Relazioni che curano, all’Iss un convegno su complessità e salute

UFFICIO STAMPA
Si è svolto all’Istituto Superiore di Sanità il convegno “Complessità e salute. La diagnosi relazionale in ambito clinico, educativo e sociale”, promosso dal Centro Nazionale Malattie Rare in collaborazione con la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare. L’evento ha riunito esperte ed esperti di fisica, neuroscienze, biologia dei sistemi, medicina clinica, psicoterapia familiare e Health Humanities, mostrando come la complessità possa essere letta e applicata in modo trasversale alle diverse discipline, offrendo un esempio concreto di collaborazione dentro e fuori le istituzioni per costruire un sistema più integrato. Aprendo i lavori, il Presidente dell’Iss Rocco Bellantone ha ricordato che “la cura non è solo un atto tecnico o individuale, ma un processo condiviso, che coinvolge persone, famiglie, professionisti e istituzioni” e che la diagnosi relazionale rappresenta “un esempio concreto di evoluzione verso un paradigma capace di valorizzare le relazioni e la conoscenza che nasce dall’incontro tra saperi e persone”. La giornata ha mostrato come i modelli basati sulla complessità e sulla relazione favoriscano approcci più equi e partecipati alla salute, in linea con i principali documenti di indirizzo nazionali e internazionali. "In un contesto globale in rapido cambiamento e con criticità sempre crescenti- ha spiegato Marco Silano, direttore del Centro nazionale malattie rare- considerare la complessità non è solo una necessità, ma anche e soprattutto un'opportunità per assicurare salute in base ai diversi bisogni."
“La complessità non è un ostacolo, ma una lente che permette di comprendere meglio le connessioni tra salute, contesti di vita e sistemi di cura”, ha evidenziato la responsabile del Laboratorio di Health Humanities Iss, Amalia Egle Gentile, sottolineando l’importanza di “mettere al centro la relazione per integrare scienza, discipline umanistiche e arti per promuovere la salute”. Il direttore della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, Carmine Saccu, ha aggiunto che “la diagnosi relazionale permette di intervenire sulle reti che sostengono o ostacolano i percorsi di cura, educazione e inclusione sociale”. Vi sono stati inoltre altri interventi, sempre della Scuola Romana di Psicoterapia, a cura di Paolo Bucci, Stefano Fantozzi e Annunziata Marciano.
A conferma della necessità di far interagire i diversi attori dei sistemi di cura – professionisti, istituzioni, studenti, famiglie e associazioni – la sessione pomeridiana è stata co-moderata da Uniamo-Federazione Italiana Malattie Rare, con Vanessa Cerrone, portando nel dibattito la voce delle persone con malattia rara e delle loro famiglie.
Il convegno, accreditato Ecm per tutte le professioni e Cnoas per gli assistenti sociali e valido ai fini delle 40 ore previste dalla cd. “Direttiva Zangrillo”, ha rappresentato un’occasione di confronto per rafforzare le competenze relazionali e leggere in modo integrato la complessità dei contesti di cura, in coerenza con l’obiettivo formativo “Aspetti relazionali e umanizzazione delle cure”.