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CS n° 11/2013 Alcol e guida: più di due milioni di giovani con abitudini di consumo che li espone a un rischio ancora scarsamente percepito
ISS 18 aprile 2013
Quasi la metà dei ragazzi (il 43,8%) e circa un terzo delle ragazze (35,3%) dichiara di consumare bevande alcoliche nel corso dell’anno. Ma il 14,4% dei maschi e il 5,6% delle femmine ammette di aver consumato oltre 6 unità alcoliche in una singola occasione (binge drinking). Sono i dati, riferiti all’anno 2011, messi a disposizione dall’Istat e che l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) ha elaborato e diffuso in occasione dell’APD. Analizzando le abitudini dei ragazzi si rileva quindi che circa 1.400.000 giovani maschi e 950.000 femmine sono da considerarsi potenzialmente esposti, nel caso in cui si mettessero alla guida, non soltanto a un rischio legato alla salute per se stessi e verso terzi, ma anche di incorrere nelle nuove sanzioni amministrative introdotte nel codice della strada. Un rischio che non riguarda, invece, né per la sicurezza stradale, né per la salute, il 41,8% dei ragazzi e il 59% delle ragazze, che non hanno consumato alcol. L’identificazione dei comportamenti a rischio e l’analisi del fenomeno quale contributo all’introduzione del divieto di consumo di alcol al di sotto dei 21 anni come elemento di contrasto alla prima causa di morte tra i giovani in Italia è reso ancora più rilevante in funzione della disponibilità dei dati provenienti dallo Studio Passi 2010-2012 da cui emerge che l’11% circa degli intervistati nel campione di popolazione generale del pool di 9.594 Asl ha guidato sotto l’effetto dell’alcol con un minimo rilevato in Basilicata (11,1%) ed un massimo in Friuli Venezia Giulia (12,7%). Un terzo circa degli intervistati (34.7%) ha dichiarato di essere stato sottoposto a controllo da parte delle forze dell’ordine e solo l’11% circa ha dichiarato di essere stato fermato alla guida e sottoposto ad un controllo specifico con etilotest, con un minimo registrato in Sicilia (6,9%) e un massimo registrato nella Provincia autonoma di Trento (14,1%).
Informare sui rischi connessi al consumo di bevande alcoliche e prevenire l’abuso sono gli obiettivi della Campagna del Ministero della Salute “La vita è una anche se bevi” che prosegue e integra quella avviata da anni “Se guidi non bere” svolta in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Alcol-Cnesps dell’ISS. La novità della Campagna si chiama “Adrenalina pura”, un’applicazione per smartphone scaricata da decine di migliaia di ragazzi che calcola il tasso alcolemico incrociando i dati di ciò che si è bevuto con peso, altezza e sesso della persona e “sblocca”, attraverso dei quiz, contenuti gratuiti musicali di tendenza. “L’intento è rivolgersi a quel milione di giovani tra gli 11 e i 20 anni che consumano alcolici con modalità rischiose per la salute e la sicurezza, spesso influenzati negativamente da mode e tendenze che sollecitano l’uso dell’alcol come sostanza” chiarisce Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio Alcol. “Con la nuova app i giovani hanno la possibilità di conoscere meglio gli effetti dell’alcol attraverso una competizione divertente che può contribuire a generare una risposta positiva”.
L’identificazione precoce del rischio alcolcorrrelato nei contesti di assistenza sanitaria primaria: l’indagine europea AMPHORA richiama l’urgenza della formazione medica in Italia
I risultati della survey europea coordinata dall’Osservatorio Nazionale Alcol rilevano la necessità di colmare il gap di conoscenze e di integrazione delle metodiche di diagnosi precoce e di intervento
Nell’ambito delle attività del progetto europeo AMPHORA - Alcohol Measures for Public Health research Alliance, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), in collaborazione con la Società Nazionale di Aggiornamento per il Medico di Medicina Generale (SNAMID) e la Società Italiana di Alcologia ha svolto un’indagine conoscitiva nazionale sulle conoscenze, le attitudini e le percezioni dei medici di medicina generale (MMG) sull’uso degli strumenti di Identificazione Precoce e delle pratiche di Intervento Breve (IPIB) del consumo rischioso e dannoso di alcol e dell’alcoldipendenza. Oltre il 50% dei MMG che hanno partecipato alla survey europea ha lamentato di non aver ricevuto una formazione universitaria o post-universitaria sufficiente e specifica e/o un’adeguata offerta di formazione attraverso educazione medica continua (ECM) o supervisione clinica sull’alcol e sulle Patologie e/o Problematiche Alcol-Correlata (PPAC). Nel confronto tra i paesi europei emerge evidente il gap di conoscenze da parte dei MMG italiani sugli strumenti di screening per l’identificazione precoce del rischio alcolcorrelato. Solo il 31.9% (la percentuale più bassa tra i paesi europei che hanno partecipato all’indagine) dichiara di avere dimestichezza con gli strumenti di screening standardizzati e in uso in tutto il mondo per la individuazione precoce del consumo rischioso e dannoso di alcol e dell’alcoldipendenza.
Per quanto riguarda invece l’intervento breve, solo il 37,5% dichiara di avere familiarità con l’uso di questa tecnica specifica, la più efficace, incentrata su 5-10 minuti di consigli e di supporto al cambiamento per ricondurre nella norma un consumo rischioso e/o dannoso di alcol. Le principali barriere all’utilizzo di strumenti di screening sono risultate la scarsa conoscenza degli strumenti di screening, la mancanza di una formazione specifica, la mancanza di tempo, la mancanza di servizi specialistici di supporto, il rischio di far risentire i pazienti e solo per ultimo l’assenza di rimborsi. “Nel 2011, in Italia il 23,9% degli uomini e il 6,9% delle donne, circa 8.000.000 di individui in totale presentano caratteristiche di rischio che richiederebbero l’intercettazione precoce e l’intervento” afferma Emanuele Scafato, coordinatore della survey, “la maggioranza di questi individui non ha consapevolezza di ritrovarsi in una classe di rischio dalla quale si può uscire”. L’Osservatorio Nazionale Alcol del CNESPS in funzione delle competenze ed esperienze ventennali ha fornito per anni, grazie al finanziamento del Ministero della Salute e del Dipartimento per le Politiche Antidroga, corsi di formazione IPIB identificando la necessità di un adattamento del modello formativo in moduli “ad hoc” rispetto a diversi contesti/ambiti quali alcol e lavoro, alcol e gravidanza, alcol e minori, alcol e anziani. “Un’esperienza di successo che richiede tuttavia ulteriore, costante implementazione, integrazione e sostegno finanziario” conclude Scafato “ nell’interesse del benessere della collettività e dell’esigenza di contrastare il bere a rischio”.