Genere e Salute

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Per capire il ruolo e il valore dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), oggi il principale ente di ricerca per la salute pubblica in Italia, è necessario fare qualche passo indietro nel tempo, nell'Italia dei primi anni del secolo scorso quando non esisteva un servizio sanitario nazionale e la tutela della salute dei cittadini non era ancora percepita come un elemento imprescindibile per lo sviluppo del Paese.

L’Istituto di Sanità Pubblica - che solo nel 1941 prenderà il nome di Istituto Superiore di Sanità - nasce ufficialmente nel 1934, con sede unica a Roma, alle dipendenze del Ministero dell’Interno.

In quel periodo, l’Italia era ancora un paese con alta percentuale di analfabeti, con grandissime differenze regionali e di genere, con una vita media di poco più di 50 anni, colpito ancora dalla malaria che mieteva migliaia di vittime.

Allora la tutela della salute pubblica era affidata al Ministero dell’Interno, dove operava, sin dai primi del ‘900, una Direzione generale della sanità pubblica dalla quale dipendevano i laboratori di sanità pubblica aventi funzioni di controllo e di ricerca. Tali laboratori erano dislocati in diversi sedi, quello di microbiologia e quello di chimica, ad esempio, erano ospitati nel convento di S. Eusebio a piazza Vittorio.

Un laboratorio di fisica sanitaria, noto come l’Ufficio del radio, perché si occupava soprattutto del controllo di sostanze radioattive, era ospitato presso l’Istitu      to universitario di Fisica di via Panisperna, ed era diretto da Orso Maria Corbino, cosìddetto “il Padreterno” perché persona molto influente sia come accademico che come politico. Con lui lavoravano i “ragazzi”, destinati a diventare famosi: Enrico Fermi, premio Nobel per la fisica nel 1937, detto “il Sommo Pontefice” per la sua autorevolezza, Franco Rasetti, “il Cardinale Vicario” perché numero due dopo Fermi, Emilio Segrè, anche lui premio Nobel, ed Edoardo Amaldi, detti “gli Abati”,  e Bruno Pontecorvo, “il Cucciolo” perché il più giovane di tutti. Ricordiamo qui il Laboratorio di fisica perché venne poi trasferito all’ISS e ha rappresentato un nucleo importante per suo successivo sviluppo. Lo stesso Fermi passò alcuni anni presso l’Istituto contribuendo al suo prestigio nazionale e internazionale. Alla guida dell’Ufficio del radio di via Panisperna era stato nominato Giulio Cesare Trabacchi, assistente di Corbino, che in qualità di responsabile per la sanità pubblica disponeva di risorse finanziarie più consistenti rispetto a quelle dell’istituto universitario e per questo venne soprannominato “la Divina Provvidenza”. Tutti appellativi di matrice cattolica. Trabacchi diventerà poi il Direttore del prestigioso Laboratorio di fisica dell’ISS.

    

Un’altra importante attività di ricerca per la salute che determinò la nascita dell’Istituto, era quella mirata alla lotta contro della malaria, uno dei grandi flagelli del periodo. Per svolgere ricerche sulla malaria era stata istituita una Stazione sperimentale che operava in diverse località. Il medico italiano Alberto Missiroli dirigeva la Stazione che era sostenuta da finanziamenti della statunitense Rockefeller Foundation.  

Fu proprio grazie a tale legame tra il governo italiano e quello americano che alla fine degli anni ’20 si poté programmare e poi attuare la fondazione dell’ISS.  

L’inaugurazione ufficiale avvenne il 21 aprile del 1934, ancora in piena epoca fascista. Il nuovo Istituto di Sanità pubblica rimase alle dipendenze della citata Direzione generale della sanità pubblica del Ministero dell’Interno fino al 1959, già in pieno dopoguerra, quando passò al neo-istituito Ministero della Sanità.

Con la riforma sanitaria del 1978, l’Istituto è diventato organo tecnico-scientifico del Servizio sanitario nazionale (SSN) avviandosi ad affrontare le trasformazioni necessarie per rispondere al crescente decentramento della sanità che affidava compiti sempre più importanti alle Regioni.

