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PASSI, disuguaglianze sociali e salute
ISS 28/03/2012
Abitudine al fumo, sedentarietà e obesità sono più frequenti nelle persone con basso livello di istruzione e che riferiscono di avere molte difficoltà economiche rispetto alle persone con alto livello socioeconomico. La prevalenza di patologie respiratorie croniche e di diabete è più alta nelle persone con titolo di studio basso rispetto a quelle laureate e tra chi riferisce di avere difficoltà economiche rispetto a chi non ne ha. Al contrario l’adesione a programmi di screening per la diagnosi precoce del tumore della mammella o della cervice uterina è maggiore nelle donne con un livello d’istruzione medio-alto e in quelle senza difficoltà economiche percepite. Tra le poche eccezioni, il consumo di alcol: nelle donne il consumo definito a rischio è maggiormente frequente fra le più istruite.
Sono questi alcuni dei risultati dell’indagine effettuata nell’ambito del sistema di sorveglianza
Nel triennio 2007-09, sono state intervistate oltre 98.000 persone, estratte con campionamento casuale proporzionale, stratificato per sesso e classi di età, dalle anagrafi sanitarie delle ASL partecipanti, nelle quali vive circa l’85% della popolazione residente in Italia di 18-69 anni. Degli intervistati 94.996 sono di cittadinanza italiana e 3.153 di nazionalità straniera. Per questo rapporto, le analisi sono state eseguite soltanto relativamente agli intervistati con cittadinanza italiana, in quanto il basso numero di stranieri intervistati non avrebbe consentito di ottenere risultati affidabili in questa popolazione.
Sintesi dei risultati
Abitudine al fumo
Il 28% degli italiani di 18-69 anni ha riferito di fumare sigarette quotidianamente. Fumano di più gli uomini (32%) rispetto alle donne (24%) e, in entrambi i generi, le persone di 18-34 anni, quelle con scolarità media inferiore e quelle che riferiscono di avere molte difficoltà economiche. L’abitudine al fumo è più diffusa nelle Regioni centro-meridionali per gli uomini e in quelle centrali per le donne.
Consumo di alcol a rischio
Complessivamente circa il 20% degli italiani di 18-69 anni ha riferito un consumo di alcol a rischio: l’uso è più diffuso tra gli uomini (25%) rispetto alle donne (15%) e in entrambi i generi tra le persone più giovani e fra i residenti nelle Regioni settentrionali. Nelle donne il consumo, definito a rischio, di alcol è più frequente fra chi ha un livello alto di istruzione.
Sedentarietà
Il 29% degli intervistati di nazionalità italiana risulta sedentario (uomini: 27%; donne 31%).Sono più sedentarie le persone con bassa istruzione, quelle con molte difficoltà economiche riferite e quelle che risiedono nelle Regioni centro-meridionali.
Obesità
Circa una persona ogni dieci (12% uomini; 10% donne) di 18-69 anni è classificabile come obesa. L’obesità, in entrambi i generi, cresce con l’età ed è più frequente nelle persone con molte difficoltà economiche riferite e in quelle con bassa scolarità (nelle donne con bassa istruzione la prevalenza di obesità è circa doppia rispetto alle laureate). La prevalenza di obesità mostra inoltre un gradiente geografico Nord-Sud.
Ipertensione arteriosa
Complessivamente, il 21% degli italiani di 18-69 anni ha dichiarato di aver avuto una diagnosi di ipertensione da parte di un medico. Nella fascia d’età 50-69 anni la prevalenza raggiunge il 40%. Nelle diverse Regioni italiane la prevalenza varia dal 17% al 27%, ma senza un evidente gradiente geografico.
Ipercolesterolemia
Il 25% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto una diagnosi di ipercolesterolemia. La prevalenza di ipercolesterolemia è più elevata nelle Regioni del Nord e cresce all’avanzare dell’età: negli uomini passa dal 10% nella classe d’età 18-34 anni al 33% nei 50-69enni; nelle donne i valori sono rispettivamente 10% e 39%.
Presenza di patologie croniche
Il 18% degli intervistati ha dichiarato di avere almeno una delle patologie croniche in studio (diabete, insufficienza renale, bronchite cronica, enfisema, insufficienza respiratoria, asma bronchiale, infarto del miocardo o altre malattie del cuore, tumori). La prevalenza aumenta con l’età in entrambi i generi ed è più alta tra le persone con un basso livello d’istruzione e tra quelle che hanno riferito di avere molte difficoltà economiche.
Patologie respiratorie croniche
L’8% degli italiani di 18-69 anni ha riferito di aver avuto la diagnosi di una patologia respiratoria cronica. La prevalenza cresce con l’età in entrambi i generi ed è maggiore nelle persone con bassa scolarità e in quelle che riferiscono di avere molte difficoltà economiche: negli uomini passa dal 6% fra i laureati al 17% nelle persone con bassa scolarità; nelle donne i valori sono rispettivamente 6% e 14%.
Diabete
L’8% degli uomini e il 6% delle donne di 35-69 anni ha dichiarato di aver avuto, da parte di un medico, la diagnosi di diabete mellito (tipo 1 o tipo 2). La prevalenza riferita di diabete è maggiore tra le persone con un basso livello d’istruzione e con molte difficoltà economiche. È presente, inoltre, un gradiente geografico con valori più elevati nelle Regioni del Sud.
