Home
Alcol e giovani: binomio ad alto rischio
ISS 11 aprile 2012
Sono oltre 8 milioni gli italiani che consumano alcolici a rischio e oltre 4 milioni i binge drinkers quelli che almeno una volta nel corso dell’ultimo anno hanno consumato più di 6 bevande alcoliche in un'unica occasione. I dati diffusi in occasione dell’Alcohol Prevention Day dall’Osservatorio Nazionale Alcol CNESPS analizzano il dettaglio della cultura del bere a rischio e dimostrano che, tra gli 11 e i 25 anni, andare ai concerti, in discoteca, agli eventi sportivi, al cinema, nelle associazioni culturali aumenta la probabilità di consumi a rischio.
Anche incontrarsi sui social network, la dimensione virtuale della socialità delle giovani generazioni, è un ulteriore fattore che incrementa la probabilità di orientare verso un consumo alcolico a rischio. La pubblicità non manca, come dimostrato da 65 milioni di euro annui di investimenti in promozione sul web e nei social network delle bevande alcoliche attraverso i cosiddetti pop-up , subìti e inevitabili, e la mancanza di qualunque filtro comunicativo espone all’acquisizione di standard comportamentali spesso non salutari specie per i giovanissimi.
Unica eccezione all’adozione prevalente del bere a rischio giovanile nei luoghi di aggregazione risulta l’incontrarsi e il frequentarsi nei luoghi di culto in cui appare, invece, massima la probabilità di non essere consumatori.
Sono numerose e consolidate le evidenze di una crescente cultura del bere sino all’intossicazione, da parte di un numero rilevante di giovani, di minori al di sotto e sopra l’età legale in Italia. Tra gli 11 e i 25 anni oltre 1 milione e trecentomila, ragazzi e di ragazze, bevono in maniera sporadica, occasionale o quotidiana secondo modalità a rischio per la salute e la sicurezza e che richiedono iniziative di intercettazione precoce del rischio e intervento secondo modalità già individuate dall’ISS e oggetto di formazione medici e psicologi del SSN attraverso i corsi IPIB finanziati dal Dipartimento per le Politiche Antidroga e dal Ministero della Salute.
E’ una dimensione, quella dei luoghi e dei momenti di aggregazione giovanile, caratterizzati dall’uso dell’alcol come principale sostanza psicoattiva, disinibente, lubrificante , euforizzante salvo divenire depressiva quando si affrontano gli effetti di quantità pur minime che l’organismo di un adolescente non può fisiologicamente affrontare
spiega Emanuele Scafato, Direttore dell’Osservatorio Alcol CNESPS che ha elaborato i dati sulla base dall’Indagine annuale Multiscopo dell’Istat.
Dai dati dell’ISS emerge che ci sono fattori comportamentali e sociali che influenzano in modo significativo il consumo alcolico. La frequenza dei fumatori tra i ragazzi e le ragazze di 11-25 anni è massima tra i consumatori a rischio, confermando che la relazione d’uso tra queste due sostanze va di pari passo e si configura come una co-dipendenza dal legame molto forte.
Anche il peso è una variabile da tenere in considerazione, e non per il sovrappeso ma per il rischio contrario: il sottopeso” continua Scafato. “Emerge dai dati, anche se non in maniera statisticamente significativa, la tendenza da parte delle ragazze sottopeso a bere prevalentemente secondo modalità a rischio. I dati non consentono di porre valutazioni specifiche ma la cautela che tale fenomeno richiama è quella insita nel rischio della drunkorressia, condizione in via di diffusione tra le teen agers che acquisiscono le calorie di cui hanno necessità esclusivamente dall’alcol sommando così una doppia condizione patologica : l’anorressia e l’alcoldipendenza
.
Il progetto Alice RAP
Ridefinire le addiction contribuendo a prevenire le nuove dipendenze, favorite dall’uso incontrollato di alcol , si sta delineando come una sfida per il futuro. Per questo l’Istituto Superiore di Sanità sta lavorando a livello europeo nel progetto Alice RAP sulla rivalutazione delle conoscenze sulle dipendenze, non esclusivamente quelle da sostanze, elaborando le evidenze relative all’evoluzione del valore d’uso dell’alcol, sostanza psicoattiva trasversale e di accesso a molte altre dipendenze quali quelle da gioco d’azzardo, da sesso, da videogames, anche tra gli adulti. Una compulsività che accomuna una condizione patologica complessa , resa di più difficile gestione quando, come accade nel 9 % circa dei casi di alcodipendenti riportati in Relazione annuale del Ministro al Parlamento, all’uso di una sostanza come l’alcol si affianca quella di una droga illegale, fatto non infrequente nella popolazione scolastica italiana come rilevato dal Dipartimento per le Politiche Antidroga nella Relazione annuale sulle tossicodipendenze.
