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Undiagnosed Children’s Day. Un Network internazionale (e uno nazionale) e un corso di formazione per specialisti di tutto il mondo. Le iniziative dell’ISS per tutti i pazienti non diagnosticati
ISS, 30 aprile 2021
Si celebra oggi, 30 aprile 2021, in tutto il mondo la Giornata dedicata ai bambini che vivono con una malattia sconosciuta. E dunque senza nome. Non se ne conosce il numero esatto, quello che è certo è che la gran parte dei pazienti ha meno di 16 anni, anche se poi molte malattie vengono diagnosticate solo in età adulta. Tra insorgenza dei primi sintomi e diagnosi conclusiva possono passare infatti parecchi anni e, a volte, si resta comunque orfani di diagnosi. In Europa, EURORDIS ha effettuato nel 2018 una survey evidenziando che il 25% dei pazienti colpiti da malattia rara ha atteso per una diagnosi definitiva dai 5 ai 30 anni e che durante questo tempo il 40% ha ricevuto una diagnosi errata.
Ed è per “risolvere” questi casi che il Centro Nazionale Malattie Rare (CNMR) dell’ISS organizza dallo scorso anno, online a causa delle misure di contenimento della pandemia, il corso internazionale "Training on strategies to foster solutions of undiagnosed rare disease cases", proprio nel mese in cui ricorre la Undiagnosed Children’s Day. Il corso, diretto da Domenica Taruscio, alla guida del CNMR, fa parte di una serie di attività formative proposte e finanziate dal progetto Horizon 2020 “European Joint Programme on Rare Diseases” (EJP RD). Scopo dell’iniziativa – di cui si parla nel prossimo numero di RaraMente con un’intervista a Claudio Carta, ricercatore del CNMR e coordinatore del corso - è proporre strategie e strumenti (molecolari, informatici, telematici, digitali) che possano contribuire al raggiungimento di nuove diagnosi per tutti quei pazienti per cui non si è riusciti a identificare la patologia, nonostante anni di accertamenti clinici in tal senso. I partecipanti hanno la possibilità di imparare, in tempo reale e con vere e proprie prove pratiche, l’analisi di dati genetico-molecolari e l’utilizzo degli strumenti informatici che hanno contribuito a raggiungere la diagnosi del caso illustrato.
UDNI, l’ISS a capo del Network internazionale delle malattie senza nome
Era il 2008 quando il National Institute of Health (NIH) statunitense sviluppava “The Undiagnosed Diseases Program”, per poter ospitare i pazienti presso le strutture cliniche di Bethesda (Maryland). Qui, attraverso l’esecuzione di una cospicua serie di analisi, a circa il 25%-50% dei pazienti viene data una diagnosi definitiva anche se, purtroppo, il 25% dei casi resta “unsolved”. Sulla scia di quanto accadeva all’NIH e su impulso del CNMR, nel 2014 un ristretto numero di ricercatori provenienti da varie parti del mondo, fondava all’ISS, in occasione di quello che sarebbe poi stata ribattezzata come la prima Conferenza internazionale, l’Undiagnosed Rare Diseases Network International (UDNI), in stretta collaborazione con l’NIH americano e il supporto della Wilhelm Foundation, un’associazione di pazienti nata per sostenere la ricerca sulle malattie senza diagnosi. In pratica, un Network internazionale dove medici e ricercatori (ma anche gli stessi malati rari) possono condividere i dati clinici di ciascun paziente e scoprire magari che, da qualche altra parte del pianeta, esiste “un secondo paziente” con un quadro clinico simile a quello del primo. Quando il confronto mostra che due pazienti sono molto simili per fenotipo e caratterizzazione genotipica, i ricercatori dei due gruppi si confrontano per approfondire gli studi e verificare la possibilità che si sia di fronte a due casi della stessa malattia e che, auspicabilmente, l’eventuale mutazione identificata sia responsabile della patologia.
Ad oggi hanno aderito ad UDNI 32 Paesi di tutti i Continenti, mentre è stato da poco avviato un nuovo gruppo di lavoro, UDNI Developing Countries Group, cui partecipano 19 Paesi, dedicato a sostenere la ricerca sulle malattie rare senza diagnosi nei Paesi in via di sviluppo.
Il Network italiano delle malattie senza diagnosi
Nel 2016, il CNMR, in collaborazione con l’NIH, ha avviato, nell’ambito di UDNI, un programma nazionale sulle malattie rare senza diagnosi, Undiagnosed Rare Diseases: a joint Italy - USA project, finanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione. Il traguardo che si prefigge il Network italiano è ovviamente il raggiungimento di una diagnosi per i pazienti italiani con malattie rare senza nome, attraverso obiettivi intermedi, quali: la raccolta dei dati dei pazienti individuati prevalentemente attraverso la Rete Nazionale Malattie Rare, la gestione di un database nazionale interoperabile a livello internazionale che condivide i suoi dati con il network UDNI; la caratterizzazione genetico-molecolare di casi selezionati; la messa a punto di strumenti bioinformatici per il data sharing; l’incremento e il consolidamento di collaborazioni nazionali e internazionali.
Il database conta finora 110 casi, mentre al Network hanno aderito ad oggi 9 centri: il Centro di Coordinamento Rete Malattie Rare del Piemonte e Valle d'Aosta, Università degli studi di Torino (Torino); l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (Ranica - Bergamo); il Centro di Coordinamento Regionale Malattie Rare (Udine); l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” (Roma); l’Università di Ferrara (Ferrara); l’Università degli Studi di L’Aquila (L’Aquila); l’IRCCS Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo (Foggia); la U.O.C Genetica Medica Azienda Ospedaliera Bianchi Melacrino Morelli Reggio Calabria (Reggio Calabria); l’Università degli studi di Catania (Catania).