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Cambiamenti climatici, una seria minaccia alla sicurezza alimentare
ISS 15/04/2016
Di Carlo Brera, Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare, ISS
Le conseguenze strutturali sull’ecosistema provocate dai cambiamenti climatici stanno ormai diventando una realtà incontrovertibile a cui l‘uomo dovrà obbligatoriamente far fronte con estrema urgenza. L’accordo di Parigi raggiunto lo scorso anno costituisce il primo atto della presa di coscienza da parte di tutte le Autorità Governative mondiali sulla necessità di mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto di 2°C in più rispetto ai livelli preindustriali e di proseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5°C. L’adozione di piani d'azione nazionali globali in materia di clima finalizzati a ridurre le rispettive emissioni ne è la prima declinazione.
La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ha definito il cambiamento climatico come un fenomeno attribuibile direttamente od indirettamente all’attività dell’uomo in grado di alterare la composizione dell’atmosfera globale
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Tra i primi settori ad essere fortemente interessati vi è sicuramente il comparto agro-alimentare, in quanto una conseguenza diretta dei cambiamenti climatici è, e sarà sempre più, quella di creare una minaccia alla sicurezza alimentare (food security) ed alla sicurezza d’uso dei prodotti alimentari (food safety).
Tra le svariate minacce alla sicurezza alimentare in senso lato, le micotossine occupano indiscutibilmente uno dei primi posti, in quanto in grado di rendere indisponibile circa il 25% dei raccolti (dato FAO) nel mondo e di costituire, data la loro spiccata tossicità, un serio problema di salute sia per l’uomo che per le specie animali.
Già nel 2009, chi scrive ha partecipato attivamente alla pubblicazione di un lavoro scientifico che indicava come le varie componenti dell’ecosistema (aumenti della temperatura, variazione delle precipitazioni, siccità, CO2 atmosferica), potessero essere seriamente influenzate dai cambiamenti climatici con la creazione di condizioni particolarmente favorevoli alla possibile produzione di rischi emergenti (micotossine, pesticidi, elementi in traccia) estremamente dannosi per la salute degli esseri viventi. Il recente lavoro pubblicato su
Lo studio descrive, sulla base di un modello predittivo, come un aumento della temperatura media di 2°C, quindi in pratica dello stesso ordine di grandezza del livello di contenimento deciso dall’accordo di Parigi, di fatto possa corrispondere ad un serio aumento della micotossina più ad alto rischio, l’aflatossina B1, in quanto genotossica ed epatocancerogena. Le aflatossine sono metaboliti secondari di specie fungine in grado di colonizzare la totalità delle coltivazioni utilizzate per l’approvvigionamento alimentare per l’uomo e gli animali.
Quanto previsto deve, pertanto, necessariamente sensibilizzare le politiche agricole dei Governi sia dei Paesi industrializzati che di quelli in via di sviluppo per incrementare, in modo estremamente urgente, le azioni sistematiche di prevenzione per contenere in modo efficace gli attacchi in campo di ceppi fungini tossigeni e i possibili aumenti dei livelli di concentrazione della tossina a partire dalla fase di post-raccolto.
Appare, pertanto, quanto mai attuale e tempestivo il monito che scaturisce dai risultati dello studio, vale a dire intensificare e applicare in modo sistematico le attività preventive (previsioni meteo, sviluppo della ricerca genetica per selezionare varietà resistenti, lotta biologica, adozione di Buone Pratiche Agricole) che abbiano il preciso scopo di migliorare in modo determinante la safety delle materie prime, al fine di assicurare una più consistente food security.
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