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Covid-19, le raccomandazioni su scuola e trasporto pubblico nel rapporto ISS-INAIL

Pubblicato 15/12/2020 - Modificato 16/12/2020

ISS, 15 dicembre 2020 - Orari differenziati, maggiore offerta di mezzi pubblici e più personale per i controlli. Sono queste le raccomandazioni principali contenute nel documento redatto da ISS e INAIL Documento tecnico sulla gestione del rischio di contagio da Sars Cov-2 nelle attività correlate all’ambito scolastico con particolare riferimento al trasporto pubblico locale, in previsione del rientro in classe il prossimo 7 gennaio 2021 del 75% degli studenti di ogni ordine e grado, come previsto dal nuovo DPCM.

Il documento tecnico si concentra sulle misure di contrasto alla diffusione del nuovo Coronavirus nelle attività che avvengono al di fuori degli edifici scolastici, con particolare riguardo al percorso casa-scuola e viceversa, dunque al trasporto pubblico locale, ma anche allo studio in presenza di altri studenti in ambito extrascolastico e agli assembramenti in prossimità delle scuole.

Trasporto pubblico

Relativamente al trasporto pubblico, incentivando sempre e comunque la responsabilità individuale degli studenti e di tutti gli utenti attraverso il rispetto delle regole imprescindibili (uso costante e corretto della mascherina, distanziamento, igiene personale), si raccomandano misure organizzative mirate alla prevenzione degli assembramenti, quali:

  • la differenziazione degli orari di accesso rispetto alle fasce orarie di punta;
  •  l’aumento dell’offerta di trasporto pubblico, anche con l’impiego di mezzi aggiuntivi resi disponibili dal privato;
  •  il potenziamento del personale nelle stazioni di scambio più critiche per l’afflusso;
  •  la promozione della mobilità sostenibile, anche tramite accordi e/o sovvenzioni specifici per l’utenza scolastica, lasciando il ricorso al trasporto pubblico a chi ne ha realmente bisogno.

Occasioni di aggregazioni extrascolastiche

Nei pressi della scuola, all’entrata e all’uscita, come pure se si studia insieme in un contesto extrascolastico, quale quello domestico, si possono creare assembramenti e dunque criticità quanto al rischio di contagio. Nel primo caso, si legge nel documento, è auspicabile il potenziamento di personale dedicato al controllo dei punti di accesso alle scuole e dei luoghi ad esse limitrofi; nel secondo caso, dovrà senz’altro essere limitato il numero di presenze, mentre il rispetto delle regole, in questo caso delle misure di prevenzione previste per i contatti tra “non congiunti”, come il distanziamento e l’uso della mascherina, è demandato alla responsabilità individuale degli studenti e dei loro genitori.

Alcuni dati

Secondo l’ultima indagine “Aspetti della vita quotidiana” realizzata dall’ISTAT nel 2019 11,1 milioni di studenti si sono mossi quotidianamente sul territorio nazionale per raggiungere i luoghi di studio; tra questi, 3,5 milioni si sono spostati fuori dal proprio Comune, la maggior parte, circa il 70% degli studenti, nella fascia oraria tra le 7:30 e le 8:00. Scolari e studenti del Nord escono mediamente prima: alle 7:30 hanno già intrapreso il viaggio 2 studenti su 3.

I mezzi di trasporto più utilizzati

Quattro milioni di studenti hanno usato l’auto (da passeggero o conducente) o la moto per raggiungere la scuola o l’università. Oltre 3,5 milioni di studenti (35% circa) si sono, invece, spostati con mezzi pubblici; di questi, circa 1 milione risiede tra Lombardia e Lazio.

Tra i mezzi pubblici maggiormente utilizzati si registrano il pullman e la corriera (13,9%), il tram e i bus (11,7%), mentre sono circa 500.000 gli studenti che utilizzano la metropolitana. A piedi o in bici si sono 3,2 milioni di studenti. Per quanto riguarda i tempi, oltre la metà degli studenti che si muovono con i mezzi pubblici impiegano in media meno di 30 minuti per raggiungere il luogo di studio. Gli spostamenti con i mezzi privati sono più veloci: il 72,5% ha impiegato meno di 15 minuti per raggiungere i luoghi di studio in auto o in moto.

Mobilità alternativa

Sulla base del 4° Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility del 2020, su 110 capoluoghi di provincia in Italia, sono 38 quelli che hanno almeno un servizio di micromobilità in sharing, di cui la gran parte si trovano al Nord Italia, 6 al Centro e 4 al Sud. Tra questi servizi, il più diffuso è il bikesharing con stazioni dedicate presente in 26 città, seguito dai monopattini in sharing (38 servizi in 17 città), dal bikesharing “free-floating” (ossia senza stalli fissi, 13 servizi in 12 città) e dallo scooter sharing che è presente solamente in 4 città (Milano, Roma, Torino, Genova).

Negli ultimi anni, si è registrato un aumento sensibile nell’offerta e nell’utilizzo dei suddetti strumenti di mobilità sostenibile. Il numero di motorini in condivisione è passato da 150 nel 2015 a 5.070 nel 2019, di cui oltre il 95% è elettrico. I monopattini sharing presenti nelle città italiane sono aumentati di oltre cinque volte nel giro di pochi mesi, la maggior parte dei quali sono stati lanciati in seguito alla fine del lockdown (tra giugno e settembre 2020). Anche la flotta del bikesharing è più che triplicata tra il 2015 ed il 2019, raggiungendo 5.413 biciclette elettriche, su un totale di circa 35.000 biciclette.


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