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Gli ormoni nelle carni

Pubblicato 25/10/2006 - Modificato 10/02/2020



L’Unione Europea ha preso in considerazione tutti gli ormoni che presentano un effetto positivo sulla crescita degli animali o quantomeno sulle loro masse muscolari. Questi ormoni si possono così classificare: gli ormoni steroidei (androgeni progestinici, estrogeni); gli ormoni della crescita (ne esistono di due tipi: bovino e suino), tutte quelle sostanze con attività antiormonale, quali gli ormoni antitireoidei e infine i cosiddetti beta agonisti, sostanze che pur non essendo ormoni veri e propri svolgono attività simili. Con meccanismi diversi, producono tutti effetti zootecnici. A parlare è Agostino Macrì, Direttore del Dipartimento di Sanità Animale e Alimentare dell’ISS, che spiega quali sono i rischi della presenza di ormoni negli alimenti di origine animale.

Quali sono i rischi per la salute e il benessere degli animali?
Gli effetti sono diversi: gli ormoni di tipo steroideo influenzano la sfera sessuale degli animali alterandone le caratteristiche sessuali secondarie e causando squilibri endocrini che possono condurre anche alla castrazione e comunque gli animali trattati divengono incapaci di riprodursi. Le sostanze antitiroidee bloccano l’attività della tiroide e facilitano il deposito d’acqua nei tessuti ed il fenomeno conseguente più evidente è rappresentato dalla bistecca che, cuocendosi, si restringe. Per quel che riguarda le sostanze beta-agoniste, hanno una azione vasocostrittrice che ha dei riflessi molto importante sull’apparato cardio-respiratorio anche in considerazione degli alti livelli che vengono somministrati. L’ormone della crescita, infine, oltre a favorire l’accrescimento muscolare negli animali giovani ha un effetto positivo nell’aumentare produzione di latte, favorendo al contempo mastiti e affezioni podali (malattie alle unghie) che richiedono successive terapie con farmaci antibatterici.

E quali i principali effetti sulla salute umana?
Per quanto riguarda gli ormoni steroidei gli effetti più importanti si traducono in disturbi della sfera sessuale. Ci sono in letteratura dati secondo cui bambini e bambine hanno avuto disturbi molto seri a seguito del consumo di carne contaminata con questi ormoni, quali ad esempio la comparsa molto precoce delle mestruazioni nelle bambine. Per quel che riguarda gli ormoni antitiroidei i pericoli sono più bassi perché non lasciano residui che hanno una vera e propria attività farmacologica. In questo caso, si tratta più che altro di una truffa merceologica perché si compra l’acqua pagandola come carne. I beta-agonisti, invece, hanno un effetto vasocostrittore e possono causare danni rilevante ad alcuni soggetti cardiopatici. Gli ormoni della crescita impiegati nelle bovine in lattazione, ormone che viene comunque metabolizzato, comportano un incremento del fattore di crescita insulinico fisiologico (IGF1) la cui presenza nel latte può aumentare. Le conseguenze di questo incremento sono oggetto di discussione scientifica. Le Autorità sanitarie americane le ritengono totalmente prive di rischi.

Dove e in quali casi è stato scoperto l’utilizzo degli ormoni?
Il mercato clandestino riguarda molte sostanze, non solo l'ormone della crescita venuto di recente agli onori della cronaca in seguito ai sequestri da parte dei Nas di alcuni allevamenti di bufala nel Casertano. Il problema più importante riguarda gli ormoni di tipo steroideo poiché, anche se le tecniche a disposizione consentono di individuare con facilità questi ormoni nel sangue e nell'urina degli animali, i contraffattori hanno aggirato l'ostacolo introducendo nuove tecniche: riescono cioè ad elaborare un cocktail di diverse sostanze a dosaggi molto bassi, difficilmente identificabili individualmente con le classiche analisi. Messi insieme vari tipi di ormoni, non solo naturali ma anche di sintesi, si ottiene un'azione sinergica, con ottimi effetti zootecnici, ma su cui è difficilissimo esercitare un controllo. Ci sono, è vero, parametri indiretti: gli animali trattati con ormoni ad esempio hanno lesioni importanti, però i residui non sono visibili perché la loro concentrazione è bassissima. Lo strumento migliore è agire a monte negli stessi allevamenti tramite le azioni di prevenzione e repressione come quelle effettuate dai carabinieri. I consumatori possono tuttavia star tranquilli in virtù dei sistemi di controllo aziendale e di controllo veterinario pubblico che garantiscono la sicurezza dei prodotti immessi sul mercato. Il cittadino, inoltre, può conoscere l’origine della carne che va a comprare grazie all’etichetta apposta sulla carne medesima. Occorre anche ribadire che quella in vigore nell’Unione Europea è una delle legislazioni più restrittive al mondo in materia.

Come si regola la Food and Drug Administration?
Esiste una differente valutazione del problema: è più permissiva per quel che riguarda l’ormone della crescita bovino perché gli esperti della Fda ritengono che non comporti rischi significativi né problemi inerenti il benessere animale, né che la produzione di IGf1 sia pericolosa. Il tutto è dovuto anche ad un diverso sistema di allevamento che permette di utilizzare queste sostanze senza avere alcun contraccolpo non solo di carattere sanitario ma anche economico. Basti pensare che la produzione di latte in Europa è molto elevata e un incremento potrebbe ulteriormente perturbare il mercato. Per quel che riguarda gli ormoni anabolizzanti vigono anche negli Stati Uniti regole severe: ne sono consentiti un numero limitato (5 al massimo) che possono essere impiegati solo in certe condizioni. Inoltre, è d’obbligo l’eliminazione di questo ormone prima della macellazione, con la rimozione generalmente della compressa impiantata in precedenza nel collo dell’animale, in modo da eliminare eventuali residui.

Cosa fa l’Istituto Superiore di Sanità in tema di ricerca e sorveglianza degli ormoni?
L’ISS lavora allo sviluppo di metodiche analitiche finalizzate a controllare i residui di tali sostanze, di pari passo porta avanti un importante programma di lavoro volto a studiare i fenomeni di metabolismo di queste sostanze e a capirne l’origine. Di recente sono stati fatti studi sul boldenone presentati anche in convegni internazionali che ne smentiscono l’ipotesi di un’origine naturale. Queste attività vengono svolte dal reparto all’interno del Dip. di Sanità Alimentare e Animale che si occupa di rischio chimico e che in collaborazione con le università e gli istituti zooprofilattici sta portando avanti lavori importanti.


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