Esecuzione della mammografia
Il 69% delle donne di 50-69 anni ha riferito di aver eseguito una mammografia a scopo preventivo negli ultimi due anni. L’esecuzione della mammografia nei tempi raccomandati è maggiore nelle 50-59enni, nelle donne con un livello d’istruzione alto e in quelle senza difficoltà economiche percepite. Nell’esecuzione della mammografia si evidenzia inoltre un forte gradiente Nord-Sud: 80% vs 49%.
Esecuzione del Pap test
Il 74% delle donne di 25-64 anni ha riferito di aver effettuato a scopo preventivo un Pap test negli ultimi tre anni. Tra le donne con un alto livello di istruzione la frequenza di esecuzione dell’esame è più alta rispetto a quelle con un titolo di studio basso. A parità di condizioni economiche e di livello di istruzione, sono le donne del Nord ad eseguire il test con più alta frequenza (84%) rispetto alle donne delle Regioni meridionali (58%).
Diagnosi precoce dei tumori del colon-retto
Nel biennio 2008-09, il 33% degli uomini e il 31% delle donne di 50-69 anni ha riferito di aver eseguito un esame per la diagnosi precoce dei tumori del colon-retto nei tempi raccomandati. In entrambi i generi, la percezione di avere difficoltà economiche e la residenza nelle Regioni meridionali risultano associate ad una minore frequenza di esecuzione dei test.
Percezione positiva dello stato di salute
Il 66% degli intervistati ha riferito di stare bene o molto bene, il 30% discretamente e il 4% di stare male o molto male. Hanno dichiarano di stare meglio gli uomini (71%) rispetto alle donne (61%) e, in entrambi i generi, le persone più giovani (18-34 anni), quelle con scolarità più alta e quelle senza difficoltà economiche riferite. In generale, si sono dichiarate meno soddisfatte del proprio stato di salute le persone residenti nelle Regioni centro-meridionali.
Sintomi di depressione
L’8% delle persone di età compresa tra 18 e 69 anni è risultata classificabile come persona con sintomi di depressione. Le donne hanno riferito sintomi depressivi in percentuale doppia rispetto agli uomini (11% contro 5%). La prevalenza di sintomi depressivi, in entrambi i generi, è maggiore tra le persone con un basso livello d’istruzione e con molte difficoltà economiche.
Ridurre le disuguaglianze sociali ed economiche aiuta a produrre
salute per tutti
a cura di di Marina Maggini*
È noto come i principali indicatori di stato di salute generale (mortalità, attesa di vita) delle popolazioni europee ed occidentali siano in continuo miglioramento; che questo fenomeno virtuoso sia distribuito eterogeneamente nella popolazione, differenziandosi per livello sociale, è un dato meno conosciuto. Il miglioramento delle condizioni di vita per tutti gli strati sociali non ha condotto ad una riduzione delle diseguaglianze di salute: ricerche svolte in diversi paesi hanno rilevato come il miglioramento generale dello stato di salute nelle classi sociali più svantaggiate risulti di entità minore rispetto a quello delle classi sociali più elevate, con conseguente accentuazione delle diseguaglianze.
Come recentemente riportato dalla Commissione delle Comunità Europee, ci sono grandi differenze sanitarie tra i gruppi sociali definiti sulla base del reddito, dell’occupazione, del livello di istruzione o del gruppo etnico in tutti gli Stati membri. Le persone con livelli inferiori di istruzione, di reddito, o di occupazione vivono meno a lungo e sono in condizioni sanitarie peggiori per un maggior numero di anni
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All'inizio di questo nuovo millennio si è affermata a livello globale una sostanziale sfida per i sistemi di sanità pubblica: quella di colmare il divario – closing the gap
ovvero ridurre le disparità di salute all'interno delle fasce di popolazione dei singoli Paesi e, globalmente tra Paesi e Paesi. Oggi i sistemi nazionali e locali di sanità pubblica sono alla ricerca di idonei interventi e politiche per ridurre le disuguaglianze causate in particolare dai cosiddetti determinanti sociali
, ovvero le condizioni sociali ed economiche in cui vivono determinati strati di popolazione che possono influire sulla loro salute. Se gli esiti sanitari (in particolar modo quelli legati alle malattie croniche) sono derivati principalmente da alcuni specifici fattori di rischio, e se si è riconosciuto che spesso i determinanti sociali possono essere le cause delle cause
di questi allora appare drammaticamente importante per i decisori di sanità pubblica avere informazioni sia sulla cause (fattori di rischio) sia sulle cause delle cause (determinanti sociali).
Attraverso il sistema di sorveglianza PASSI ci si è, quindi, proposti di documentare la dimensione delle disuguaglianze sociali in relazione a stili di vita, presenza di malattie croniche e fattori di rischio, adesione a programmi di screening (mammella, collo dell’utero e colon-retto), percezione dello stato di salute. La continuità nella raccolta dei dati e il flusso costante di dati, caratteristiche uniche dei sistemi di sorveglianza, consentono di studiare e comprendere le dinamiche del legame tra determinanti sociali e salute che si evolvono nel tempo ed anche di analizzare l'effetto di interventi organizzati quali programmi di screening o campagne informative.
* Farmacoepidemiologia, ISS