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Lesione del crociato anteriore, presentate le Linee Guida sulla chirurgia più adatta
ISS 28/04/09
La lesione del legamento crociato anteriore (LCA), molto diffusa tra gli sportivi, viene affrontata oggi dai chirurghi ortopedici con strategie di intervento diverse, non sempre dettate da criteri univoci, ma piuttosto dalla tradizione e dall’esperienza dei medici o da ragioni cliniche e biomeccaniche. Secondo un sondaggio eseguito nel 2003 in occasione del 16° Congresso Annuale della Società Italiana di Artroscopia, il tendine rotuleo (48%) e i tendini ischiocrurali (44%) risultavano i trapianti maggiormente utilizzati, l’8% dei chirurghi ricorreva a trapianti alternativi (tendine quadricipitale) e nessuno degli intervistati faceva riferimento all’uso di legamenti artificiali o da cadavere. Di fronte dunque ad un’estrema variabilità clinica, che si riscontra in tutta Europa e un po’ in tutto il mondo, il Sistema Nazionale Linee Guida dell’Istituto Superiore di Sanità ha redatto il documento Scelta del trapianto nella chirurgia primaria del legamento crociato anteriore
, presentato oggi nell’aula G. B. Rossi dell’ISS, il cui scopo è proprio quello di guidare il chirurgo ortopedico nella scelta del trapianto più indicato per la ricostruzione primaria del LCA.
Il documento è frutto di una rapida revisione sistematica della letteratura disponibile in materia che, alla luce di un’attenta analisi sull’efficacia e la sicurezza dei diversi tipi di trapianto, fornisce raccomandazioni su quale debba essere l’intervento più appropriato, giudicato tale sulla base delle evidenze scientifiche, del rapporto rischi-benefici e delle preferenze dei pazienti.
LCA: che cos’è e quali i trattamenti attualmente più diffusi
Il legamento crociato anteriore (LCA) esercita un ruolo determinante per la stabilità del ginocchio, in quanto si oppone al moto combinato di traslazione anteriore-rotazione interna della tibia rispetto al femore. Sollecitazioni abnormi, tuttavia, in particolare torsioni intense, possono provocarne la rottura o una deformazione plastica, come di frequente accade negli sportivi, e una conseguente insufficienza funzionale. Se in alcuni casi è possibile ottenere un buon recupero con appropriati programmi di riabilitazione, in altri casi, come quelli che provocano l’insufficienza biomeccanica del LCA, è necessaria la ricostruzione chirurgica. Questa prevede il trapianto autologo di tendini (quasi sempre il rotuleo o gli ischiocrurali) o il trapianto omologo da cadavere, mentre la sostituzione con materiale sintetico, una metodica abbandonata in passato a causa dell’elevato tasso di fallimenti, è stata recentemente riproposta.
L’epidemiologia delle lesioni
La stima della prevalenza non è semplice, in quanto non tutte le lesioni sono sintomatiche e non vengono quindi tutte diagnosticate. Uno studio condotto su un ampio campione di studenti di college negli Stati Uniti, pubblicato nel 2007 sull’American Journal of Sports Medicine, ha stimato in oltre il 3% la possibilità di subire una rottura del LCA in un arco temporale di 4 anni di attività sportiva, con un rischio più elevato nelle donne. Più precisa invece è la misura, fornita dal Ministero del Welfare, del numero di interventi di ricostruzione effettuati nel nostro Paese: 21.621 nel 2005, quasi il 10% in più rispetto al 2000.
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