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Parlarne fa bene

Il primo desiderio può essere quello di non dire niente a nessuno, di mantenere il “segreto” dell’infertilità. Non parlarne fa sentire protetti dalle critiche, dai giudizi, dall’incomprensione degli altri. Perché esporre la propria storia di infertilità a chi ritiene che spendere soldi per un trattamento di PMA sia uno spreco visto che sarebbe meglio adottare un bambino? Perché rischiare di farsi colpevolizzare per aver deciso troppo tardi di avere un figlio? Perché sentirsi dire che questo modo di mettere al mondo un figlio “a tutti i costi” è innaturale ed egoistico? Così, se proprio non si possono eludere le domande degli altri, meglio ridurre i rapporti sociali o perlomeno le occasioni “critiche” in cui saranno sicuramente presenti dei bambini. Giusto. Però se non parlare diviene un modo di nascondere anche a se stessi il carico di sofferenza che l’infertilità porta con sé, il prezzo da pagare può essere troppo alto. Negare il problema non aiuta certo a risolverlo e può indurre all’isolamento. Parlarne, al contrario, fa bene, però occorre farlo con le persone giuste e al momento giusto, senza forzarsi. Gli strumenti e le opportunità non mancano, basta cercarle. I contatti con le  associazioni di pazienti e con  le comunità di sostegno on line, i colloqui con gli specialisti che offrono un servizio di counseling per le coppie, gli incontri con le altre coppie, sono le occasioni migliori per confrontarsi con chi comprende il problema senza giudicare. E’ importante però rispettare anche il desiderio di non dire: ci sono aspetti estremamente privati e delicati che riguardano solo l’intimità della coppia e che non devono essere rivelati se non è necessario e se non se ne sente il bisogno. Ci sono anche dei momenti in cui non si ha proprio voglia di parlare con nessuno, soprattutto se le cose vanno male, meglio aspettare che siano passati. Decidere cosa dire, quando e soprattutto con chi parlare è un modo di mantenere il contatto con le proprie emozioni, di rispettare se stessi e il  partner e di restare padroni della propria vita in un periodo in cui buona parte di essa sembra sfuggire al controllo.

Parlare con i familiari e gli amici

Sembra facile ma non lo è. Spesso, proprio le persone più vicine, sono quelle con cui è più difficile parlare. Non sono abbastanza neutre per ascoltare senza sentirsi in dovere di dire qualcosa, di dare consigli (ovviamente in buona fede), o ancora peggio di intervenire nel tentativo di dissuadere dal ricorso alla PMA. Tuttavia poiché la loro comprensione e il loro sostegno possono essere molto importanti, occorre imparare a non nascondere le difficoltà pratiche ed emotive che l’infertilità comporta e far capire  quali sono i modi e i limiti per comunicare nel modo giusto. In primo luogo può essere utile stabilire che cosa dire e che cosa non dire, essere sinceri non vuol dire violare la  propria privacy o quella di coppia. Inoltre bisogna saper riconoscere i momenti opportuni per parlare: un interlocutore distratto o di cattivo umore non fa altro che aumentare la sensazione di non poter essere compresi e accolti, le occasioni in cui c’è maggior distensione da parte di entrambi aiutano a non drammatizzare ulteriormente una difficoltà già sufficientemente seria per un verso e a non sottovalutare e banalizzare la sofferenza per l’altro.

Saper ascoltare

Gli amici e i familiari, d’altra parte, dovrebbero accettare che l’infertilità cambia la percezione di molte cose: il senso del futuro, le priorità lavorative, la relazione con gli altri, l’immagine di sé, il rapporto di coppia. Rispettare la sofferenza che l’infertilità comporta significa comprenderne la reale dimensione esistenziale. Non minimizzare mai il problema, non tentare di rassicurare in modo superficiale, non proporre  confronti inopportuni con il successo di altre coppie, non dare consigli medici non richiesti: meglio invece informarsi il più possibile sull’infertilità, predisporsi all’ascolto ma saper anche rispettare il silenzio, chiedere con umiltà “cosa posso fare per te?”

Parlare con le altre coppie

Trovare qualcuno con il tuo stesso problema, significa, spesso, cercare un tuo simile in un mondo che improvvisamente sembra popolato da estranei. La rete, con la sua capacità di offrire un “mondo parallelo” è una risorsa eccellente per le coppie infertili, offre occasioni di contatto senza per questo richiedere l’impegno di una relazione sociale. Permette uno scambio continuo di informazioni, spesso irreperibili altrimenti, e un aggiornamento continuo sulle tecnologie riproduttive. Spesso il contatto con le altre coppie, soprattutto se continuativo, aperto e solidale può essere una forma di mutuo aiuto e sostegno efficace e alternativo ad una terapia psicologica: per questo motivo le comunità virtuali dedicate all’infertilità sono aumentate notevolmente negli anni. In particolare, i siti web delle associazioni di pazienti sono strumenti efficaci per raccogliere e identificare le istanze delle coppie, per sostenerne le ragioni e rappresentare i loro diritti. Nel nostro sito alla sezione “associazioni e società scientifiche” troverai i link alle principali associazioni italiane.

Parlare con un counselor

Familiari e amici possono dare molto sostegno, ma qualche volta ci può essere il bisogno di parlare con qualcuno che non conosci, che non ti conosce e che certamente non ti giudica. L’infertilità mette a dura prova anche le persone con un buon equilibrio emotivo, perché richiede una forte tenuta per far fronte all’incertezza, alla frustrazione, all’attesa spesso lunga di una gravidanza, senza cedere all’ottimismo infondato o alla disperazione. L’aiuto di un counselor specializzato può essere decisivo, ci sono momenti in cui la confusione, la sensazione di impotenza, l’ansia e la depressione sono del tutto naturali e comprensibili, ma molto difficili da gestire.  Il counselor aiuta ad esplorare i sentimenti, a far comprendere meglio la situazione in cui ti trovi, a facilitare le decisioni e a trovare nuove risorse per affrontare le difficoltà. Secondo studi recenti circa il 20% delle coppie ha bisogno di un sostegno psicologico. Se ti riconosci in qualcuno di questi sintomi, chiedi aiuto ad uno psicologo:
-perdita di interesse per le attività solite;
-depressione senza sollievo;
-tensione nelle relazioni con amici, familiari, colleghi;
-difficoltà a pensare ad altro che all’infertilità;
-forte ansia;
-riduzione della capacità di eseguire dei compiti;
-difficoltà di concentrazione;
-disturbi del sonno (difficoltà a dormire, svegliarsi presto la mattina o al contrario dormire troppo);
-cambiamenti nell’appetito o peso (aumento o diminuzione);
-aumento nell’uso di alcol, farmaci, o altre sostanze;
-pensieri sulla morte o sul suicidio;
-isolamento sociale;
-continuo senso di colpa, pessimismo o senso di futilità della vita;
-continuo senso di rabbia e rancore.
  
Rivolgersi ad uno psicologo non significa essere “malati di infertilità”, è invece  un modo per prendersi cura di se stessi in una situazione che rappresenterebbe una difficoltà molto seria per chiunque.         

 


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Tematica

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