Back Distrofie della retina e patologie del nervo ottico

Cosa sono le distrofie retiniche ereditarie? 

Le distrofie retiniche ereditarie sono malattie rare, clinicamente e geneticamente eterogenee. Esse causano, in tempi e modi diversi, una progressiva degenerazione dei coni e dei bastoncelli, ovvero un'alterazione funzionale e morfologica. Si tratta di patologie invalidanti che colpiscono entrambi gli occhi e incidono gravemente sull’autonomia e la qualità della vita dell’individuo. Ad oggi tutte, tranne una, risultano incurabili. 

 

Quali sono i sintomi delle distrofie retiniche ereditarie? 

Nei primi stadi, più che interessare direttamente la vista, le distrofie si manifestano con la presenza di macchie nella vista detti scotomi, con il restringimento del campo visivo, con la difficoltà ad adattarsi sia ai cambiamenti di luce/buio che alla luce stessa (fotofobia). Con il progredire della malattia il tessuto retinico diventa sempre più rarefatto, e anche il visus viene compromesso. 

 

Percorso diagnostico multidisciplinare  

Per giungere ad una corretta diagnosi e classificazione delle distrofie retiniche ereditarie è necessario un percorso multidisciplinare che coinvolge diverse figure professionali: neuropsichiatri infantili, oculisti, genetisti e clinici. Il sospetto clinico di malattia rara oculare richiede necessariamente la conferma molecolare allo scopo di raggiungere una diagnosi definitiva, conoscere il decorso della patologia, comunicare una prognosi al paziente, candidare i pazienti a terapie sperimentali e seguirli nel tempo. 

 

Comprendere i meccanismi patogenetici alla base delle distrofie retiniche ereditarie 

Scopo del presente studio è quello di implementare le conoscenze delle basi molecolari in pazienti affetti da distrofie retiniche ereditarie con fenotipo eterogeneo tramite sequenziamento dell’intero genoma (WGS). Nello specifico, l'analisi WGS viene eseguita su nuclei familiari con distrofia retinica sporadica o familiare. Non potendo escludere che le varianti siano localizzate in regioni del DNA non codificanti, il WGS esplorare l'intera gamma di lesioni genomiche. Sono utilizzate “pipeline” informatiche, dedicate all'elaborazione, la gestione e l'analisi dei set di dati WGS. Viene valutata la prevalenza, la distribuzione e la diversità delle mutazioni in geni recentemente identificati. Lo studio prevede l’utilizzo di approcci sperimentali complementari per accertare il ruolo perturbante delle mutazioni sulla funzione proteica e sulla segnalazione intracellulare. 

 

Possibile terapia per le distrofie retiniche ereditarie 

La capacità di diagnosticare in maniera precisa la singola distrofia e di individuare le mutazioni responsabili è fondamentale in vista dei futuri sviluppi terapeutici. Per l’Amaurosi congenita di Leber, una terapia genica è già stata sviluppata: viene inoculato un virus modificato che trasporta copie normali del gene RPE65 mancante alle cellule della retina dei pazienti. Un’iniezione per occhio è sufficiente per curare la patologia. Per altre forme di distrofie retiniche i trial clinici sono in via di sviluppo. 

 

Responsabile scientifico 

Referente clinico 

  • Lucia Ziccardi (IRCCS Fondazione G.B. Bietti) 

 

Team 

  • Emilia Stellacci, Primo Ricercatore (OMM) 
  • Alessandro Bruselles, Primo Ricercatore (OMM) 
  • Elisabetta Flex, Primo Ricercatore (OMM) 
  • Alessandro Leone, Dottorando (OMM) 
  • Simona Coppola, Primo Ricercatore (CNMR) 
  • Erika Zara, Ricercatore a contratto (CNMR/OPBG) 

 



Clinical trials

Understanding genetic missing variability and pathogenic mechanisms of inherited retinal dystrophies using whole genome sequencing and in vitro and in vivo models (ISS20-5656c541c257; clinicalTrials.gov NCT05793515

L'obiettivo di questo studio è quello di risolvere l'ereditarietà mancante nelle distrofie retiniche ereditarie utilizzando il sequenziamento dell'intero genoma (WGS) per identificare le cause genetiche in pazienti clinicamente ben caratterizzati senza una diagnosi molecolare.

L'identificazione di nuovi geni che hanno un ruolo nello sviluppo o nel mantenimento della funzione retinica porterà allo sviluppo di nuovi approcci terapeutici e favorirà una diagnosi più tempestiva e un miglioramento della gestione dei pazienti.