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AIDS: stato dell'arte della ricerca e sviluppi futuri
di Barbara Ensoli, Direttore del centro nazionale Aids dell'ISS
A quasi 25 anni dalla diffusione dell’infezione da HIV, che oggi conta più di 40 milioni di infettati, l’epidemia continua ad espandersi a ritmi serrati, rappresentando una delle maggiori emergenze socio-sanitarie soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e, in generale, per gli strati sociali più poveri e meno garantiti. La lotta all’AIDS rappresenta, quindi, una sfida socio-sanitaria volta a garantire un accesso egualitario al diritto fondamentale alla salute.
- Che cosa ha fatto la ricerca?
Fino al 1996 la mortalità delle persone con AIDS era tanto alta, quanto basse erano la qualità e l’aspettativa di vita: il virus sembrava invincibile
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Il 1996 ha segnato l’inizio della farmacoterapia basata sull’associazione di almeno tre farmaci, che ha permesso alle persone infettate di riacquistare un ruolo sociale come portatori di una patologia a lungo termine. Tuttavia, la tossicità e la complessità delle terapie impongono un’attenzione fortissima al paziente ed evidenziano il ruolo chiave del rapporto medico-paziente nell’affrontare questa patologia.
- Cosa ci aspettiamo dalla ricerca sui farmaci?
Oggi lo sviluppo terapeutico vede l’impegno combinato dell’industria e dei ricercatori principalmente su due livelli: il primo è quello di migliorare i farmaci già in uso, nel tentativo sia di ridurne gli effetti collaterali che impedire l’insorgenza delle resistenze virali. Il secondo livello è quello di individuare nuovi farmaci più efficaci e capaci di aggredire il virus con differenti meccanismi d’azione. A questo proposito, il biennio 2007/2008 vedrà l’approvazione di nuovi importanti farmaci: la vera sfida sarà inquadrarli in un corretto approccio terapeutico al paziente.
- Cosa ci aspettiamo dalla ricerca sui vaccini?
Gli sforzi compiuti negli ultimi 25 anni per allestire un vaccino contro l’AIDS sono stati molto deludenti, poiché il virus è estremamente variabile e si presenta con molteplici sottotipi. Per questo motivo sono state intraprese nuove strategie che mirano al controllo del virus, tali da proteggere dallo sviluppo della malattia e ridurre la trasmissione ai soggetti sani. Tale approccio vaccinale è, pertanto, applicabile sia all’individuo sieronegativo che sieropositivo. Sulla base di questo razionale, il Centro Nazionale AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità ha sviluppato il vaccino basato sulla proteina virale Tat. Tale proteina è essenziale per la replicazione del virus ed è simile nei differenti sottotipi virali. Dopo gli incoraggianti risultati ottenuti nel modello della scimmia, l’ISS ha condotto la sperimentazione clinica di fase I con il vaccino Tat in Italia sia su soggetti sieronegativi per la vaccinazione preventiva che in individui infettati per la vaccinazione terapeutica. I risultati hanno indicato che il vaccino è sicuro ed immunogenico nell’uomo e ci impongono di passare rapidamente alla sperimentazione clinica di fase II, sia in Italia che in Africa.
A questo scopo, il Ministero della Salute ha destinato parte delle risorse previste dalla legge finanziaria 2003, ex art. 56, per un totale di 21 milioni di Euro in 3 anni (7 milioni per anno) dei quali si attende a breve il trasferimento della prima annualità all’ISS. Per la sperimentazione in Sudafrica, il Ministero degli Affari Esteri, in collaborazione con il Ministero della Salute del Sudafrica, ha destinato 31 milioni di Euro in 5 anni.
E’ opportuno sottolineare che siamo ancora in una fase di ricerca, anche se avanzata (cioè nell’uomo) e, quindi, non è ancora possibile prevedere quando un vaccino contro l’AIDS sarà disponibile: la sperimentazione procede ed è certamente necessario uno sforzo politico, come anche l’accantonamento di egoismi scientifici ed economici, per progredire rapidamente su questo fronte.
-Quale è l’impegno dell’Italia nella ricerca?
