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Le FAQ sulle allergie

Pubblicato 10/05/2004 - Modificato 10/02/2020

In collaborazione con Carlo Pini* e Gabriella Di Felice**

Quante persone in Italia e nel mondo soffrono di allergie?

Una delle stime più recenti indica che almeno il 20-25% della popolazione mondiale soffre di allergie. Stime relative al nostro Paese indicano che le allergie affliggono circa 10 milioni di Italiani, dei quali la metà soffre di asma, con un aumento della frequenza di quest'ultima di quasi il 100% negli ultimi 20 anni. Anche nei bambini le patologie da allergia sono in costante aumento: il "Progetto SIDRIA", un'analisi multicentrica realizzata nel 1995 ha rivelato che il 10% di bambini e ragazzi risultava affetto da asma chiaramente diagnosticata e il 25% presentava sintomi asmatici (sibili o fischi).

Quali le cause?

Le cause principali di questo trend in ascesa sono state identificate nell'inquinamento "outdoor" (pollini e micofiti) e in quello "indoor" (residui essiccati di acari e di insetti, derivati di origine animale quali pelo e forfora, unitamente a condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli quali il fumo di sigaretta, limitati ricambi d'aria e così via). A ciò vanno aggiunti i notevoli cambiamenti delle abitudini di vita riscontrati negli ultimi decenni e la complicità di fattori ereditari.

Quali piante sono 'colpevoli'?

Tra le tante specie vegetali accusate di provocare le allergie cosiddette stagionali, vi è la famiglia delle Graminacee, che comprende per la maggior parte specie che iniziano la loro fioritura a marzo e protraggono la stagione di pollinazione fino a maggio-giugno, ma anche altre specie che pollinano fino ad ottobre-novembre a seconda dei climi. Più della metà dei soggetti allergici italiani ha problemi causati dal polline di specie appartenenti a questa famiglia. Di grande interesse sono anche le Urticacee, che in alcune aree mostrano una presenza praticamente perenne, e le Composite, nell'ambito delle quali sempre maggiore importanza va assumendo l'Ambrosia, che fiorisce da fine luglio a fine ottobre, con un picco di intensità da metà agosto a metà settembre. Fenomeni allergici derivano anche da specie arboree quali olivo, cipresso, nocciolo, betulla.

Quale ruolo ha il clima?

Le relazioni tra i cambiamenti climatici e le allergie sono ancora poco indagate. Tuttavia, è lecito pensare che i cambiamenti climatici osservati negli ultimi anni, in particolare quelli legati all'aumento del tasso di ozono nell'atmosfera, abbiano potuto influire, almeno in maniera indiretta, sulla distribuzione e sulla presenza degli allergeni aerodispersi. I cambiamenti climatici, infatti, possono rendere più precoci o più ricche le fioriture con conseguente incremento del numero dei granuli di polline nell'atmosfera.

Esistono allergie perenni?

Sì, in quanto esistono allergeni perenni la cui presenza persiste nell'ambiente indipendentemente dalle stagioni. Si tratta quasi sempre di allergeni "indoor" (in primo luogo gli acari della polvere, ma anche scarafaggi, pelo e forfora di cane, gatto, ecc), che trovano un habitat ideale nei nostri ambienti domestici, senza grandi fluttuazioni dovute ai cambiamenti climatici grazie alla presenza di riscaldamento nei periodi più freddi.

Solo le piante provocano allergie?

No, esistono anche allergie alimentari, allergie dovute alla somministrazione di farmaci, a sostanze introdotte per via iniettiva (veleni di imenotteri), ad allergeni cutanei da contatto (sostanze chimiche varie, cosmetici, ecc.). La frequenza relativamente minore di queste sensibilizzazioni è purtroppo compensata dalla gravità delle manifestazioni patologiche indotte in questi casi. Molto estesa è la lista delle fonti alimentari di allergeni, quali il latte, il pesce, i crostacei, i molluschi, la soia, l'orzo, nonché diversi frutti come mele, pere e ciliegie. E' difficile, tuttavia, indicare delle percentuali, soprattutto per l'esistenza di una reattività crociata tra varie specie e famiglie allergeniche e la conseguente, sempre maggiore, frequenza di soggetti definiti polisensibili, allergici, cioè, non a un solo allergene ma a una combinazione di essi.

Come si fa la diagnosi di un'allergia?

La diagnosi è il risultato di 3 diverse analisi: l'anamnesi, i test in vivo e quelli in vitro. Il primo passo è quello di effettuare un'accurata anamnesi familiare, data la predisposizione ereditaria delle malattie allergiche, seguita da quella fisiologica (comprensiva di indagini sulle abitudini di vita e di lavoro, sulle condizioni ambientali, l'uso di farmaci, ecc.), e da quella patologica remota e prossima (mirata a definire il tipo di manifestazione, la periodicità, la concomitanza di altri fattori sull'insorgenza delle manifestazioni, ecc.). Seguono test più specifici effettuati direttamente sul paziente e nei laboratori di analisi.

Quali sono i test in vivo?

Il test maggiormente impiegato è lo 'skin prick test', o test cutaneo. Vi è poi il 'patch tests', o test epicutaneo utilizzato per la diagnosi delle dermatiti da contatto, i test di provocazione o scatenamento, quelli di eliminazione o sospensione usati per orientare meglio la diagnosi nel caso delle allergie alimentari e di allergie indotte da farmaci.

Quali sono i test in vitro?

I test in vitro più frequentemente impiegati sono il PRIST ed il RAST, con i quali vengono determinati, rispettivamente, il livello di IgE totali e quello di IgE allergene-specifiche nel siero. Va tuttavia, considerato che questi test, di per sé, non sono sufficienti per una diagnosi affidabile e vengono considerati test di secondo livello, da applicare, se necessario, dopo l'esecuzione dei test in vivo.

Le allergie si possono curare?

La vaccinazione profilattica (immunoterapia allergene-specifica) sembra essere l'unica strada percorribile per contrastare l'insorgenza o controllare la progressione delle patologie allergiche. L'immunoterapia specifica (SIT), praticata con somministrazione sottocutanea degli estratti allergenici, costituisce infatti l'unico intervento in grado di modificare stabilmente le reazioni del sistema immunitario facendolo 'abituare' alla presenza delle sostanze allergizzanti. Le iniezioni si praticano con diverse modalità, ogni settimana o a intervalli più ravvicinati, durante il periodo in cui non è presente nell'aria l'allergene per le allergie stagionali. Il trattamento sintomatico viene invece realizzato soprattutto con antistaminici, farmaci che bloccano l'istamina, cioè la sostanza liberata a seguito della reazione allergica. Nelle forme più acute si utilizzano i cortisonici per la loro azione antinfiammatoria e, in base al sintomo, decongestionanti nasali e broncodilatatori.

*dirigente di ricerca e **primo ricercatore del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate


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