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HPV: la conoscenza del vaccino aumenta nelle donne la prevenzione
Secondo un sondaggio condotto in Danimarca, Francia, Germania, Portogallo, Spagna e Svezia, le donne continuano a sottoporsi al pap test per la diagnosi precoce del cancro del collo dell’utero anche dopo l’introduzione della vaccinazione contro l’Hpv, il virus responsabile di questa grave patologia. L’indagine, presentata a Malmoe (Svezia) in occasione della XXV Conferenza Internazionale sul Papillomavirus (IPV), evidenzia che l’81% delle madri di ragazze con un’età compresa tra i 9 e i 17 anni, a conoscenza dell’esistenza del vaccino, si sottopone allo screening almeno una volta ogni 3 anni; al contrario, solo il 70% delle donne che non conoscono il vaccino ricorre allo screening. I risultati dell’indagine dimostrano quindi che la vaccinazione anti HPV come prevenzione primaria insieme ai programmi di screening per la diagnosi precoce del cancro del collo dell’utero sono la strada migliore per combattere questo tumore. Attualmente esistono due tipi di vaccini, uno quadrivalente e l’altro bivalente. Il primo protegge da 4 ceppi di Hpv (6, 11, 16 e 18) che causano la maggior parte delle patologie tumorali e non causate da questo virus; il secondo protegge solo dai tipi 16 e 18. L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha di recente ribadito che per la prevenzione da Hpv è necessario valutare ed eventualmente confrontare i vaccini nella loro effettiva capacità di ridurre l’incidenza delle patologie correlate a questo virus, senza prendere in considerazione la risposta anticorpale prodotta dall’organismo con la somministrazione del vaccino. Come è stato dimostrato da recenti studi il vaccino quadrivalente, oltre ad un’efficacia del 98-100 per cento sulla riduzione dei casi di tumore da HPV 16 e 18, offre una protezione che si mantiene costante e prolungata nel tempo. Dopo la vaccinazione, infatti, non si sono riscontrate lesioni cervicali precancerose nel gruppo immunizzato per un periodo medio di 8-9 anni.