Sin dai primi anni di vita molte malattie si presentano in modo diverso nei maschi e nelle femmine. Ad esempio, le femmine sono più predisposte a patologie auto-immuni (es. lupus eritematoso sistemico, tiroiditi) e presentano più frequentemente una pubertà precoce, i maschi sono colpiti con maggiore frequenza da autismo e deficit da ormone della crescita.
Negli ultimi anni anche la ricerca di base e la biologia cellulare ha cominciato a prendere in considerazione le differenze legate al sesso, stabilendo un collegamento fondamentale tra ricerca biomedica di base e clinica.
In collaborazione con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma l’Istituto Superiore di Sanità ha condotto uno studio retrospettivo basato sull’analisi delle cartelle cliniche di 388 pazienti (210 maschi e 178 femmine) ricoverati per bronchiolite in un arco di tempo che va da Gennaio a Dicembre 2016.
La bronchiolite è un’infezione virale acuta che colpisce il sistema respiratorio di bambini di età inferiore ad un anno con maggiore prevalenza nei primi 6 mesi di vita e maggiore incidenza tra novembre e marzo.
Questo studio ha evidenziato che la bronchiolite è un’infezione caratterizzata da una lieve prevalenza nel sesso maschile, in cui il sesso sembra agire come fattore modulante solo sul decorso clinico, influenzando la durata della degenza, la durata dell’ossigenoterapia e la necessità di terapia corticosteroidea, in maniera differente a seconda dell’agente eziologico coinvolto.
Sebbene siano ancora molti gli aspetti da approfondire, una rivalutazione della questione del genere in ambito pediatrico potrebbe contribuire al miglioramento delle strategie diagnostiche e terapeutiche nonché al miglioramento dell'adeguatezza delle cure. Ad esempio, come già sta avvenendo per diverse patologie, potrebbero essere attivati protocolli di screening differenziati per sesso, sia in termini di prevenzione primaria che secondaria, anche per quelle patologie pediatriche che abbiano mostrato una documentata differenza di genere.