Misurare l’impatto dei fattori di rischio nella popolazione è l’attività indispensabile per poter giungere ad identificare le priorità degli interventi di prevenzione. Sono molte le valutazioni che sono condotte in Italia al fine di definire l’impatto dell’alcol a livello nazionale e regionale; tutte le analisi attuate attraverso la stima di selezionati indicatori, come quelli presi in considerazione dai report epidemiologici del’ISS e acquisiti nelle Relazioni annuali del Ministro della Salute al Parlamento evidenziano la rilevanza del bere sugli esiti di salute nella popolazione senza, tuttavia, consentire di poter avere, in una visione d’insieme, una valutazione scientifica e basata sull’evidenza di priorità di intervento sull’uso di alcol rispetto all’effetto combinato delle diverse variabili che contribuiscono a definire il rischio alcolcorrelato e di quest’ultimo rispetto ad altri comuni fattori di rischio. Il progetto rappresenta la risorsa di riferimento della Commissione Europea con centinaia di ricercatori coinvolti e impegnati nel produrre evidenze scientifiche e nuove conoscenze consultabili alla pagina web
Il progetto SIVeAS - Sistema nazionale di Verifica e controllo sull’Assistenza Sanitaria
Il Reparto Salute della Popolazione del CNESPS, sede dell’Osservatorio Nazionale Alcol dell’ISS, ha condotto con il finanziamento del Ministero della Salute e nell’ambito del SIVeAS un progetto in collaborazione con il CDC di Atlanta per la definizione di un modello originale italiano in grado di identificare le priorità di intervento sanitario a livello nazionale e regionale, mediante un approccio fondato scientificamente sull’evidenza. Il modello, dinamico e facilmente modificabile nel tempo, ha la caratteristica principale di valutare contemporaneamente una serie di criteri oggettivi quali la misura dell’impatto dei fattori di rischio sulla mortalità (severity), la diffusione e i cambiamenti nel tempo dei fattori di rischio nella popolazione e nei suoi strati (magnitude, urgency, disparity), l’analisi costi-efficacia (amenability to change). Questo strumento, caratterizzato da flessibilità, adattabilità ed esaustività, è stato realizzato nel corso di tre anni di lavoro in equipe per giungere a supportare la scelta delle priorità sanitarie da parte dei decision-makers.
Partendo dall’indagine del Sistema di Sorveglianza PASSI (ISS) e dai dati sui decessi (ISTAT), è stata stilata una graduatoria di priorità di intervento sanitario relativa ai fattori di rischio, sulla base di dati disponibili. Al fine di stabilire una graduatoria di priorità sanitaria in Italia, si è applicato il Risk Factor model, relativo a 15 principali fattori di rischio, quali:
fumo, consumo alcolico giornaliero (articolato in classi di consumo e genere), sedentarietà, (inattivi; parzialmente attivi, quasi inattivi), mancato consumo di 5 porzioni al giorno di frutta o verdura, sovrappeso e obesità (BMI), diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, nessun controllo della pressione sanguigna (negli ultimi due anni), nessuna colesterolemia effettuata, mancata effettuazione di controllo mammografico (relativamente all’età e alla raccomandazione attuale), mancato PAP test (relativamente all’età e alla raccomandazione attuale) , nessuna rectosigmoidoscopia (relativamente all’età), nessuna ricerca di sangue occulto nelle feci (relativamente all’età), uso di cinture di sicurezza (spesso; a volte; mai).
Per questi fattori sono stati utilizzati i dati relativi ai diversi aspetti considerati dal sistema PASSI del 2007 e 2008, e 2009 quali:
- prevalenza dei fattori di rischio (Magnitude);
- trend temporali della prevalenza (Urgency);
- disuguaglianze di esposizione nella popolazione (Disparity);
- quota di mortalità attribuibile alla esposizione ad un certo fattore (Severity);
- modificabilità (amenability to change);
L’ISS ha costruito una matrice Regioni/fattori di rischio per il 2007 e il 2009, tramite la quale stabilire una graduatoria di priorità sanitaria per ogni regione italiana. Attraverso diversi tipi di valutazioni relative a ciascuna delle dimensioni esaminate e utilizzando la flessibilità fornita dal modello originale è stata attenuata la disomogeneità tra le Regioni che caratterizzava l’analisi unidimensionale del singolo fattore di rischio e analizzato l’impatto dei singoli fattori attraverso un punteggio finale capace di identificare la valenza complessiva della combinazione di prevalenza, trend, disuguaglianze e mortalità attribuibile al singolo fattore sulla popolazione stilando una graduatoria delle priorità da perseguire in Italia basata sull’impatto complessivo dei 15 fattori di rischio considerati.
Il consumo in grammi al giorno di alcol è risultato in Italia al 5° della graduatoria dei fattori di rischio per i quali è richiesto un intervento prioritario. L’alcol è preceduto in termini di priorità di intervento da attuare nella popolazione italiana da fumo, ipertensione, inattività fisica , mancata misurazione della pressione arteriosa nel corso dei 2 anni precedenti.
Affrontare il bere degli italiani è risultato più rilevante, in termini di impatto sulla salute pubblica, del mancato consumo di adeguate porzioni quotidiane di frutta e verdura, di sovrappeso o obesità e del mancato controllo della colesterolemia e della stessa ipercolesterolemia.
I risultati ci confermano che l’alcol è uno dei più importanti fattori di rischio da considerare prioritariamente in Italia attraverso il contrasto ai consumi che eccedono le linee guida nutrizionali che indicano in un unità alcolica, 12 grammi, la quantità massima e da non superare al giorno per i giovani tra 17 e 20 anni, le donne, gli ultra65enni , due unità per i maschi adulti e consumo zero al di sotto dei 16 anni” spiega Scafato . “Nel proseguire con la valutazione sui nuovi dati disponibili siamo soddisfatti per la realizzazione di un nuovo strumento di valutazione prodotto dall’ISS che i policy makers potranno integrare alle modalità tradizionali di policy decision making e di programmazione rendendo maggiormente aderente alle esigenze reali gli interventi da proporre in termini di priorità da perseguire contribuendo a rendere maggiormente congruo e ad ottimizzare l’investimento in salute per tutti gli italiani
.
Int J Public Health. 2012 Feb 14. (Epub ahead of print)
Url: http://dx.doi.org/10.1007/s00038-012-0341-5
Doi: 10.1007/s00038-012-0341-5