In primo luogo devo menzionare il Programma Nazionale AIDS, finanziato sin dal 1987 dal Ministero della Salute e coordinato dall’ISS. Tale programma ha rappresentato, con l’importante contributo della Commissione Nazionale AIDS, un insostituibile strumento per sostenere e stimolare la lotta contro l’AIDS, la formazione di ricercatori e l’attuazione di progetti di ricerca di elevato livello, che hanno contribuito a migliorare l’assistenza, e ad elevare il ruolo del nostro Paese nel panorama scientifico internazionale. Tuttavia, la complessità delle problematiche scientifiche ed etico-sociali connesse alla pandemia dell’AIDS, e la continua crescita dei processi di integrazione europea, impongono una costante ridefinizione delle attività scientifiche e socio-assistenziali del Programma. Ciò può avvenire solo attraverso la cooperazione tra la Commissione Nazionale AIDS e le istituzioni nazionali ed europee. E’, infatti, da sottolineare che l’implementazione e l’integrazione del Programma Nazionale AIDS dovranno avvenire in sinergia con gli attuali programmi di ricerca, sviluppo ed intervento presenti nello scenario europeo ed extraeuropeo. In questo contesto, la creazione di azioni concertate e di network di eccellenza è fondamentale per assicurare lo sviluppo e il rapido, nonché etico, trasferimento delle acquisizioni scientifiche al paziente. A tale fine sarà necessario creare piattaforme multicentriche di ricerca di base, pre-clinica, clinica, epidemiologica, sociale e di intervento nei Paesi in via di Sviluppo, che rappresentano i temi portanti del Programma Nazionale AIDS. Ciò favorirà, inoltre, l’accesso dei gruppi di ricerca italiani alle risorse presenti in ambito comunitario e, tramite il Governo ed il mondo politico italiano, la comunicazione tra gli Stati Membri e le organizzazioni internazionali, rafforzando, al tempo stesso, la formazione di una nuova generazione di ricercatori, medici ed operatori sociali, capaci di affrontare la sfida dell’AIDS nell’era della globalizzazione.
A tale proposito, l’Istituto Superiore di Sanità, in cooperazione con il mondo scientifico italiano, ha già avviato questo processo di integrazione. Il programma Europeo AVIP, che l’ISS coordina e che vede la collaborazione di 19 Centri di ricerca in 6 paesi europei (Inghilterra, Germania, Francia, Svezia, Finlandia ed Italia), del Sudafrica e dello Swaziland ne è un esempio. L’AVIP è un progetto che prevede di sviluppare vaccini preventivi e terapeutici di seconda generazione, basati sulla combinazione di varie strategie (Tat+Envelope), e di condurre studi di fattibilità e trasferimento tecnologico ai Paesi in via di Sviluppo.
Un altro esempio di progetto europeo coordinato dall’ISS è la rete di eccellenza NEAT, creata per la sperimentazione clinica multicentrica di nuovi farmaci che comprende 37 centri di ricerca presenti in 16 paesi Europei.
Tra gli altri network internazionali va ricordato anche l’accordo Italia/USA per la realizzazione di una ricerca congiunta ISS/NIH nel campo delle malattie della povertà, quali l’AIDS, firmato nel 1998 tra il Presidente USA, Clinton, e il Primo Ministro Prodi.
Strategicamente importanti sono, infine, i progetti bilaterali tra l’Italia ed i Paesi in via di Sviluppo, finanziati e coordinati dal Ministero degli Affari Esteri, per sostenere programmi di intervento ed aiuto nella lotta contro l’AIDS. Infatti, se per i paesi occidentali l’AIDS costituisce una malattia verso la quale non si può abbassare la guardia, per i paesi in via di sviluppo ed in particolar modo per l’Africa, l’emergenza AIDS è una tragedia di enormi proporzioni. Questo anche perché le popolazioni di questi paesi non sono raggiunte da un’adeguata informazione sulle modalità di trasmissione dell’infezione e ciò favorisce una diffusione rapida e scarsamente controllabile del virus.
L’allarme sull’estrema diffusione dell’infezione nei paesi in via di sviluppo deve tenere conto anche dei fenomeni migratori verso i paesi occidentali, che potrebbero introdurre nuove fonti di infezione e nuove varianti del virus. Sono quindi necessarie misure adeguate di assistenza, informazione, ma anche di integrazione sanitaria e, quindi, sociale dell’immigrato.
- Ringraziamenti
Concludendo, vorrei cogliere l’occasione per ringraziare il Prof. Garaci, Presidente dell’ISS, per il suo continuo supporto, il Ministero degli Affari Esteri, in particolare la Cooperazione Italiana allo Sviluppo per la sua continua collaborazione e, soprattutto, il Ministro della Salute On. Livia Turco per la sua sensibilità e determinazione nel sostenere la lotta contro l’AIDS, ma anche per il Suo coinvolgimento nel sostenere i programmi internazionali coordinati dall’Italia, come evidenziato dal recente incontro al ministero con tutti i partecipanti nazionali ed internazionali dell’AVIP, presenza che personalmente mi ha commossa ed onorata.
Inoltre, Ministro, colgo l’occasione per garantire, a nome di tutta la Commissione Nazionale AIDS, il massimo impegno nel lavoro che ci attende.
Chiediamo, infine, alle nostre istituzioni, alla politica e al nostro Presidente della Repubblica, di aiutare la ricerca italiana in questo ambito, sostenendo tutte le iniziative che insieme creeremo nei prossimi anni, attraverso un’adeguata attenzione, sia a livello nazionale che internazionale: in altre parole, facciamo in modo che questa splendida iniziativa del 1° Dicembre, si trasformi in una attenzione quotidiana ad una malattia che, oltre a necessitare di attenzioni scientifiche ed economiche adeguate, richiede azioni sociali ed assistenziali, in primo luogo promuovendo la non discriminazione delle persone sieropositive.
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