) e meno del 10% ha presentato problemi gravi (meno al Sud, rispetto al Centro-Nord).
Corsi di accompagnamento alla nascita
Per quanto riguarda la partecipazione ai corsi di preparazione alla nascita, la percentuale di donne che ha frequentato un corso si aggira intorno al 30%, con forti differenze per area geografica (5% in Calabria e 42% a Trento) e per istruzione (39% delle donne con istruzione maggiore o uguale alla media superiore contro il 19% di quelle con istruzione inferiore o uguale alla media inferiore). In generale, si può affermare che le escluse sono le meno istruite, quelle delle fasce d’età estreme, le casalinghe e quelle che risiedono al Sud.
Visite ed ecografie
Oltre il 90% delle donne ha effettuato la prima visita entro il terzo mese di gravidanza e si è sottoposta a un numero medio di ecografie pari a 4,9 al Nord, 5,5 al Centro e 6,2 al Sud. Poche donne, circa il 17%, hanno effettuato 3 ecografie come raccomandato dal protocollo del Ministero della Salute, mentre il 50% si è sottoposto a 4-6 esami ecografici e oltre il 30% a 7 o più. L’assistenza in gravidanza da parte del consultorio è associata a un minor rischio di effettuare più di 3 ecografie.
PARTO
In generale, la percentuale di tagli cesarei è in continuo aumento nel nostro Paese, passando dall’11% nel 1980 al 33% del 2000, un valore molto più elevato rispetto ai valori degli altri paesi europei (21% in Inghilterra e Galles, 18% in Spagna, 16% in Francia), superando oltretutto la soglia del 10-15% raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Gli ultimi dati disponibili a livello nazionale riportano una notevole variabilità regionale, con un minimo di 19% nella Provincia di Bolzano e un massimo di 53% in Campania. I maggiori aumenti si sono osservati nell’Italia del Sud (da 8% del 1980 a 53% nel 2000 in Campania e da 7% a 38% in Calabria). Anche all’interno delle regioni, poi, si riscontra un’ampia variabilità tra strutture, con percentuali di cesarei sistematicamente più elevate nelle case di cura private rispetto agli ospedali pubblici.
L’indagine ha confermato l’eccesso di parti cesarei, stimati in una percentuale che varia dal 21% al 47%, con valori più bassi (25%) al Nord e più alti al Centro (30%) e al Sud (40%). Il rischio di partorire mediante cesareo è risultato maggiore all’aumentare dell’età materna, per le primigravide e per le donne che partoriscono in una casa di cura privata. Al contrario, l’aver partecipato a un corso di preparazione alla nascita (anche se in occasione di una gravidanza precedente) comporta un minor rischio di subire un taglio cesareo.
Rispetto alle modalità di parto preferite dalle donne, i dati dell’indagine rafforzano il precedente studio, pubblicato su Birth, e confermano che 9 italiane su 10 che hanno partorito spontaneamente esprimono la loro preferenza verso il parto per via naturale e che, tra quelle che hanno subito il cesareo, 7 su 10 avrebbero comunque preferito partorire naturalmente.
Al Centro-Nord oltre il 70% delle donne ha potuto avere una persona di sua scelta vicina durante il travaglio ed il parto contro il 30-60% delle residenti al Sud. La degenza media presenta un range da 3.6 a 5.7 giorni.
Allattamento
Durante il ricovero nei punti nascita oltre il 75% ha allattato al seno in modo completo (definizione dell’OMS che raggruppa i neonati allattati solo al seno e quelli a cui vengono somministrati anche altri liquidi diversi dal latte artificiale). La percentuale di mamme che ha potuto attaccare al seno il/la bambino/a entro 2 ore dal parto varia dal 19% al 77%, con percentuali maggiori al Nord. A maggior rischio di non allattare al seno sono risultate le donne meno istruite, le primigravide, quelle che non hanno partecipato ad un corso di preparazione alla nascita, quelle con gravidanza a decorso patologico, quelle che hanno partorito mediante taglio cesareo, quelle che non hanno ricevuto informazioni adeguate sull’allattamento in reparto e le residenti al Centro-Sud.
PUERPERIO E PRIMO ANNO DI VITA
Al rientro a casa poco meno del 30% delle donne ha riferito di aver avuto problemi inerenti l’allattamento. Poco meno del 60% delle intervistate è stata invitata ad effettuare una visita in puerperio, prevalentemente presso l’ospedale dove aveva partorito. Sono poche le puerpere che hanno ricevuto una visita domiciliare, eccezion fatta per le residenti in Toscana, dove il 27% è stato visitato a domicilio dopo il parto.
Allattamento e svezzamento
La proporzione di donne comunque allattanti al seno al 3° mese varia dal 54% in Sicilia all’84% in Emilia Romagna, al 6° mese di vita del bambino scende al 31% in Sicilia e al 71% a Bolzano. Sulla base delle diverse strutture deputate all’organizzazione del corso pre-parto, è emerso che la percentuale di donne che allattano completamente al seno oltre i 3 mesi è del 50,6% se il corso viene svolto nei consultori familiari, del 46,7% se il corso viene organizzato presso l’ospedale, del 41,9% presso strutture private. La percentuale di donne che allatta comunque al seno oltre i 5 mesi (introducendo, cioè, nel frattempo, il latte artificiale) varia, rispettivamente, dal 64,7% al 60% al 58%. Considerando, invece, tipologia di assistenza, è emerso che le donne, se assistite dai consultori o dalle ostetriche, allattano comunque al seno oltre i 5 mesi nel 64% dei casi. Se assistite da altre figure professionali (principalmente dal ginecologo privato) allattano comunque al seno oltre i 5 mesi nel 58% dei casi.
Infine, la percentuale di bambini svezzati entro il 4° mese di vita varia dal 16% al 51%.
Rapporti sessuali
La percentuale di donne che hanno riferito di aver ricevuto informazioni circa la contraccezione da la percentuale varia dal 35 al 72%: durante i corsi di accompagnamento alla nascita dal 17 al 67% e durante il ricovero nei punti nascita dall’8 al 25%. Dall’11 al 35% sono le donne che hanno riferito di essere state adeguatamente informate, prima della dimissione ospedaliera, circa la ripresa dei rapporti sessuali. Secondo l’indagine circa il 70% delle donne dichiara di aver ripreso i rapporti sessuali entro il 2° mese dal parto, oltre il 40% ha riferito di aver avuto problemi alla ripresa e circa il 70% di aver utilizzato un metodo contraccettivo.
Salute dei bambini
Meno del 5% dei bimbi ha presentato problemi di salute gravi nel 1° anno di vita, dal 16 al 46% è stato portato al pronto soccorso e dal 10 al 20% è stato ricoverato in ospedale. L’allattamento prolungato al seno è risultato associato a un minor ricorso al pronto soccorso e a un minor rischio di ricovero in ospedale.