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Disturbo dello spettro autistico: le cause
Per quanto riguarda le cause dell’Autismo ancora oggi non vi è una teoria unificante che possa spiegare la sindrome secondo un modello lineare causa - effetto.
Che cosa succede durante lo sviluppo
Gli studi di neuropsicologia cognitiva dello sviluppo hanno fornito delle teorie interpretative dei disturbi dello spettro autistico sulla base della triade di sintomi (sociale, linguaggio e stile di pensiero e comportamento) comune ai disturbi dello spettro autistico. Secondo queste teorie l’individuo autistico è incapace di intraprendere una relazione sociale sia per difficoltà di interazione che per difficoltà di interpretazione dei pensieri, delle emozioni e dei desideri dell’altro Tuttavia la sindrome è anche interpretata come una difficoltà più generale di elaborazione non solo di stimoli sociali, ma anche degli stimoli esterni veicolati attraverso i vari canali sensoriali. Normalmente le molteplici informazioni provenienti dall’ambiente esterno vengono filtrate e sintetizzate dal nostro cervello, consentendoci di percepire la realtà come un insieme coerente, e quindi di adattarci ai cambiamenti dell’ambiente in cui viviamo . Nei disturbi autistici queste capacità possono non essere sviluppate, e in vario grado, ciò interferisce con la capacità di comprensionee adattabilità all’ambiente. Inoltre vi è una difficoltà di organizzazione e finalizzazione dei comportamenti nei confronti di specifici obiettivi (deficit delle funzioni esecutive).
Le basi biologiche dell'autismo
La ricerca neuropsicologica tenta di spiegare il peculiare funzionamento della mente “autistica” attraverso lo studio delle competenze cognitive, sociali e emozionali dei soggetti con autismo, mentre altre linee di ricerca analizzano il funzionamento del cervello alla ricerca delle possibili basi neurobiologiche della sindrome, adottando varie tecniche di indagine come le tecniche di neuro-immagine, l’indagine neuro-funzionale e neuro-trasmettitoriale per ricondurre i sintomi comportamentali a una base neurofisiologica. Sulla base di queste ricerche fino ad oggi è impossibile evidenziare alterazioni morfologiche e biochimiche comuni ai diversi disturbi dello spettro, tuttavia vengono proposte molte teorie patogenetiche che sembrano essere confermate in alcuni sottogruppi di soggetti con un disturbo dello spettro autistico: anomalo sviluppo di alcune strutture cerebrali e dei livelli di connessione tra le diverse aree, disfunzioni dei neurotrasmettitori a livello del sistema nervoso centrale, anomalie immunologiche, processi autoimmuni, disturbi del metabolismo (per un approfondimento vedi nella sezione - Approfondimenti - il documento 'Le basi neurobiologiche dell'autismo'.
L’autismo ha una base ereditaria?
La base ereditaria dell'autismo è sostenuta principalmente da due osservazioni: I gemelli identici (monozigoti, che condividono completamente il patrimonio genetico) hanno probabilità maggiori di essere entrambi affetti da autismo rispetto ai gemelli fraterni (dizigoti, nati dallo stesso parto, ma che derivano dalla fecondazione di due uova da parte di due diversi spermatozoi). Nella definizione più ampia di spettro autistico (ovvero quando si tiene conto anche della sindrome di Asperger e dei disordini dello sviluppo non altrimenti specificato), vi è una concordanza del 92% tra gemelli monozigoti e del 10% tra gemelli dizigoti. Inoltre, un fratello o una sorella di una persona affetta da autismo ha un rischio superiore di sviluppare il disturbo (circa il 7% per i maschi e 1-2% delle femmine) o di presentare forme lievi di problemi dello sviluppo che coinvolgono il linguaggio, la socialità o altri sintomi comportamentali (circa il 4-6%). Infine alcune condizioni patologiche ereditate geneticamente, come la sindrome da X Fragile e la Sclerosi Tuberosa, si presentano spesso in comorbilità con l’autismo.
Esistono geni dell'autismo?
Riconosciuta all’autismo la sua orgine biologica con una significativa componente ereditaria, la ricerca si è indirizzata verso l’individuazione delle precise cause genetiche, ovvero di specifici geni alla base dei disturbi dello spettro autistico. L’analisi dell’intero genoma e gli studi di citogenetica effettuati su famiglie con almeno due membri affetti da questa condizione ha consentito di identificare un certo numero di geni più frequentemente associati con l’autismo, localizzati su cromosomi differenti come il 15, il 16, il 22, e il cromosoma X. Tuttavia le conoscenze derivanti da questo tipi di studi è in rapida evoluzione e non si può escludere il coinvolgimento di geni localizzati su cromosomi diversi. In generale, ad oggi, l’analisi genetica non è riuscita a provare l’evidenza di un coinvolgimento di un solo gene associato all’autismo e vi è consenso nell’indicare un’origine genetica complessa, caratterizzata dal coinvolgimento di molti geni. Alcuni di questi geni sono coinvolti nella produzione di importanti molecole implicate nello sviluppo e nel mantenimento delle reti nervose (link): Si tratta di (i) proteine coinvolte nel funzionamento della sinapsi nervosa (ovvero quella struttura che consente alle cellule nervose di comunicare tra loro), (ii) fattori che regolano l’espressione dei geni (iii) neurotrasmettitori e loro recettori (ovvero le molecole che attraverso la sinapsi trasmettono il segnale nervoso da una cellula nervosa all’altra) e(iv) geni coinvolti nello sviluppo cerebrale.
Altri fattori oltre i geni possono essere coinvolti Nessuno dei geni finora identificati in particolari gruppi di pazienti e/o nei loro familiari è di per se capace di spiegare tutti i sintomi di questa complessa patologia neuropsichiatrica. I soggetti dovrebbero ereditare una particolare combinazione di geni “difettosi” per essere affetti da autismo. Tuttavia la presenza di tale particolare combinazione sebbene possa essere causa del disturbo può non essere la condizione sufficiente: è possibile che in alcuni casi tale combinazione di geni 'difettosi' dia origine al disturbo solo in seguito a fattori ambientali scatenanti, quali a esempio l’esposizione ad agenti infettivi durante la vita prenatale, lo status immunologico materno-fetale, l’esposizione a farmaci o agenti tossici anche attraverso l’alimentazione durante la gravidanza. Il ruolo dei geni è perciò sempre di più interpretato come un importante fattore di comorbidità che interagisce con altri fattori, genericamente detti ambientali, nel determinare la comparsa della sindrome. Ad esempio è attivo oggetto di studio il possibile coinvolgimento di particolari condizioni che si possono verificare durante lo sviluppo fetale e neonatale (andamento della gravidanza, infezioni contratte dalla madre, fattori legati alle condizioni del parto). Un settore importante di ricerca riguarda infine il ruolo dell’esposizione ad agenti tossici durante lo sviluppo, come il mercurio o altri inquinanti ambientali quali i pesticidi organo fosfati o organoclorurati nonché l’utilizzo di farmaci in gravidanza.
La ricerca è necessaria
L’attenzione nei confronti della sindrome autistica è molto aumentata negli ultimi decenni ma, nonostante questo, poco è ancora conosciuto. Vi è una forte necessità di intensificare e ampliare la ricerca clinica e di base per migliorare la conoscenza di questa sindrome in termini della sua incidenza, delle sue cause e del suo sviluppo. L'aumento di informazione è l'unica strada per l’individuazione di potenziali terapie, possibilmente applicabili in fasi precoci dello sviluppo.
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