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Acque potabili, istruzioni per l'uso
Quando un'acqua può definirsi potabile?
L'acqua per definizione si dice potabile quando è limpida, trasparente, incolore, non contiene sostanze dannose alla salute né batteri patogeni e se la quantità di sali in essa disciolta è piuttosto contenuta. Il D.lgs. 31/01 ha esteso il concetto di potabilità alle acque che hanno un uso igienico o, più in generale, domestico.
Come viene garantito il rispetto di un buono standard di qualità dell'acqua?
A livello europeo è stata adottata una strategia integrata per realizzare questo obiettivo. Il principio è molto semplice: in primo luogo vengono selezionate le risorse idriche che potranno essere usate per produrre acqua potabile, scartando quindi quelle acque che, per la presenza di massicci insediamenti produttivi, risultano eccessivamente inquinate. Dopo vengono adottate regole per prevenire l'utilizzo da parte dell'uomo di acqua che non abbia precisi requisiti di qualità. In questa direzione si collocano due provvedimenti normativi: il D.lgs. 152/99 che detta i criteri in base ai quali le Regioni devono classificare le acque superficiali che potranno poi essere utilizzate per la potabilizzazione, scartando le risorse idriche o alcuni punti di esse in cui l'inquinamento è troppo elevato. Più di recente è intervenuto il D.Lgs. 31/01 a dettare i requisiti di qualità che devono possedere in generale le acque destinate al consumo umano, qualunque ne sia l'origine, sia che vengano prelevate alla fonte, sia che vengano distribuite da acquedotti pubblici.
Cosa si intende precisamente per acque destinate al consumo umano?
Le acque, trattate o no, che possono essere bevute, utilizzate per la preparazione di dolci e bevande o per altri usi domestici, a prescindere dalla loro origine, siano esse fornite tramite una rete di distribuzione, mediante cisterne, in bottiglie o in contenitori. Si intendono come destinate al consumo umano anche le acque utilizzate da un'impresa alimentare per la fabbricazione, il trattamento, la conservazione o l'immissione sul mercato di cibi o prodotti che vengono consumati dalla popolazione.
Quali requisiti devono avere le acque destinate al consumo umano dopo l'entrata in vigore del nuovo D.lgs. 31/01?
Devono essere salubri e pulite. In particolare non devono contenere microrganismi e parassiti, né altre sostanze in quantità o concentrazioni tali da rappresentare un potenziale pericolo per la salute umana. Queste caratteristiche devono sussistere al momento in cui fuoriescono dal rubinetto di casa, e, per le acque confezionate, al momento in cui sono imbottigliate o messe negli appositi contenitori, mentre, per quelle utilizzate dalle imprese alimentari, il momento di verifica è quello in cui sono impiegate per la preparazioni di prodotti o bevande. Quindi, il titolare dell'impresa è responsabile della qualità dell'acqua impiegata nelle diverse fasi del ciclo produttivo.
Chi effettua i controlli sulla qualità dell'acqua?
I controlli si distinguono in interni e esterni. I controlli interni sono effettuati direttamente dal gestore che fornisce il servizio idrico, cioè l'ente gestore dell'acquedotto che, allo scopo, si avvale di laboratori di analisi interni. È infatti un suo preciso dovere conoscere le caratteristiche dell'acqua che eroga ed eventualmente adottare interventi diretti e tempestivi caso di variazioni della qualità dell'acqua. Qualora non ne disponga, stipulando un'apposita convenzione, può usufruire dei laboratori di altri gestori. I risultati dei controlli devono poi essere conservati per almeno cinque anni, in modo da consentirne l'eventuale consultazione da parte dell'amministrazione che effettua i controlli esterni. Quest'ultimi sono svolti dall'azienda sanitaria locale territorialmente competente. Il controllo viene effettuato per verificare che l'acqua analizzata risponda ai requisiti richiesti e per applicare le eventuali sanzioni previste dalla legge.
Cosa succede se dopo un controllo l'acqua non risponde ai requisiti previsti dalla normativa vigente?
L'autorità d'ambito, d'intesa con l'AUSL. interessata e con il gestore che fornisce il servizio idrico, individua tempestivamente le cause per cui l'acqua non risulta conforme ai requisiti richiesti dalla legge e, quindi, indica i provvedimenti necessari a ripristinare la qualità, tenendo conto della misura con cui è stato superato il valore di parametro e del potenziale pericolo per la salute umana. Qualora non vengano superati i parametri richiesti per legge, ma per qualche motivo l'acqua presenti un potenziale pericolo per la salute umana, l'AUSL informa l'autorità d'ambito per vietare la fornitura o limitare l'uso dell'acqua. Oppure vengono adottati altri provvedimenti idonei a tutelare la salute umana, sempre tenendo conto dei rischi derivanti da un'interruzione dell'approvvigionamento o da un uso limitato dell'acqua.
Può essere utile adottare apparecchi per il trattamento domestico di acque potabili?
Questi apparecchi, che vengono utilizzati su acque già potabili, servono a modificare anche alcune caratteristiche di qualità organolettiche, o per meglio adattare l'acqua a particolari usi domestici, di cui il bucato o la cottura di alimenti sono solo alcuni esempi. Inoltre, se non adeguatamente installati e, soprattutto, mantenuti correttamente, anche tramite la sostituzione periodica di filtri, possono dar luogo ad inconvenienti di ordine igienico-sanitario, rischiando di inquinare e peggiorare la qualità dell'acqua erogata. Il Ministero della Salute, verificata la crescente presenza sul mercato di apparecchi propagandati e venduti come tendenti a migliorare le caratteristiche dell'acqua, ha ritenuto opportuno emanare una normativa che ne regolasse la circolazione (D.M. 21/12/90, n. 443).
Sala Stampa
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