Leucemia acuta mieloide non promielocitica nel paziente ≥ 60 anni
Back Leucemia acuta mieloide non promielocitica nel paziente ≥ 60 anni
Produttore:
SIE-Società Italiana di Ematologia
Abstract
Lo scopo di questa linea guida (LG) è produrre raccomandazioni cliniche riguardo al trattamento dei pazienti adulti anziani affetti da Leucemia Acuta Mieloide (LAM) non promielocitica. L’incidenza della LAM è stimata intorno a 3,5 casi per 100.000 individui per anno e si può presentare a qualsiasi età, ma la sua frequenza aumenta con l’età avanzata: l’età mediana della diagnosi di LAM negli Stati Uniti è di 68 anni ma questa patologia si verifica in oltre il 75% dei casi in pazienti con più di 55 anni. Poiché varie linee guida internazionali, sulla scorta dei criteri di inclusione di grandi studi interventistici, dell’applicabilità di score prognostici e altre considerazioni relative al trapianto allogenico di cellule staminali, hanno utilizzato la soglia decisionale di 60 anni per l’eleggibilità ai trattamenti, il panel ha deciso di adottare, come definizione operativa del paziente oggetto di queste linee guida, un’età uguale o maggiore di 60 anni. A tale proposito, è necessario sottolineare come non esista un correlato lessicale italiano uniformemente accettato che definisca un adulto con età ≥ 60 anni. L’Organizzazione delle Nazioni Unite definisce “older adults” i soggetti con ≥ 60 anni di età e tale dizione è stata anche utilizzata nelle LG ASH 20201 da cui le presenti LG italiane sono state adottate. Poiché il termine “anziano” non è stato ritenuto adatto a rispecchiare la popolazione oggetto di tale LG (si veda a proposito un documento della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria che propone per anziano una soglia di 75 anni!), la dizione “pazienti con età ≥ 60 anni” è stata considerata la migliore traduzione dell’inglese “older adults” nel contesto di questa LG. L’impatto di una diagnosi di LAM sulla mortalità, soprattutto nella popolazione anziana, è estremamente significativo. Nel 2020 una persona di 60 anni in Italia aveva un’aspettativa di vita di 24,2 anni (con un lieve decremento rispetto allo stesso dato del 2013, pari a 24.7 anni), con una probabilità di sopravvivenza ad un anno maggiore del 99%. Un recente studio da registro spagnolo relativo agli anni dal 1999 al 2013 ha riportato una mediana di sopravvivenza globale, per gli adulti ≥ 60 anni affetti da LAM, pari a 4.6 mesi, con una sopravvivenza ad 1 anno del 29%. Oltre all’impatto sull’individuo, anche gli effetti cumulativi sulla popolazione sono considerevoli: poiché il 75% dei casi di LAM si sviluppa in soggetti di età pari o superiore a 55 anni e la generazione dei “baby boomer”, con età compresa tra 55 e 74 anni (nati nel periodo dal 1946 al 1965), contribuirà ad espandere di circa il 50% il numero degli adulti con più di 65 anni, è lecito attendersi un incremento dell’incidenza della LAM soprattutto negli anziani. Va sottolineato che, nonostante la recente introduzione di terapie innovative l’unico approccio con intento curativo nella LAM consiste in una chemioterapia intensiva (CI) di induzione seguita da consolidamento con dosi intermedie o elevate di ARA-C (in alternativa con trapianto autologo) e/o consolidamento con trapianto allogenico di cellule staminali. La fattibilità della CI nella popolazione >70 anni e la sua superiorità in termini di sopravvivenza rispetto alla monoterapia con agenti ipometilanti è supportata da dati derivanti da registri europei. Dati da registro indicano a questo riguardo che più del 60% dei pazienti di età compresa tra 70 e 74 anni è considerata “fit” per la CI a fronte del 45% per i pazienti nella fascia di età 75-79 anni. Nei primi anni 2000, l’unica alternativa alla chemioterapia intensiva era rappresentata dalla sola terapia di supporto, comprendente farmaci chemioterapici orali per il controllo della leucocitosi. Recentemente, il panorama terapeutico delle LAM si è espanso grazie alla disponibilità di nuovi trattamenti meno intensivi (TmI), che hanno dimostrato un miglioramento della sopravvivenza rispetto alla sola terapia di supporto nei pazienti non eleggibili a CI.
L’obiettivo principale di questa LG, pertanto, è produrre raccomandazioni basate sulle migliori evidenze di efficacia, efficienza, appropriatezza e sicurezza degli interventi analizzati per pazienti con LAM di età ≥ 60 anni; i benefici attesi dall’implementazione di tali raccomandazioni consistono nel promuovere una maggiore uniformità e una migliore qualità dell’assistenza clinica per i pazienti adulti con LAM sul territorio nazionale.
Il contesto assistenziale in cui si colloca questa LG è quello del paziente nel setting del Servizio sanitario nazionale.
Numero di raccomandazioni elaborate: 9