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Indietro COS’È IL TATUAGGIO E IL PERMANENT MAKE-UP (PMU) 

Il tatuaggio è una pratica di colorazione della pelle dalle origini antichissime. Il termine tatuaggio sembra derivare dal termine “tau-tau” che ricorda il rumore prodotto dal picchiettare del legno sull’ago utilizzato per bucare la pelle secondo quanto descritto dal capitano inglese James Cook, approdando a Tahiti nel 1769.  

Il trucco permanente, PMU dall’inglese permanent make-up, è una tecnica della cosmesi decorativa che utilizza il tatuaggio per applicare i pigmenti sotto la superficie della pelle, fornendo una facile alternativa al trucco convenzionale per motivi estetici o a seguito di condizioni mediche che impediscono l'applicazione del trucco convenzionale.  

Nell’Unione europea il numero di persone che hanno dei tatuaggi o PMU è in continuo aumento, in particolare tra la popolazione giovanile. Nella fascia di età compresa tra i 18 e i 35 anni la probabilità di avere un tatuaggio è doppia rispetto al resto della popolazione.  

Le procedure utilizzate per i tatuaggi e il PMU, sia che prevedano l’impiego di aghi o l’applicazione di altre tecniche come il microblading, causano inevitabilmente una lesione della barriera cutanea, con il risultato che gli inchiostri sono assorbiti dall’organismo. Nella maggior parte dei casi, i pigmenti responsabili della colorazione rimangono nei pressi dell’area in cui è stata somministrata la miscela, facendo sì che il tatuaggio o trucco permanente rimanga visibile, mentre una parte viene trasportata ai linfonodi locali e attraverso il sistema linfatico ad altri organi del corpo per essere eliminata o immagazzinata. 

Gli ingredienti solubili contenuti nella miscela si distribuiscono tuttavia nell’intero organismo nel giro di qualche ora o di qualche giorno.  

Gli inchiostri per tatuaggi sono costituti da particelle di pigmenti insolubili (responsabili della colorazione) disperse in una miscela di solventi ed ingredienti ausiliari. I pigmenti rappresentano gli ingredienti principali degli inchiostri e possono essere presenti fino al 60% del peso dell’inchiostro. 

I pigmenti possono essere sostanze inorganiche o sostanze organiche. 

I pigmenti inorganici (ossidi di ferro, di titanio e di cromo) conferiscono una colorazione opaca e meno brillante e per tale motivo sono impiegati preferenzialmente nella formulazione degli inchiostri per PMU. 

I pigmenti organici, soprattutto quando miscelati insieme agli ossidi di titanio o al solfato di bario, conferiscono una colorazione più intensa e ricoprono un più ampio range di colori: per tale motivo essi trovano largo impiego negli inchiostri per tatuaggi. 

Per ciascuna tipologia di pigmento, possono essere identificate diverse tipologie di impurezze potenzialmente presenti: metalli pesanti in pigmenti a base di ossidi metallici, impurezze organiche come ammine aromatiche in pigmenti organici e idrocarburi policiclici aromatici (IPA) in pigmenti neri a base di nerofumo (carbon black). L’acqua rappresenta il principale solvente impiegato, mentre tra le sostanze ausiliarie troviamo alcoli, surfattanti, agenti leganti, viscosizzanti, umettanti, emollienti e conservanti. Quest’ultimi garantiscono la conservazione dei prodotti a seguito dell’apertura, prevenendo la contaminazione microbica, favorita dall’alto contenuto di acqua e sostanze organiche.  

L’applicazione di un tatuaggio o di un PMU può comportare dei rischi sanitari qualora non venga eseguito seguendo i protocolli e le pratiche di igiene e/o rischi chimici relativi all’esposizione a sostanze pericolose utilizzate o presenti come impurezze negli inchiostri per tatuaggi e PMU. Occorre inoltre considerare che il metabolismo dei coloranti nella pelle, la decomposizione dovuta all’esposizione all’irraggiamento solare e l’irradiazione laser possono causare il rilascio di sostanze chimiche pericolose dall’area del corpo in cui è localizzato il tatuaggio o il PMU.  

A partire dal 4 gennaio 2022, agli inchiostri per tatuaggio e PMU presenti in commercio ed impiegati dai tatuatori si applica la misura regolatoria prevista dalla restrizione ai sensi del Regolamento (CE) No. 1907/2006 (REACH), che stabilisce dei limiti di concentrazione massimi ammissibili per le sostanze che possano comportare un rischio per la salute dei consumatori. 


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