ISS per COVID-19
Influenza aviaria, le FAQ.
in collaborazione con Antonio Cassone*
Che cos'è l'influenza aviaria?
L'influenza aviaria è un'infezione provocata da virus influenzali di tipo A, che può colpire diverse specie aviarie, sia domestiche che selvatiche.
Oltre agli uccelli selvatici, che fungono da serbatoio del virus, quali altre specie animali possono essere contagiate? E attraverso quali modalità?
Gli uccelli domestici, in particolare alcune specie di interesse zootecnico, quali polli, tacchini, anatre, quaglie, etc, risultano tra i volatili più frequentemente colpiti. Inoltre l'influenza aviaria può infettare sporadicamente varie specie di mammiferi tra cui suini, equini , balene, foche , tigri e l'uomo. Il virus si replica nel tratto respiratorio e in quello intestinale e viene eliminato attraverso le secrezioni respiratorie e le feci. L'infezione si trasmette attraverso il contatto con questi materiali, la loro inalazione od anche con acqua contaminata dalle feci degli animali infetti.
Come si manifesta l'influenza aviaria negli animali?
Il quadro clinico varia in relazione alla specie animale colpita e al sottotipo virale responsabile dell'infezione. Negli uccelli selvatici l'infezione è di solito asintomatica. Negli uccelli domestici, i sottotipi virali H5 ed H7 nelle forme ad alta patogenicità (HP) possono causare epidemie (epizoozie) devastanti ad elevata mortalità.
Come può infettarsi l'uomo?
Il passaggio all'uomo di virus influenzali aviari è un evento raro e difficilmente seguito da efficiente trasmissione interumana (solo un caso probabile finora). Tutti gli episodi di contagio umano finora segnalati, si riferiscono a soggetti che avevano avuto contatti diretti e stretti con animali infetti, in ambienti con elevata concentrazione dell'agente infettivo.
Quali sono i sintomi di questa influenza nell'uomo?
L'infezione da virus influenzale H5N1 provoca nell'uomo un quadro clinico variabile, da una lieve sindrome simil-influenzale a patologie più gravi, quali difficoltà respiratorie, polmoniti, con complicanze anche mortali. La mortalità nei casi gravi è elevata (attorno all'80%). Le infezioni da virus H7 sono in genere associate a infezioni oculari (congiuntivite).
Esistono farmaci e terapie efficaci?
I farmaci antivirali più efficaci per il trattamento e la prevenzione dell'influenza aviaria nell'uomo appartengono alla classe dei cosiddetti "inibitori della neuraminidasi": zanamivir e oseltamivir, ambedue registrati in Italia, anche se poco commercializzati. Questi farmaci sono stati utilmente impiegati nel prevenire l'infezione in operatori professionalmente esposti al rischio di infezione nell'episodio di influenza aviaria verificatosi nei Paesi Bassi nel 2003 e causati dal virus del sottotipo H7; essi risultano anche efficaci nei confronti dei virus del sottotipo H5. Altri farmaci attivi nei confronti di virus influenzali appartenenti al tipo A, sono i cosiddetti "inibitori della M2": amantadina e rimantadina. Di questi solo la prima è commercializzata in Italia. E' stato visto che i virus H5N1, causa dei recenti episodi di infezione umana nel Vietnam e in altri Paesi del Sud Est Asiatico, risultano resistenti a questa classe di farmaci antivirali. Nel complesso, i farmaci antivirali sono un utile presidio terapeutico ma non possono costituire né l'unico né il fondamentale elemento di contrasto di una pandemia influenzale.
A che punto è la ricerca di un vaccino contro il virus dell'influenza aviaria?
Attualmente, i WHO collaborative Centres and reference Laboratories, hanno sviluppato diversi ceppi vaccinali prototipi H5N1, mediante la tecnologia della reverse genetics. Questi ceppi sono conformi ai requisiti di varie agenzie preposte al rilascio di prodotti farmaceutici per la produzione di vaccini antinfluenzali. Alcune di essi sono già stati messi in produzione da alcune ditte vaccinogene.
