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Indietro Filomena Nitti, la scienziata con la passione dell’uguaglianza

Che l’alfabetizzazione fosse essenziale per la crescita di una società democratica e che giustizia sociale e equità non gli fossero estranei Filomena Nitti lo sapeva talmente bene che la scienziata italiana, nel dopoguerra, fu una delle fondatrici dell’Unione Nazionale per la Lotta contro l’Analfabetismo (UNLA). Cresciuta tra i libri e dibattiti di storia, politica, letteratura, sapeva bene che, nel ricostruire il Paese, sostenere la crescita di una coscienza critica fosse un passaggio obbligato. A lei, nata in una famiglia illuminata e colta, dove solo la nonna materna, di origini aristocratiche, aveva disapprovato fermamente l’eccessiva istruzione impartita alle donne di casa, la sua storia familiare regalò una vita intensa, ricca di stimoli intellettuali che ne fecero un’appassionata del mondo. Fu, di fatto, una cosmopolita: Zurigo, Parigi Mosca, poi di nuovo Parigi, dove conosce, s’innamora e sposa Daniel Bovet, e poi Roma, all’Istituto Superiore di Sanità. Tutto questo, e molto di più è raccontato nel volume Filomena Nitti, scienziata del Novecento, curato da Barbara Caccia, Paola De Castro e Giovanna Morini, dedicato ad Aldina Venerosi Pesciolini, una ricercatrice dell’Istituto scomparsa proprio mentre il libro andava in stampa. Il libro fa parte di una collana edita dall’Istituto Superiore di Sanità, luogo che nella sua vita di donna e di scienziata fu centrale, ed è una ricostruzione attraverso materiali provenienti da diverse fonti della vita di questo straordinario personaggio. A viale Regina Elena Filomena Nitti, dopo una vita passata fuori dall’Italia, e in particolare in Francia, all’Istituto Pasteur, arriva nel 1947, dove studia soprattutto - come documenta il volume - le interazioni tra la struttura delle molecole e il loro meccanismo di azione. In collaborazione con il marito, il premio Nobel Daniel Bovet, direttore del Laboratorio di chimica terapeutica dove lei lavorava, in quegli anni pubblicò studi molto importanti legati al filone di ricerca sul curaro. Ma la ricerca scientifica di Filomena non fu mai scissa dalle sue convinzioni etiche, quella portata avanti nel campo farmacologico non perdeva mai di vista, per esempio, la necessità della produzione dei farmaci a un prezzo calmierato, quella che oggi chiameremmo “l’accessibilità”, una delle attuali principali sfide della Sanità Pubblica. Filomena Nitti era, insomma, quella che Antonio Gramsci avrebbe definito “un intellettuale organico”. Ma era innanzitutto una donna straordinariamente moderna, attraversata da dolori personali indelebili, come la morte dei suoi due figli, ma anche testimone di un tempo straordinario di cui lei interpretava il futuro: una cattedra, un lavoro fino ad allora riservato agli uomini, un approccio alla vita militante e testimone di una passione politica estranea allo stereotipo che descriveva allora il mondo femminile.

Un ringraziamento dunque alle autrici di questo volume per aver celebrato Filomena. La scrittura lascia traccia, come dice Erri De Luca “è sbarco intatto in terra ferma”, e perciò adesso, nel guardare le foto del premio Nobel Daniel Bovet, tutti potranno sapere che la donna che gli sta accanto non è semplicemente la moglie, ma Filomena Nitti, una scienziata con la passione del mondo.


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