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Medicina umana e veterinaria alleate contro le zoonosi
ISS 9/10/2013
Una sola salute, una sola medicina. Dal principio della One health, alla base di una vera e propria strategia mondiale, nasce infatti la consapevolezza che la medicina umana e quella veterinaria risultano strumenti inadeguati, se utilizzati separatamente, nella lotta alle zoonosi. Insieme, invece, attraverso l’integrazione scientifica e istituzionale, si trasformano in armi efficaci. Favorire un simile approccio è l’obiettivo del Convegno che si svolge l’11 ottobre in Iss Il contributo della sanità pubblica veterinaria alla medicina umana
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La giornata sarà anche l’occasione per presentare il FAO Reference centre for veterinary public health, istituito presso il Dipartimento di Sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare dell’Istituto superiore di sanità, e per ricordare il Prof. Adriano Mantovani, fautore del ruolo della Sanità pubblica veterinaria nella medicina unica.
Inoltre, per l’occasione sarà allestita l'esposizione di una selezione di libri antichi (secc. XVI-XIX) appartenenti al Fondo Rari della Biblioteca dell’Istituto riguardanti la medicina veterinaria, la zootecnia e la zoologia. Durante il lunch, poi, verrà proiettato un video contenente cento immagini tratte da questa preziosa raccolta.
Cos’è il Centro di riferimento Fao per la sanità pubblica veterinaria
In collaborazione con la Fao, il Centro promuove iniziative volte alla prevenzione e al controllo delle zoonosi prevalentemente, ma non esclusivamente, nell’area del Mediterraneo. Cercando di perseguire l’approccio multidisciplinare della medicina unica, il Centro contribuisce alla preparazione e all’erogazione di attività di assistenza e sostegno nell’ambito della diagnostica, della sorveglianza, della profilassi e del controllo delle zoonosi a trasmissione alimentare o a trasmissione diretta.
Particolare interesse è posto alla realizzazione di piani di formazione e aggiornamento professionale per operatori di sanità pubblica veterinaria provenienti da Paesi in via di sviluppo con l’obiettivo di promuovere una cultura basata sulla sostenibilità delle produzioni zootecniche e sulla tutela della salute umana e animale.
Il Centro, avvalendosi della competenza e della professionalità dei ricercatori afferenti a differenti dipartimenti dell’Iss, può fornire contributi nelle seguenti specifiche aree:
- assistenza tecnico-scientifica alla Fao, nella gestione delle emergenze sanitarie causate da agenti zoonosici quali: Brucella spp., Cryptosporidium spp., Echinococcus spp., Escherichia coli, Hepatitis E Virus, Mycobacterium bovis, Norovirus, prions, Rotavirus;
- assistenza nell’analisi e nella gestione del rischio in sicurezza alimentare; in particolare nella valutazione dell’esposizione a rischi chimici e microbiologici;
- formazione attiva del personale impegnato nei centri diagnostici regionali dei Paesi in via di sviluppo;
- condivisione di materiali o campioni di riferimento.
Il centro infine può svolgere la funzione di nodo di congiunzione tra differenti attori nazionali e internazionali, per gettare i presupposti della creazione di una rete di competenze in grado di affrontare le crisi sanitarie emergenti e riemergenti. Tale rete coinvolge, a livello internazionale, gli altri centri di referenza della Fao, gli uffici regionali della Fao e quelli dell’Organizzazione mondiale della sanità. Mentre a livello nazionale sono coinvolti gli esperti del Ministero della salute, degli Istituti zooprofilattici sperimentali e tutti coloro che operano sul territorio.
Un po’ di storia
Attraverso lo sviluppo di conoscenze per la coltivazione delle piante e la domesticazione degli animali, l’uomo da nomade cacciatore/raccoglitore è passato a un sistema sociale basato sull’agricoltura e sull’allevamento del bestiame, sviluppando una società sedentaria, più florida e prospera. Gli animali allevati, in particolare, hanno fornito una serie di prodotti e servizi tali da permettere un salto evolutivo enorme per il genere umano fino a gettare le basi della società come oggi la conosciamo. Con un prezzo da pagare però.
La domesticazione degli animali, infatti, oltre ad indubbi vantaggi, ha favorito un aumento dell’esposizione dell’uomo ai microrganismi patogeni, e dunque la diffusione delle zoonosi, intese come le malattie trasmesse dagli animali all’uomo.
E’ stato stimato che esistono oltre 1400 microrganismi patogeni per l’uomo, tra virus, batteri, funghi, protozoi ed elminti. Di questi, più di 850 che rappresentano il 60% del totale, sono considerati agenti zoonosici. Questo scenario assume connotati ancora più drammatici se si considerano le malattie emergenti e riemergenti, delle quali gli agenti di zoonosi rappresentano il 75%. Ciclicamente la comparsa di malattie emergenti o riemergenti assume connotati mediatici che rinnovano l’interesse dell’opinione pubblica per questi fenomeni. Non sono mancati negli ultimi decenni esempi eclatanti. La cosiddetta malattia della mucca pazza che ha colpito la Gran Bretagna e in minor misura alcuni Paesi dell’Unione europea nell’ultimo decennio del secolo scorso, ha mostrato i suoi devastanti effetti anche economici. A questa si sono poi susseguite la Sars, l’influenza aviaria e porcina, la sindrome uremico emolitica causata da E. coli (VTEC), il botulismo… Le autorità sanitarie hanno sempre risposto efficacemente, ma è importante sottolineare che questa efficacia è fortemente condizionata dalla capacità di individuare preventivamente i fattori di rischio e di attuare meccanismi di sorveglianza per minimizzarne la comparsa. Una strategia che non può prescindere dalla pianificazione di percorsi condivisi di collaborazione interdisciplinare dove le diverse figure professionali collaborano per l’attuazione di una politica tesa a concretizzare i concetti fondanti della medicina unica.
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