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Consumi di alcol e impatto alcol correlato
ISS 20/10/08
Sono oltre 9 milioni gli individui di età superiore agli 11 anni che consumano l’alcol secondo modalità a rischio; 6.719.665 maschi, 2.117.182 femmine pari al 26,4 % e al 7,8 %, rispettivamente, della popolazione italiana. Complessivamente, oltre 740 mila minori (11-17 anni) sono consumatori a rischio: 470.000 ragazzi e 270.000 ragazze. Su 100 individui a rischio di sesso maschile, 7 sono minori (11-17 anni) ma tra le donne con consumi problematici, le minorenni salgono a 13 su 100.
Questi gli ultimi dati presentati in apertura della Prima Conferenza Nazionale Alcol a Roma. da Emanuele Scafato, Direttore dall’Osservatorio Nazionale Alcol e del Centro OMS per la Ricerca sull’Alcol dell’Istituto Superiore di Sanità . I dati si basano su un rinnovato e più accurato sistema di elaborazione prodotto dall’ISS in collaborazione con la Società Italiana di Alcologia, SIA.
I dati mostrano una preoccupante tendenza ormai consolidata nel corso degli ultimi anni: il rischio tra i minori al di sotto dell’età legale e quella tra gli anziani
commenta Scafato.
Le criticità maggiori sono ascrivibili ai giovanissimi per l’estrema vulnerabilità fisiologica.
Tra i ragazzi 11-15enni e quindi al di sotto dell’età minima legale, 1 ragazzo su 5 è un consumatore a rischio (22,8 % maschi, 16,8 % femmine) ; la prevalenza delle ragazzine a rischio 11-15enni (16,8 %), al di sotto dell’età legale, è più del doppio della media nazionale delle consumatrici a rischio di tutte le età (7,8 %) .
Tra i 16-17enni, 14 minorenni su 100 bevono secondo modalità rischiose. Inoltre oltre 700.000 18-24enni risultano a rischio. Tutti i comportamenti a rischio considerati sono più frequenti tra i maschi.
Birra e breezer, aperitivi alcolici ma anche superalcolici sono le bevande preferite in un mix, fuori pasto, spesso rituale che poco ha a che fare con il gusto di bere.
E’ oramai diffusa l’abitudine dei giovani a costruire le proprie emozioni, il divertimento, le relazione attraverso l’uso della sostanza alcol e questo prevalentemente a causa di una mancata trasmissione intrafamiliare di modelli ispirati alla moderazione
continua Scafatoma ciò anche in virtù di una pressione mediatica e di promozione di pubblicità che propongono le bevande alcoliche, vecchie e nuove, come un elemento indispensabile per il successo personale trasmettendo sensazioni e sentimenti che violano, a parere di molti, i codici di autoregolamentazione che andrebbero rivisti. Una pressione pubblicitaria senza limiti che ha raggiunto in Italia i massimi storici e forme sempre più apprezzate dai giovani e giovanissimi come abbiamo dimostrato attraverso ricerche specifiche
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E’ inspiegabile
prosegue Scafato come non si riescano a trovare ragioni e motivazioni per tutelare maggiormente i giovanissimi attraverso il divieto di vendita oltre che di somministrazione delle bevande alcoliche in tutti i contesti
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Rilevanti e significative differenze si riscontrano, in media, a livello regionale dove si registra una più elevata prevalenza al Nord (Trentino Alto Adige, Friuli V, G. , Piemonte le regioni con le più alte prevalenze per entrambi i sessi) e 15 regioni per i maschi e 7 per le femmine con prevalenze di consumatori a rischio superiori alle medie nazionali per sesso.
Ma il problema del consumo a rischio riguarda anche e soprattutto gli over 65. Tra gli anziani si registrano infatti ,in assoluto, le più elevate quote di consumatori a rischio prevalentemente legato all’abuso di vino.
Oltre 3.120.000 ultra65enni sono consumatori a RISCHIO; tra i maschi ultra65enni, 1 anziano su 2 è a rischio, tra le donne la proporzione è circa di 1 su 10.
Le donne, spesso sole e vittime di una mancata educazione formale al bere, scontano una inesperienza in un periodo estremamente delicato e vulnerabile in cui malattie, farmaci dovrebbero sconsigliare il consumo pur modesto di alcol
riferisce Scafato. Non è facile intercettare in questa età il problema alcol correlato e spesso non giova la mancanza di una attività di screening specifica nei contesti di assistenza primaria
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E’ indispensabile
prosegue Scafato adottare seri protocolli di identificazione precoce se si vuole spezzare la spirale che vede ogni anno 5000 nuovi alcoldipendenti in carico ai servizi e garantire che attività di screening del bevitore problematico, non alcolista, vengano affidate ad una rete integrata in cui siano ricomprese e valorizzate le esperienze e competenze autonome tipiche dei settori di prevenzione e promozione della salute e degli operatori e professionisti attivi nei setting di assistenza sanitaria primaria, nei servizi o unità di alcologia, ottimizzando così le risorse importanti dei SERT e ai Dipartimenti per le Dipendenze che hanno la competenza specifica della cura dell’alcoldipendente e i cui operatori sono in sofferenza a causa dello svolgimento di attività che solo parzialmente vengono destinate allo scopo principale del servizio
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E’ un obiettivo di civiltà, sociale ed etico, impedire che nuovi individui cadano vittima di rischi per definizione evitabili. Occorre un impegno collettivo per favorire livelli più elevati di salute e sicurezza e di protezione rispetto agli effetti negativi dell’alcol. La mera logica delle convenienze, economiche e di mercato, che spesso influenza la mancata adozione di misure e di politiche di controllo e di prevenzione
conclude Scafato deve essere affiancata da una più adeguata cultura individuale, collettiva, istituzionale supportata da una maggiore consapevolezza del rispetto del valore del benessere dell’individuo come risorsa per una società più sana e più tutelata dai danni e dai rischi alla salute causati dall’alcol
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