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CS N°29/2017 Vaccini e vaccinazioni Il punto dell’Istituto Superiore di Sanità
ISS, 18 maggio 2017
In Italia, abbiamo eliminato da anni gravi malattie infettive, mentre altre, come la meningite o il tetano, mietono ancora vittime nella popolazione non vaccinata e patologie croniche che entrano in causa nella genesi di tumori, come l’epatite B, sono state pressoché eliminate nelle fasce d’età giovanili, quelle cioè che sono state sottoposte a programmi di immunizzazione universale. I quattro vaccini obbligatori, quelli contro poliomielite, tetano, difterite ed epatite B, hanno ridotto enormemente il carico di malattia e mortalità nel nostro Paese.
Purtroppo, a partire dal 2014, le coperture vaccinali contro queste quattro malattie infettive sono scese pericolosamente al di sotto del 95%, considerata la soglia ottimale per tenerle sotto controllo, nelle fasce d’età a cui la vaccinazione è offerta.
Altri vaccini, da tempo raccomandati, come quello contro il morbillo, pur riducendo di almeno 20 volte l’incidenza di malattia, non sono ancora utilizzati appieno. Infatti, sebbene l’OMS avesse previsto e chiesto l’eliminazione del morbillo nei paesi europei per il 2015, ancora assistiamo ad ondate epidemiche come quella che si è drammaticamente verificata quest’anno in Italia.
Difatti, abbiamo avuto già oltre 2300 casi di morbillo e la situazione è tutt’altro che sotto controllo dal momento che le coperture vaccinali sono scese nel corso degli ultimi due anni in media, nel nostro Paese, dal 90% all’85%. Il morbillo, in particolare, è una malattia molto contagiosa, per cui non si ottiene il beneficio dell’effetto gregge al di sotto di soglie vaccinali molto alte, pari al 95%. Inoltre, il morbillo non è affatto una malattia banale, dal momento che in circa un caso su 30 può causare polmonite, e in 1 su 1000/2000 encefalite. In Romania, dove si sono recentemente manifestati più di 4.000 casi, si sono già registrati diversi decessi.
La gravità della situazione italiana è già stata oggetto di un richiamo ufficiale dall’OMS due anni fa ed ora genera nelle Autorità Sanitare internazionali un allarme ancora maggiore alla luce del fatto che degli oltre 2300 casi, ben il 40% ha avuto complicanze che hanno reso necessaria l’ospedalizzazione e, in alcuni casi, solo il tempestivo ricovero in terapia intensiva pediatrica ha impedito l’esito nefasto per i bambini ricoverati.
Dai dati dell’Istituto Superiore di Sanità risultano, infatti, in questo momento suscettibili all’infezione da morbillo, perché non vaccinati, migliaia di bambini, adolescenti e giovani adulti.
Altro gravissimo problema è la mancata adesione alla vaccinazione, anche questa obbligatoria nella stragrande maggioranza dei Paesi del mondo, degli operatori sanitari. L’ISS stima che solo una minima percentuale delle centinaia di migliaia di operatori sanitari italiani sia vaccinata e ciò comporta ulteriori problemi per gli stessi operatori sanitari (dei 2300 casi di morbillo registrati quasi 200 sono tra medici e infermieri) con grave pregiudizio anche per la salute dei cittadini.
L’allarme per la situazione italiana lanciato da tempo dall’Istituto è stato, inoltre, condiviso anche a livello internazionale: le Autorità Sanitarie degli USA, Paese in cui 48 Stati hanno l’obbligatorietà del certificato vaccinale per l’accesso alle scuole ed ai college universitari, e che in questo modo hanno eradicato la malattia endemica, hanno richiamato i cittadini statunitensi a limitare i viaggi in Italia o, se questo non è possibile, di assicurarsi di essere vaccinati contro il morbillo.
In assenza di misure chiare ed efficaci altri Paesi potrebbero seguire questo esempio con gravi danni per l’Italia.
L’Istituto Superiore pertanto vuole perciò richiamare le seguenti, indiscutibili evidenze scientifiche:
- I vaccini obbligatori hanno ridotto enormemente il carico di malattia e mortalità nel nostro Paese;
- mantenere soglie elevate di copertura vaccinale è importante, innanzitutto, per proteggere coloro a cui viene somministrato il vaccino e, indirettamente, attraverso il cosiddetto effetto gregge, coloro che, a causa di problemi specifici come immunodepressione, età o patologie specifiche, non possono essere vaccinati o non rispondono alle vaccinazioni. In particolare, la presenza di bambini non vaccinati in ambito scolastico rappresenta un rischio per sé stessi e per i bambini più fragili, che possono essere esposti a malattie infettive particolarmente contagiose che possono mettere a rischio la loro salute anche con effetti potenzialmente gravissimi e persino letali;
Alla luce delle precedenti considerazioni e del contesto specifico definito dall’andamento della copertura vaccinale in Italia, si sottolinea perciò il valore etico dell’atto vaccinale che oltre a rappresentare un diritto per la protezione della propria salute rappresenta anche un dovere di protezione nei confronti della popolazione più fragile ed è per questo che ogni misura che non preveda un rapido ritorno all’obbligo vaccinale, ad esempio sanzioni pecuniarie per i genitori che non intendono vaccinare i propri figli, non appare risolutiva per affrontare in modo efficace l’attuale drammatica situazione.
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