ISS per COVID-19
Influenza da virus A (H1N1): il punto della situazione
ISS 17 luglio 2009
In Italia, così come in altri paesi dell’Europa continentale, l’infezione da virus dell’influenza A (H1N1)v viene ancora principalmente riscontrata in persone che provengono da aree affette e, in misura ancora ridotta, da persone che hanno avuto contatti stretti con viaggiatori malati. Il numero dei casi confermati dal National Influenza Centre del MIPI-ISS è però in deciso aumento, e non sappiamo quanto tempo durerà l’attuale fase di contenimento. Infatti, l’epidemia ha colpito prima il Nord-America, per diffondersi poi in Australia e in America Latina. Più recentemente, l’infezione si è diffusa in Gran Bretagna e, seppure in misura minore, in Spagna. Alcune isole del Mediterraneo, in particolare Cipro, sembrano anche assistere a un aumento della trasmissione comunitaria dell’infezione. Mentre nei paesi dell’emisfero Australe, che si trovano nella stagione invernale, era previsto che l’infezione potesse diffondersi in maniera estensiva, la rapidità di circolazione virale osservata in Gran Bretagna, specie nel West Midlands e a Londra, è in parte sorprendente, e rappresenta una delle caratteristiche particolari imputabili a un virus pandemico. E’ per questo che la maggior parte degli esperti ritiene che purtroppo è solo una questione di tempo: prima aumenteranno i casi nei viaggiatori e nei loro contatti, quindi inizieranno a comparire casi autoctoni sporadici, e poi la riapertura delle scuole farà da amplificatore dell’epidemia. Naturalmente, l’adozione di misure di distanziamento sociale potrà mitigare l’andamento dell’epidemia e il trattamento con antivirale proteggere le persone a rischio di malattia grave, in attesa della campagna vaccinale autunnale.
Fortunatamente, il virus non sembra essere più aggressivo di quelli che causano l’influenza stagionale, e risulta inoltre sensibile ai farmaci antivirali. L’ipotesi che l’attuale variante vada incontro a mutazioni che lo rendano maggiormente virulento non si può del tutto escludere, ma è anche doveroso sottolineare che, sino ad ora, non si sono manifestate mutazioni rilevanti e che la resistenza a oseltamivir si è osservata solo in tre casi sporadici in diverse aree del globo.
Bene ha fatto l’Organizzazione Mondiale della Sanità a innalzare l’allerta sino al livello 6, ovvero a dichiarare la fase pandemica. Altrettanto bene ha fatto, probabilmente, a definire questa pandemia ‘moderata’, specificando che la virulenza, e quindi la gravità clinica di questa variante virale non è elevata. Ciò non vuol dire che non si avranno casi gravi di malattia; infatti, i virus ‘nuovi’ sono in grado di diffondersi molto rapidamente, e quando si ammalano milioni di persone, è difficile evitare che si manifestano alcuni casi gravi, anche se la stragrande maggioranza dei casi sarà di gravità lieve o moderata. E’ perciò importante agire per far sì che la diffusione del virus non sia troppo rapida. Le strutture sanitarie del nostro Paese, che si sono dimostrate molto efficienti nella fase di ‘contenimento’ e ‘ritardo’, dovranno sostenere il massimo sforzo per mitigare l’impatto dell’epidemia quando questa farà sentire i suoi effetti nei paesi dell’Europa continentale.
di Giovanni Rezza, capo Dipartimento del MIPI (Malattie infettive parassitarie e immunomediate)
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