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Dieta o chirurgia estetica? L'ISS studia come dimagrire in salute
Liposuzione, restrizione calorica e dieta vegetariana. Si moltiplicano negli ultimi anni le abitudini e i metodi che promettono di regalare una perfetta forma fisica associata a un ottimo stato di salute. Ma gli espedienti non sono tutti uguali e i risultati non sempre così efficaci. L'ISS fa il punto sui benefici per la salute che si possono ottenere seguendo alcuni tra i regimi alimentari sempre più in voga, ed eventualmente ricorrendo agli ultimi ritrovati della chirurgia estetica.
Dieta vegetariana: sempre più seguita anche dagli italiani, tre milioni secondo l'ultimo censimento Eurispes, questa dieta bandisce dalla tavola carne e pesce. Nella sua forma 'più estrema', dal menu mancano anche tutti quei piatti a base di prodotti di origine animale, come uova, latte e derivati. Per alcuni questa scelta alimentare è dettata da motivi etici, altri sono spinti da ragioni di natura strettamente salutistica. Ma fa realmente bene o si tratta di un'alimentazione pericolosa perché difficile da portare avanti in modo bilanciato? Una risposta arriva dall'esperimento realizzato su un gruppo di vegetariani integerrimi, i 'crudisti'. Lo studio, pubblicato nel marzo scorso sugli Archives of Internal Medicine Association, è stato condotto da Luigi Fontana, ricercatore del Dipartimento di Sanità Alimentare ed Animale dell'Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con la Washington University School of Medicine di St. Louis negli Stati Uniti.
Sono state selezionate 18 persone che mangiano solo verdure crude, semi, noci, cereali, legumi germogliati e olio extra vergine di oliva. I crudisti sono stati poi messi a confronto con altrettante persone che seguono la tipica dieta americana a base di carne, bevande gassate o moderatamente alcoliche, patate, pane e pizza. Sono stati così analizzati l'indice di massa corporea, la massa ossea e i markers di turnover delle ossa. Nonostante la massa corporea e ossea dei vegetariani sia risultata significativamente inferiore rispetto a quella del gruppo di controllo, la qualità delle loro ossa è risultata praticamente identica.
'Il mio intento' - afferma Fontana - 'è capire come promuovere la longevità attraverso l'alimentazione. Di qui l'idea di studiare come l'organismo umano possa adattarsi a diversi regimi nutrizionali, definibili 'estremi', com'è appunto quello dei crudisti'. I volontari dello studio non mangiano cibi cotti in media da tre anni e mezzo. 'Perciò sono molto più magri dell'americano medio, assorbono infatti meno calorie e meno proteine, hanno un indice di massa corporea di gran lunga minore, come il contenuto e la densità minerale delle ossa. Ciò nonostante i marcatori del ricambio osseo, il telopeptide del collagene I e la fosfasi alcalina osseospecifica - che misurano la velocità con cui l'osso si rimodella - fanno registrare per i crudisti una concentrazione uguale a quella del gruppo di controllo. Segno che le loro ossa non corrono rischi maggiori di fratturarsi. La proteina C, inoltre, resta a livelli molto bassi, confermando l'ipotesi di una migliore qualità ossea, mentre la vitamina D non è affatto carente, è anzi presente in maggior quantità. Nel complesso i risultati suggeriscono che i crudisti pur riportando una bassa massa ossea, vantano una qualità delle ossa molto buona.
Liposuzione: efficace nel migliorare la silhouette, la liposuzione non è tuttavia utile per prevenire alcune malattie, normalmente associate al grasso addominale in eccesso e in generale al sovrappeso. E' quanto emerge da un atro studio condotto sempre da Fontana in collaborazione con la Washington University di St. Louis e pubblicato lo scorso anno su****. 'L'intervento chirurgico mirato a rimuovere il grasso addominale comporta solo un risultato di tipo estetico', afferma il ricercatore - 'Siamo giunti a questa conclusione perché se i pazienti avessero perso con la dieta la stessa quantità di grasso rimossa con la liposuzione, avrebbero ottenuto spiccati miglioramenti dell'insulino-resistenza e dei maggiori fattori di rischi cardio-vascolari'.