Quali precauzioni occorre adottare nel consumo di carni avicole e di uova?
Non esistono ad oggi evidenze epidemiologiche o di laboratorio che possano dimostrare la trasmissione dell'infezione attraverso consumo alimentare di carni avicole e di uova. Il virus aviario è sensibile all'azione del calore (almeno 70°C) e viene completamente distrutto durante le procedure di cottura degli alimenti.
Quali le precauzioni da prendere se si vuole fare un viaggio in un Paese asiatico?
Al momento attuale non vi sono restrizioni per l'effettuazione di viaggi. Qualora ci si rechi nei Paesi interessati, si raccomanda di evitare le zone rurali e i mercati dove vengono commercializzati animali vivi, di evitare il contatto con animali e di rispettare le norme di igiene personale, in particolare il lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone.
Quanto è concreta la possibilità di una pandemia di influenza aviaria?
I virus influenzali aviari, per le loro caratteristiche antigeniche, patogenetiche, tropismo tissutale e specificità d'ospite, sono scarsamente capaci di replicarsi nell'uomo. Tuttavia, eventuali episodi di contemporanea infezione da parte di virus aviari e umani potrebbero dare origine a ibridi virali (riassortimento genetico) in grado di diffondersi nella popolazione in maniera efficiente e stabile, dando origine a gravi pandemie influenzali. La maggiore frequenza di infezioni umane da virus aviari negli ultimi anni, come pure la maggiore diversificazione d'ospite di tali virus, costituiscono elementi che fanno pensare ad una maggiore possibilità di una pandemia di influenza .
Quali condizioni devono verificarsi per una pandemia di influenza aviaria? Queste condizioni si sono già verificate?
Sono tre le condizioni che devono verificarsi per la pandemia. La prima è che emerga un sottotipo di virus influenzale contro il quale la popolazione mondiale abbia poca o nessun livello di immunità protettiva. La seconda è che questo nuovo ceppo sia capace di replicarsi attivamente nell'uomo. La terza è che questo virus si trasmetta efficientemente da uomo ad uomo. Le prime due condizioni si sono già verificate, anche se solo in alcuni Paesi del Sud-Est asiatico con il virus H5N1. La terza, verosimilmente la più difficile, non si è ancora verificata, e richiede una serie di complessi riassorbimenti genetici fra il virus influenzale aviario e quello umano.
Molti temono una pandemia influenzale simile alla famosa "spagnola" del 1918. E' un timore fondato?
Il contesto in cui oggi può verificarsi una pandemia è radicalmente diverso da allora. Oggi siamo in possesso di efficaci armi di controllo e monitoraggio, in una situazione di cooperazione internazionale che, come dimostrato nel caso della SARS, può portare alla rapida identificazione del virus e all'approntamento di tutto quanto è necessario per arrestare la diffusione della malattia. Per quanto virulento e trasmissibile possa essere un ipotetico nuovo virus, non è pensabile che esso possa provocare le "stragi" della spagnola (circa 50 milioni di morti complessive, con un quarto-un terrzo dell'intera popolazione affetta in alcuni Paesi) per i seguenti motivi: all'epoca della spagnola, non si sapeva nemmeno che esistessero i virus influenzali e non si poteva fare rapida diagnosi seguita almeno da isolamento e quarantena; non esistevano vaccini e sostanze antivirali disponibili; i sistemi sanitari erano inefficienti e poco sviluppati; non esistevano antibiotici per cui molti ammalati di influenza in realtà morivano di complicanze respiratorie batteriche; era tempo di guerra mondiale e non esisteva un'Organizzazione Internazionale che potesse coordinare le operazioni di controllo della pandemia a livello mondiale. Ovviamente una pandemia di influenza aviaria che si verificasse ora avrebbe elevati costi sanitari, sociali ed in termini di mortalità dovuti soprattutto al fatto che non sarà immediatamente disponibile un vaccino.
*Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive, Parassitarie e Immunomediate dell'ISS
Sala Stampa
pres Focus