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CS n° 20/2011- Morbo di Alzheimer, scoperto dai ricercatori dell’ISS nuovo meccanismo di degenerazione neuronale

Pubblicato 12/12/2011 - Modificato 10/02/2020

ISS 7 dicembre 2011

E’ stato individuato un nuovo meccanismo attraverso cui la beta-amiloide, la principale responsabile della neurotossicità nella Malattia di Alzheimer (AD), determina la morte delle cellule neuronali. La scoperta, pubblicata su Journal of Biological Chemistry, è stata svolta nei laboratori dell’Istituto Superiore di Sanità, coordinata da Enrico Garaci, Presidente dell’ISS, e Daniela Merlo, ricercatrice presso il Dip. di biologia cellulare e neuroscienze dell’ISS, diretto da Maurizio Pocchiari, anch’egli tra gli autori della ricerca, e grazie alla collaborazione con Alessio Cardinale dell’IRCCS San Raffaele Pisana.

L’accumulo di danno al DNA e i deficit nella riparazione del DNA possono contribuire alla progressiva morte neuronale che si verifica nelle malattie neurodegenerative. Sia la presenza di danni al DNA che una ridotta attività di riparazione sono documentate in AD, ma non è mai stato individuato il meccanismo molecolare alla base della disfunzione della riparazione del DNA. Nelle cellule eucariotiche, le forme più letali di danno al DNA, ovvero le rotture del doppio filamento, sono riparate principalmente dall’attività del complesso della DNA-dependent protein kinase (DNA-PK). In questo studio, è stato dimostrato per la prima volta che dosi subletali di beta-amiloide inibiscono l’attività della DNA-PK. E che questa inibizione impedisce la riparazione del danno del DNA e il conseguente accumulo di questo danno contribuirebbe alla morte neuronale.

La nostra ricerca è di straordinario interesse per due motivi – spiegano Garaci e Merlo - il primo attiene all’individuazione del meccanismo molecolare che comporta la morte dei neuroni nella Malattia di Alzheimer. Infatti il lavoro mette in evidenza come la beta-amiloide sia in grado di inibire l’attività dell’enzima DNA-PK che ha la funzione di riparazione del danno del DNA. Il secondo motivo di interesse è legato al fatto che questo enzima DNA-PK potrebbe essere utilizzato come strumento diagnostico nella malattia di Alzheimer anche nelle sue forme precoci.


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