Nel corso degli anni molte furono le trasformazioni strutturali dell’ISS che diventa ente di diritto pubblico nel 2001 e si rinnova ancora nella struttura e obiettivi nel 2016 per rispondere alle mutate esigenze della sanità e ai bisogni del Paese.

L’Istituto, nel quale oggi lavorano circa 2500 persone, crebbe molto velocemente nel suo impegno per la salute pubblica assumendo responsabilità in diversi ambiti, dal controllo dei farmaci e vaccini, allo studio delle malattie e dell’ambiente, alla sicurezza degli alimenti e degli animali e molto altro ancora, rappresentando oggi una struttura complessa, unica nel suo genere, in grado di rispondere con evidenze scientifiche alle richieste dei diversi portatori di interesse, dal mondo della ricerca, ai decisori politici, ai cittadini.


Domenico Marotta, praticamente il primo Direttore dell’ISS, in carica  per oltre 25 anni (dal 1935 al 1961), ebbe il merito di concepire l’Istituto come un luogo dove la ricerca di base e la ricerca applicata potessero felicemente  coesistere, e alimentarsi reciprocamente. Dotato di forte personalità, di abilità e intraprendenza, Marotta perseguì gli ideali dell’indipendenza della scienza dal potere politico; le attività scientifiche infatti proseguono anche durante il periodo della seconda guerra mondiale. Scienziato e uomo di cultura, Marotta si impegnò a tradurre la Nuova Atlantide di Francis Bacon sostenendo, come il filosofo inglese l’importanza della scienza per il bene del Paese.

È proprio sotto la sua direzione che lavorarono in Istituto ben 4 premi Nobel, 2 dei quali, Ernst Boris Chain e Daniel Bovet vennero chiamati appositamente da lui per assumere incarichi che garantirono all'Istituto una grandissima visibilità internazionale.

   

Si tratta di una storia quella dell’ISS che si svolge parzialmente anche negli anni della guerra, durante i quali Marotta riesce a limitare l’arruolamento militare dei ricercatori a scopi bellici e l’ISS esce miracolosamente indenne dal bombardamento del vicino quartiere di San Lorenzo dove morirono più di 1500 persone.

Le principali attività dell’Istituto nei sui primi anni di vita riguardavano la microbiologia per il controllo delle malattie infettive, la fisica sanitaria e il controllo delle sostanze radioattive, la chimica, principalmente per il controllo degli alimenti e la malariologia. Nel corso degli anni vennero messe a punto strategie sempre più efficaci per la lotta agli insetti vettori della malattia che portarono ad una netta diminuzione dei casi di malaria soprattutto grazie all'impiego del DDT (di cui ancora non si conosceva la pericolosità). Nel 1971 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarò l’Italia Paese completamente libero dalla malaria.

Quello del secolo scorso era un Istituto in cui ancora operavano artigiani, accanto ai premi Nobel; ricordiamo ad esempio il soffiatore di vetro che costruiva su richiesta gli strumenti necessari per la ricerca, gli elettricisti e i falegnami che risolvevano direttamente i problemi di manutenzione degli edifici e spesso costruivano il mobilio necessario; c’erano anche le sarte e nei ricevimenti ufficiali si adoperavano servizi di piatti e tovaglie con il logo dell’ISS.

C’era anche spazio per la cultura e vennero fatti numerosi acquisti anche di quadri, sculture e libri rari oggi orgogliosamente esposti in Biblioteca e nel recente Museo, oltre che nelle sale di rappresentanza. Come è stato ricordato in numerose interviste rilasciate dai pensionati della fine del secolo scorso, si era tutti amici e solidali, c’era un grande rispetto per il lavoro di tutti e si era pronti collaborare “come in una grande famiglia”. A Natale c’erano i regali della Befana per i figli dei dipendenti, ma le scale di marmo della palazzina centrale potevano salirle solo i ricercatori; gli operai dovevano indossare le tute gialle… si lavorava di sabato mattina, c’era un unico telefono sul pianerottolo per i dipendenti, e un centralino per richiedere telefonate interurbane.