Per lo studio sono state arruolate 15 donne, con un indice di massa corporea superiore a 30 e perciò obese, di cui otto con una normale tolleranza glucidica e sette affette da diabete di tipo II. Le donne sono state osservate prima dell'intervento di liposuzione e poi a distanza di 10- 12 settimane. 'A questo punto, grazie a una sofisticata metodica, il 'clamp euglicemico iperinsulinico, abbiamo misurato', conclude Fontana, 'la sensibilità del fegato, del muscolo e del tessuto adiposo all'insulina. Inoltre, sono stati misurati i livelli del colesterolo, dei trigliceridi, la pressione arteriosa e i principali markers infiammatori. I risultati sono stati per certi versi sorprendenti: nessuna delle variabili prese in considerazione è migliorata dopo l'intervento di liposuzione'.
Restrizione calorica per tutta la vita: un'alimentazione equilibrata ma con poche calorie praticata per lungo tempo, magari per tutta la vita, è in grado di ridurre drasticamente il rischio di sviluppare diabete, ipertensione arteriosa e placche aterosclerotiche nelle arterie. E' quanto hanno affermato i ricercatori dell'ISS insieme ai loro colleghi della Washington University di St. Louis, dopo aver studiato 18 individui che si sono volontariamente sottoposti a un severo regime dietetico di restrizione calorica (RC) per un periodo medio di sei anni. Lo studio clinico è il primo ad aver mostrato gli effetti benefici di un lungo periodo di restrizione calorica in un gruppo d'individui che consumano una dieta varia ed equilibrata e che vivono e lavorano con successo nella moderna società occidentale.
'La nostra ricerca dimostra chiaramente come una cronica riduzione dell'introito calorico eserciti un potente effetto protettivo contro alcune tra le malattie che sono la principale causa di morte e disabilità nei paesi industrializzati' - spiega Fontana. 'L'aspettativa di vita per queste persone è maggiore rispetto alla media degli altri individui, poiché, con molta probabilità, non andranno incontro all'occlusione delle arterie né svilupperanno diabete o ipertensione arteriosa, condizioni che precedono, spesso, l'insorgere d'infarto del miocardio e di ictus cerebrale'.
I 18 individui, membri della società americana 'Caloric Restriction Optimal Nutrition', sono per lo più professionisti di successo, professori universitari e manager di compagnie che hanno deciso di rinunciare a un pò di calorie per un periodo variabile tra i 3 e i 15 anni. La loro alimentazione è diversa, non solo in termini di apporto calorico, ma anche di composizione, da quella tipicamente occidentale dei 18 soggetti costituenti il gruppo di controllo. Nel primo gruppo, infatti, gli individui hanno assunto tra le 1.100 e le 1.950 calorie al giorno, distribuite in un 26% di proteine, un 28% di grassi e un 46% di carboidrati. Nel secondo gruppo, l'apporto calorico è stato tra 1.975 e 3.550 calorie giornaliere, provenienti per il 18% dalle proteine, per il 32% dai grassi e per il 50% dai carboidrati.
Sono stati, quindi, misurati, in entrambi i gruppi, i maggiori indici di rischio cardiovascolare, risultati tutti significativamente più bassi nel gruppo in RC: i livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, la glicemia e l'insulinemia a digiuno, la pressione arteriosa, le concentrazioni sieriche di proteina C-reattiva (un indice di infiammazione sistemica), l'indice di massa corporea e la percentuale di grasso corporeo, nonché lo spessore intima-media delle arterie carotidi (dello strato interno cioè della parete arteriosa, dove di solito si deposita il materiale che forma la placca aterosclerotica). Risultato: nei soggetti in RC i livelli di colesterolo LDL, ovvero il colesterolo conosciuto come 'cattivo', erano estremamente bassi con una media pari a 86 mg/dl. I livelli, invece, dell'HDL colesterolo, ossia il colesterolo 'buono' (un indice della quantità di colesterolo che viene allontanato dalle arterie per esser eliminato), sono risultati più alti di quelli del gruppo di controllo. I livelli dei trigliceridi, poi, si sono rivelati più bassi di oltre il 95% rispetto alla media della popolazione americana, comparabili addirittura con quelli di giovani di 20 anni o poco più, sebbene i partecipanti allo studio avessero un'età media di 50 anni (range 35 - 82 anni). Anche la pressione arteriosa media dei soggetti in RC è risultata eccezionalmente bassa (100/60 mmHg), paragonabile a quella che si riscontra normalmente in bambini di 10 anni. Straordinariamente basse si sono anche rivelate le concentrazioni a digiuno del glucosio e dell'insulina nel sangue di questi soggetti.
Sala Stampa
pres Focus