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Disturbi dell’alimentazione, 132 i centri di cura e 48 le associazioni che offrono servizi e supporto
La mappatura dell’Iss, le Regioni con maggiore offerta sono Emilia Romagna e Piemonte
Sono 180 le strutture sul territorio nazionale, tra centri di cura e associazioni, che si occupano di disturbi della nutrizione e dell’alimentazione (Dna). La Regione che registra il maggior numero di servizi dedicati è l’Emilia Romagna (23, di cui 10 centri Ssn, 4 afferenti al privato accreditato, 9 associazioni), seguita dal Piemonte (20, di cui 12 centri Ssn, 4 del privato accreditato e 4 associazioni).
Questi i dati che emergono dalla mappatura aggiornata disponibile sulla piattaformadisturbialimentari.iss.it dell’Istituto Superiore di Sanità, presentata al convegno “La Mappatura territoriale dei centri dedicati ai Disturbi della Nutrizione e dell’Alimentazione: le associazioni e i servizi di cura” che si è tenuto oggi all’Istituto, organizzato dal Centro Nazionale Dipendenze e Doping (Cndd). Il lavoro, coordinato dal Cndd, è stato realizzato con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute-CCM.
“I disturbi della nutrizione e dell’alimentazione - evidenzia il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Rocco Bellantone - sono caratterizzati da un alto tasso di cronicità, mortalità e recidiva. L'esperienza maturata dai professionisti del settore evidenzia l'importanza di un intervento integrato e precoce, per evitare che il disturbo diventi cronico con il rischio di danni permanenti che, nei casi più gravi, possono portare alla morte. La possibilità di rafforzare la collaborazione tra le diverse strutture dedicate risponde a queste esigenze e offre uno strumento pratico per orientarsi sul territorio, uno strumento utile a favorire l’incontro tra la domanda dei cittadini e l’offerta territoriale”.
Centotrentadue centri e 48 associazioni
Al 30 settembre 2024 la mappatura conta 180 strutture sul territorio nazionale: 132 centri di cura (105 appartenenti al servizio sanitario nazionale, 27 al sistema del privato accreditato) e 48 associazioni, che vengono ‘censite’ per la prima volta. I centri di cura sono 63 al Nord, 45 al Sud e Isole e 24 al Centro Italia.
La maggior parte è strutturata per prendere in carico utenti dai 13 ai 45 anni. Ma una quota del 18% afferma di poter prendere in carico bambini di sei anni o meno e il 51% la fascia tra 7 e 12 anni. Il 78% anche persone con età superiore ai 45 anni. Rispetto alla modalità di accesso, nel 49% dei servizi è necessaria la prenotazione al Cup o la richiesta Ssn ma nel 33% dei casi la modalità di accesso ai centri è libera e senza impegnativa.
Complessivamente tra gli specialisti che lavorano nelle équipe vi sono prevalentemente psicologi, medici specialisti in psichiatria o neuropsichiatria infantile, dietisti e infermieri. Meno della metà, il 42% dei centri, afferma di avere posti letto dedicati esclusivamente ai DNA, con percentuali variabili per ricovero di tipo psichiatrico o internistico, sia per minori sia per adulti.
Le associazioni mappate per la prima volta, preziose per la prevenzione, l’ascolto e la condivisione
Per quanto riguarda la distribuzione regionale delle associazioni registrate in piattaforma, vi è un divario tra il Nord che ne conta 30, il Centro che ne conta 10 e il Sud che ne conta 8. Le associazioni sono composte da familiari di persone con Dna per il 92%, da cittadini volontari per il 71% e da volontari professionisti per il 56%; in oltre la metà dei casi i volontari sono appositamente formati sulla tematica. Partecipano all’attività delle associazioni, nel 31% dei casi, anche le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. In cima ai servizi erogati dalle associazioni vi sono interventi di prevenzione e promozione della salute, seguiti dai gruppi di auto mutuo aiuto per familiari e dalle attività formative. Nel 63% dei casi è disponibile uno sportello d’ascolto, nel 13% dei casi viene fornita assistenza anche con un telefono verde e nel 6% viene offerta attività domiciliare. Tra i destinatari dei servizi erogati i familiari e le persone con disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. Nel 79% dei casi le associazioni collaborano con i centri afferenti all’Ssn.
“Il monitoraggio capillare effettuato sui servizi sul territorio dedicati ai disturbi della nutrizione e dell’alimentazione – sottolinea Simona Pichini, direttore facente funzione del Centro nazionale Dipendenze e Doping- è un servizio che ci consente di aiutare in modo concreto e di essere vicini a coloro che hanno disturbi della nutrizione e dell’alimentazione e alle loro famiglie. Il nostro obiettivo è che con l’aggiornamento della piattaforma, che è costante, i cittadini trovino risposte ai loro quesiti in momenti nei quali essere tempestivi nella presa in carico può fare realmente la differenza”.
“La mappatura dei servizi dedicati ai DNA di cui oggi abbiamo presentato l’aggiornamento consente di offrire al cittadino una panoramica a 360° delle risorse presenti sul territorio - rileva Luisa Mastrobattista, primo ricercatore del Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’Iss – e per questo diamo la possibilità ai servizi censiti di inserire e aggiornare le informazioni in qualunque momento. Il censimento delle associazioni che si occupano di DNA, realizzato per la prima volta in questa mappatura, offre ai cittadini un ulteriore tassello di conoscenza che può risultare fondamentale per una presa in carico tempestiva; l’orientamento sul territorio verso i servizi di cura pubblici e del privato accreditato delle persone affette da DNA e dei loro familiari, infatti, passa anche dalle associazioni che possono offrire un supporto prezioso”.