Durante la direzione di Marotta, nel 1948, fu costruito un impianto pilota per la produzione della penicillina, operativo a pieno ritmo dal 1951: si trattava della prima fabbrica pubblica di penicillina realizzata da Chain, già insignito del Nobel, nel suo ruolo di Direttore del Centro internazionale di chimica microbiologica.

Da sempre l’ISS ha sviluppato una intensa attività internazionale e congressuale, e sin dai primi anni di attività ha avuto un ruolo di primo piano nella formazione del personale sanitario.

A pochi anni dalla sua fondazione, nel 1938, venne fondata la rivista scientifica “Rendiconti dell’Istituto di Sanità Pubblica”, a testimonianza del grande impegno anche sul versante della produzione e diffusione delle informazioni scientifiche. I Rendiconti furono pubblicati anche nel periodo della guerra, e ancora oggi con il nome di “Annali dell’Istituto Superiore di Sanità” (dal 1961) la rivista pubblica puntualmente articoli di rilevanza per la salute pubblica. L’impegno sul versante editoriale è cresciuto nel tempo con la produzione di rapporti tecnici, notiziari, serie di interesse storiche e materiale per le scuole, oggi tutte online. Numerosi sono stati anche i contributi dei ricercatori ISS nelle più prestigiose riviste internazionali del settore biomedico. Da una recente analisi dei dati del Web of Science (aprile 2017) emerge la fisica come settore dominante nella pubblicazioni impattate nella prima metà del secolo scorso. Successivamente si conferma una maggiore produzione nella area della chimica e della biologia per giungere poi ad un generale livellamento delle aree tematiche confermandosi la tendenza ad essere sempre più multidisciplinari. Numerose e importanti anche le pubblicazioni ISS in ambito nazionale che insieme a quelle di valenza internazionale sono oggi stabilizzate intorno alle 1300 l’anno.

Tra la fine degli anni ‘60 e gli inizi degli anni ‘70, dopo una serie di aspri confronti scientifici e politici sulla collocazione e sui destini dell’Istituto, la legge di riforma dell’Istituto (n. 519/1973) crea spazio per un rilancio e potenziamento delle sue attività. Il nuovo indirizzo dell’ente è sostenuto ulteriormente dalla legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale (n. 833/1978) che assegna all'Istituto Superiore di Sanità il ruolo di organo tecnico-scientifico del servizio stesso, alle dirette dipendenze del Ministro della Sanità, ruolo che mantiene a tutt'oggi.

Gli anni di Direzione di Francesco Pocchiari (1972-1989), furono caratterizzati da un lato dalle lotte politiche, ma furono anche anni di grande attività scientifica in cui l’Istituto fu protagonista di una serie di emergenze di sanità pubblica, oltre ad essere sempre più coinvolto in attività normative e di controllo.

 

Ricordiamo l’epidemia di colera a Napoli nel 1973 e il coordinamento degli osservatori epidemiologici per le malattie infettive; l’incidente dello stabilimento ICMESA di Seveso nel 1976 con fuoriuscita di diossina in cui l’ISS è intervenuto prontamente assumendo un ruolo attivo nella delimitazione delle aree contaminate e nella valutazione del rischio per la salute della popolazione; il terremoto dell’Irpinia nel 1981 in cui l’ISS elabora un piano per superare le emergenze sanitarie e interviene sul campo con i propri esperti; il disastro di Chernobyl, nel 1986, in cui l’ISS valuta i dati sulla contaminazione sul territorio italiano.

Dopo la morte improvvisa di Francesco Pocchiari, si alternano numerosi direttori, Francesco Antonio Manzoli, Giuseppe Vicari, Aurelia Sargentini - prima e unica donna direttrice dell’ISS per un brevissimo periodo - Giuseppe Benagiano. Ciascuno offre il proprio contributo in un paese non privo di contraddizioni.

Nel 2001, la nuova organizzazione dell’ente (DPR 70/2001) prevede un Presidente e un Direttore Generale. Sarà Enrico Garaci ad affrontare le sfide del cambiamento nel suo ruolo di primo Presidente dell’ISS per oltre 10 anni.

