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L’abuso di alcol aumenta anche tra gli anziani: sono più di 3 milioni gli ultra65enni a rischio alcol correlato in Italia

Pubblicato 17/04/2008 - Modificato 10/02/2020

ISS 17/04/2008 Che fossero i giovani ad ubriacarsi lo sapevamo; che fossero anche gli adulti, ma soprattutto gli ultra65 un po’ stupisce. Parliamo dei risultati del Progetto IPREA (Italian Project on Epidemiology of Alzheimer disease) condotti dall’Istituto Superiore di Sanità in 12 Regioni Italiane.
Emerge dai dati la sostanziale differenza nei fattori di rischio che, rispettivamente per i due sessi, risultano significativamente collegabili ai consumatori a rischio rispetto a coloro che consumano alcol, vino nello specifico, secondo le linee guida o che non consumino affatto. E’ da evidenziare che le linee guida raccomandano ai nostri ultra65enni di non superare mai un bicchiere di qualunque bevanda alcolica al giorno.

La proporzione degli anziani a rischio è pari al 32,6% (52,8% per i maschi; 17,5% per le femmine) ed è tra i maschi significativamente:

• maggiore, in pratica doppia, tra gli individui che dichiarano di sentirsi bene e del 48% in più tra quelli che dichiarano di sentirsi discretamente rispetto a coloro che dichiarano di sentirsi male
• maggiore del 93 % tra gli individui che fumano e del 50 % più elevata tra gli ex fumatori rispetto a coloro che dichiarano di non aver mai fumato
• maggiore dell’80% tra coloro che nella vita hanno svolto un lavoro manuale rispetto a quanti hanno svolto un lavoro intellettuale
• maggiore del 46 % tra chi è obeso rispetto a chi è normale o in sottopeso
• più elevata del 43 % tra chi vive nelle regioni del Nord Italia rispetto a chi vive al Centro

La proporzione di consumatrici di bevande alcoliche in quantità eccedenti i limiti raccomandati tra le donne è:

• del 55% maggiore tra gli individui che dichiarano di sentirsi bene rispetto a coloro che dichiarano di sentirsi male
• di quasi l’80% in più tra chi vive con il coniuge o con il convivente e del 46% in più tra chi vive da sola rispetto a chi vive in coabitazioni (non familiari)
• di circa il 66% in più tra chi vive nelle regioni del nord o dell’Italia meridionale Italia rispetto a chi vive al centro

“Per i maschi si conferma che fumo e alcol, anche per gli anziani, vanno di pari passo”, afferma Scafato, “e si accompagnano nel corso della vita incidendo in maniera complementare sullo stato di salute integrandosi a quello non meno influente legato al sovrappeso a testimonianza che gli “eccessi” comportamentali legati ad alcol e alimentazione non sono quasi mai disgiunti. Così come non dovrebbero esser mai abbandonati gli sforzi per “convincere” gli anziani che smettere di fumare e ridurre o smettere, se appropriato, di fumare reca sempre un vantaggio a qualunque età.”

< Il lavoro manuale maschile espone a maggior rischio rispetto a quello intellettuale, probabilmente per contesti e circostanze, anche sociali o socioeconomiche, più caratteristicamente legate a tali attività. Per le donne ultra65enni una modesta ma significa interazione si può attribuire alla scolarità con una prevalenza direttamente collegata al numero di anni di studio; anche altri studi, come il Progetto CO.A.LA. avevano dimostrato che maggiore è il grado di istruzione per le donne , maggiore è la prevalenza delle consumatrici a rischio.

“Fondamentale, per le donne , risulta essere l’importanza e la tenuta delle reti familiari ed istituzionali” commenta Scafato.

“Mentre per gli uomini tale variabile non risulta significativa, per le donne vivere con il coniuge o con il convivente o vivere da sole si qualifica come la condizione per la quale si registrano i livelli significativamente più elevati di ultra65enni a rischio rispetto alla condizione in cui la donna si trovi nella circostanza di vivere con familiari, amici o in istituti”.

E’ evidente, in questo caso, così come dimostrato in precedenti analisi prodotte dall’Osservatorio Nazionale Alcol, che il modello di consumo del coniuge o convivente di sesso maschile ha un efficacia nel sostenere e riprodurre modelli di consumo che sono tipici del sesso maschile ma poco compatibili con l’organismo già fisiologicamente vulnerabile femminile. “


Implicazioni di salute pubblica
Di Emanuele Scafato

Gli anziani sono spesso a vario titolo emarginati rispetto alle politiche e alle iniziative di prevenzione che focalizzano sui comportamenti e sugli stili di vita verosimilmente a causa della considerazione che è difficile modificare in vecchiaia un comportamento che ha avuto anni per potersi consolidare. Analogamente al fumo, diminuire di bere o, ove opportuno, cessare di bere (e nel corso della vecchiaia sono numerose le condizioni che consigliano tale ultima possibilità) comporta a qualunque età un vantaggio per la salute. Un organismo non in perfette condizioni psicofisiche per l’ingrato incedere degli anni dovrebbe essere oggetto di maggiore considerazione da parte delle persone che si pongono alla guida in particolar modo se si è consumato bevande alcoliche e anche di chi abilita tali persone al rinnovo della licenza di guida. Al di là delle vittime dirette dell’alcol, il riscontro di una mortalità subita da terzi , mortalità spesso infantile, giovanile o di una qualunque persona, di qualunque età è un riscontro tragico e assolutamente evitabile a fronte di un comportamento responsabile a cui ogni persona sa di doversi conformare nei contesti e nelle circostanze che ne suggeriscono l’adozione.

Troppo spesso i giovani sono criminalizzati come la fascia esclusiva di soggetti responsabili (ma sono purtroppo anche vittime) degli incidenti stradali che hanno come cassa di risonanza il fine settimana; troppo poco si riflette sulla parziale infondatezza di tali affermazioni, sul fatto che gli incidenti non sono una prerogativa esclusiva giovanile e che avvengono tutti i giorni della settimana. Ma soprattutto non ci si sofferma mai a riflettere sull’assenza cronica di una qualunque seria e valida alternativa ad un comportamento, quale ad esempio il bere per ubriacarsi che, in molte realtà italiane, matura non come risposta al “disagio” (che pure incide) ma alla pura e semplice noia di vivere, alla mancanza di prospettive concrete in cui proiettarsi, alla incapacità di ricevere anche attraverso una famiglia “disintegrata” i valori e le abilità di cui un giovane ha bisogno per poter combattere le ansie, Le paure, le insicurezze, le smanie di visibilità e di protagonismo tipiche dell’adolescenza. Può sembrare strano, persino incomprensibile, ma i giovani hanno loro modalità di comunicazione, una loro scala di valori con cui sarebbe bene abituarsi a confrontarsi se veramente si desidera sottrarli al rischio di un incidente, una patologia, un problema alcol correlati o, peggio, all’alcoldipendenza.


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