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Comunicato N° 9/2003Presentati, per la prima volta all’ISS, i risultati dello studio VEDETTE
Prima indagine condotta su 12mila pazienti per la valutazione dell’efficacia dei trattamenti per le tossicodipendenze nei centri pubblici italiani
Prevenzione, cura e riabilitazione dall’uso dell’eroina. E’ questo il tema dello studio VEDETTE (Valutazione dell’Efficacia dei Trattamenti per la Tossicodipendenza da eroina) presentato oggi per la prima volta presso l’Aula Pocchiari dell’Istituto Superiore di Sanità, nel corso della Conferenza internazionale Prove di efficacia dei trattamenti per la tossicodipendenza: proposta per un’agenda di ricerca. Uno studio multicentrico prospettico, che ha coinvolto più di 200 servizi pubblici per le tossicodipendenze diffusi sul territorio nazionale al fine di valutare l’efficacia dei diversi trattamenti utilizzati per la lotta alla tossicodipendenza. La ricerca è stata finanziata dal Ministero della Sanità attraverso il Fondo Nazionale di Intervento per la Lotta alla Droga e coordinata dal Dipartimento di Epidemiologia della ASL RME e dal Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università di Torino, in collaborazione con l’OED-Piemonte.
“I risultati di questa indagine”, ha affermato ha spiegato oggi Pier Giorgio Zuccaro, Direttore dell’Osservatorio Fumo, Droga e Alcol dell’ISS, “oltre a confermare scientificamente l’efficacia delle varie tipologie di intervento impiegate, forniscono un prezioso strumento agli operatori sanitari per la realizzazione di interventi mirati a seconda delle diverse caratteristiche dei pazienti e rappresentano quindi un contributo importante alla razionalizzazione dei servizi”.
VEDETTE, primo grande studio di coorte italiano condotto sulla popolazione tossicodipendente afferente ai Servizi pubblici per le tossicodipendenze (SerT), ha reclutato oltre 12 mila tossicodipendenti da eroina rivoltisi tra il settembre 1998 e il marzo 2001 a più di 200 SerT partecipanti allo studio, in 13 regioni italiane. Quanto alla valutazione delle tipologie di intervento, è emerso che tra i nuovi utenti (spesso giovani) al 36% viene somministrato metadone a dosi scalari, al 26% un trattamento di mantenimento con metadone, mentre il 4% è inviato in Comunità Terapeutica. Rispetto alle persone già in trattamento all’inizio dello studio, il 47% ha ricevuto una terapia di mantenimento con metadone, il 12% un trattamento con metadone a dosi scalari, mentre l’8% è stato inviato in Comunità Terapeutica.
Le osservazioni relative all’abbandono delle terapie nel caso delle persone trattate con metadone, hanno appurato che un dosaggio di metadone superiore ai 60 mg al giorno e l’integrazione della terapia farmacologia con un intervento di tipo psico-sociale aumentano entrambi del doppio la ritenzione in trattamento. Relativamente alle persone che si trovano in Comunità Terapeutica, gli elementi che favoriscono la ritenzione comprendono l’età superiore ai 25 anni, un titolo di studio elevato, una dipendenza moderata. Quanto alla mortalità, infine, un confronto tra il tasso di decessi avvenuti nella coorte e quello della popolazione generale della stessa età, ha evidenziato un rischio di morte 7 volte maggiore tra i maschi e ben 23 volte tra le femmine.