Si sviluppano le collaborazioni nazionali ed internazionali per progetti di eccellenza, per la produzione di evidenze scientifiche per la promozione e tutela della salute della collettività.


Sono gli anni dei progetti di ricerca per la lotta all’AIDS, coordinati dall’ISS con importanti finanziamenti del Ministero della Salute, che hanno visto storie di successo nella partecipazione a sperimentazioni cliniche sui nuovi farmaci antiretrovirali. Anni di impegno per la lotta ai tumori, in cui vengono firmati gli accordi Italia-USA, anni in cui l’ISS è impegnato nella ricerca sulle cellule staminali e nella lotta alle malattie infettive vecchie e nuove, ricordiamo ad esempio l’impegno per contrastare la SARS (Severe Acute Respiratory Syndrome), l’influenza aviaria, l’antrace, la malattia di Creutzfeldt-Jacob (la così detta mucca pazza). In questo stesso periodo viene rafforzato il ruolo dell’ISS nell'ambito delle reti epidemiologiche, che consentono di monitorare i diversi aspetti della sanità, dallo studio di virus e batteri, alle malattie infettive emergenti e riemergenti, ai fattori di rischio ambientali per la tutela dei cittadini e dei lavoratori (pensiamo ad alle sorgenti elettromagnetiche o alle esposizioni  ad amianto).

Nascono le carte del rischio cardiovascolare e polmonare che tengono conto dei fattori rischio individuali e degli stili di vita. Si sviluppano i servizi di telefono verde nella lotta contro il fumo, la droga, l’alcol, aprendo un dialogo diretto con il cittadino. Si rafforza l’impegno per le malattie rare. Si effettuano valutazioni della qualità dei servizi sanitari per stimolare il miglioramento dei servizi resi attraverso il confronto dei risultati ottenuti, che devono essere pubblici per operatori e per la collettività. Sono gli anni in cui si affermano le politiche dell’accesso aperto, e la necessità di condivisione dei dati della ricerca, anni in cui si rafforza anche l’impegno sul versante della comunicazione.

Tutte attività destinate a svilupparsi ed ampliarsi per portare poi alla definizione del nuovo ruolo dell’ISS per la salute degli italiani, in un mutato scenario in cui popolazione è invecchiata, aumentano i malati cronici, si vive il paradosso di avere a disposizione terapie sempre più innovative ed efficaci ma limitate risorse per acquistarle e utilizzarle, accrescendosi così le diseguaglianze per la salute.

L’Istituto oggi è capace di coniugare tradizione e innovazione valorizzando al massimo il capitale umano che vi lavora. Un Istituto che si ripropone oggi come centro di eccellenza e punto di riferimento per la salute di tutti.

Walter Ricciardi, già Commissario dell’ISS e Presidente dal 2015 al 2018, ha traghettato l’ISS verso il cambiamento per affrontare le nuove sfide degli anni 2000, dando spazio all'innovazione con rinnovato impegno per la promozione di una ricerca pubblica e di un sistema di cure, basati entrambi sulle evidenze e sulle migliori pratiche cliniche. Una ricerca sostenibile e traducibile in diagnosi e terapie per ottimizzare l’assistenza e rendere il sistema sanitario nazionale più efficiente. Nel 2018 l'ISS celebra i 40 anni del Servizio Sanitario Nazionale con la pubblicazione di un volume che dà voce alle attività ISS svolte per la sanità pubblica.

Silvio Brusaferro, nel 2019, prima Commissario, poi Presidente, affiancato dal Direttore generale Andrea Piccioli, ha coordinato nell'emergenza pandemica che ha visto in prima linea l'Istituto, il monitoraggio dell'infezione di SARS-Covid 19, per cui è stato messo a punto dall'Ente uno specifico sistema di sorveglianza, in collaborazione con le Regioni, oltre a elaborare protocolli di contenimento dell'epidemia nei diversi ambiti sociali e sanitari. 

Dal 2024 l'Istituto si avvia a una nuova fase che prevede una riorganizzazione dell'Ente  presieduto dallo scorso gennio dal Presidente, Prof. Rocco Bellantone. 

 

Per approfondire la conoscenza della storia dell’ISS