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Infezione Virus Zika
ISS, 29 gennaio 2016.
L’infezione umana da Zika virus è una malattia virale trasmessa dalla puntura di zanzare infette del genere Aedes aegypti. Le stesse zanzare responsabili delle infezioni di Dengue e Chikungunya, malattie “sorelle” che si manifestano con una sintomatologia simile: febbre, eruzioni cutanee, dolori articolari che colpiscono soprattutto mani e piedi, dolori muscolari, mal di testa, congiuntivite. Sintomi che possono comparire dai 3 ai 12 giorni dopo la puntura della zanzara e che durano in media dai 2 ai 7 giorni. Una persona su 4 sviluppa sintomatologia e, raramente, è necessario il ricovero in ospedale. La trasmissione avviene quasi esclusivamente, fatte salve rare eccezioni, tramite la puntura della zanzara.
Focolai del virus Zika sono stati segnalati già negli anni passati nelle regioni dell’Africa tropicale, del Sud-est asiatico e delle isole del Pacifico tra cui la Polinesia francese, Nuova Caledonia e Isole Cook. Nel maggio del 2015 la Pan American Health Organization, PAHO, ha confermato l’infezione da virus Zika in Brasile e, a seguire, in Colombia, Suriname e altri 7 Paesi, per un totale, finora, di 14 Paesi e territori del continente americano.
Non esistono al momento né vaccini né terapie preventive. Se si viaggia verso un Paese in cui il virus è presente, ci si può proteggere coprendo la pelle esposta con maniche lunghe e pantaloni lunghi dall’alba al tramonto, ossia quando la zanzara è circolante, usando repellenti e pernottando in luoghi protetti da zanzariere.
Nelle regioni colpite dall’infezione, è stato diagnosticato un aumento delle nascite di bambini affetti da microcefalia, una malformazione congenita che consiste nel fatto che la testa è più piccola di quella di un bambino della medesima età e dello stesso sesso.
Nelle zone in cui la presenza di Zika è documentata, è stato anche osservato un aumento dei casi di sindrome di Guillain-Barré, una grave malattia autoimmunitaria che colpisce in particolare le cellule del sistema nervoso e che esordisce, di norma, in seguito ad un’infezione batterica o virale. Anche in questo caso sono in corso studi per stabilire con certezza l’eventuale associazione tra la malattia e il virus Zika.
Alcune precauzioni da seguire prima delle evidenze scientifiche sull'associazione tra infezione da Zika virus e sviluppo di microcefalia nel feto si raccomanda a tutte le donne in stato di gravidanza o che non escludono a breve una possibile gravidanza:
- di valutare la possibilità di rimandare programmi e piani di viaggio nelle zone a rischio
- ove il viaggio non è rimandabile di avvalersi di idonee misure di prevenzione individuale contro le punture di zanzara;
- se in stato di gravidanza e di ritorno da recenti viaggi in aree a rischio di dare subito notizia del viaggio nel corso delle visite prenatali, al fine di poter essere valutate e monitorate in modo appropriato
Ulteriori documenti di approfondimento sull'argomento sono disponibili su:
La zanzara tigre in Italia, potenziale vettore di virus tropicali
A cura del Reparto di Malattie Trasmesse da Vettori e Sanità Internazionale dell'ISS
Aedes albopictus (zanzara tigre) è una zanzara originaria del sud-est asiatico, il suo areale infatti è compreso tra le propaggini occidentali del sub-continente indiano, fino alle isole del Giappone. Dalla seconda metà del secolo scorso con l’aumentare degli scambi commerciali, è cominciata la sua lenta ma inarrestabile colonizzazione di altre aree geografiche, avvenuta principalmente attraverso il trasporto passivo di uova, resistenti anche a lunghi periodi di disseccamento. In questo modo la specie si è rapidamente adattata a differenti condizioni ambientali. Questo fenomeno è legato soprattutto alla plasticità ecologica della zanzara tigre che consiste soprattutto nel poter utilizzare una grande varietà di piccole raccolte d’acqua dolce per lo sviluppo larvale e nel deporre uova in grado di garantire una ibernazione chiamata “diapausa embrionale”. Il primo ritrovamento di zanzare adulte appartenenti a questa specie è avvenuto a Genova nel 1990, ma i più importanti focolai d’infestazione si manifestarono nei mesi ed anni seguenti nel nord-est del paese fino a diffondersi praticamente ovunque nel nostro paese attraverso il commercio interno di copertoni usati ma anche grazie al trasporto accidentale all’interno di vari mezzi di trasporto. La zanzara tigre predilige piccole raccolte di acqua pulita e generalmente non utilizza i focolai larvali tipici delle zanzare più comuni, siano essi naturali che artificiali; questo comportamento la rende una specie tipica degli ambienti fortemente antropizzati, dove abbondano contenitori d’acqua di varia natura, lasciati all’aperto (secchi, barattoli, bidoni, ecc.). Come molte zanzare del genere Aedes, questa zanzara si distingue per attività trofica diurna (cioè punge di giorno), di solito all’aperto nelle ore più fresche della giornata, si nutre praticamente su tutti i mammiferi e sugli uccelli, mostrando una spiccata preferenza per gli esseri umani.
L’insediamento e la diffusione della zanzara tigre in Italia ed in altri paesi europei, insieme all’aumento dei casi importati di arbovirosi trasmesse in particolare da zanzare del genere Aedes, aumentano il rischio che queste malattie tropicali, già in espansione nel mondo, possano diffondersi e stabilizzarsi anche in Europa. Per esempio malattie come Dengue, Febbre Gialla e Zika hanno come vettore principale una zanzara molto simile alla zanzara tigre, la specie Aedes aegypti, attualmente non presente nel nostro Paese, ma rinvenuta in passato solo sporadicamente in alcuni porti italiani soprattutto tra la fine del 1800 e i primi decenni del 1900. L’incapacità ad insediarsi in maniera stabile nelle zone temperate dipende dal fatto che Ae. aegypti, a differenza della zanzara tigre, non è in grado di superare gli inverni con uova resistenti al freddo. Da prove sperimentali, Ae. albopictus è comunque risultata competente praticamente per gli stessi virus sopra elencati, anche se la sua capacità di trasmetterli ad ospiti sani è ancora oggetto di studio. Ad avvalorare la tesi che esiste un rischio per l’instaurarsi di focolai di trasmissione localizzati, durante la stagione favorevole, è da ricordare l’evento epidemico da Chikungunya avvenuto tra luglio ed ottobre 2007 in Emilia-Romagna, in cui la zanzara tigre è stata riconosciuta come specie vettrice. Nonostante i potenziali rischi per la sanità pubblica, sin dalla sua introduzione, Ae. albopictus ha rappresentato la specie più molesta soprattutto nei centri urbani, per le sue peculiari caratteristiche biologiche ed ecologiche.
Controllo
Le modalità di controllo delle zanzare e della zanzara tigre in particolare non si discostano da quanto noto fino ad oggi.
L’attività delle zanzare, insetti vettori dei virus Chikungunya, Dengue e Zika, (ad oggi la sola zanzara tigre), è prevalentemente diurna, anche se recentemente, dopo un lungo periodo di adattamento, non è raro che pungano all’interno dei fabbricati e anche in piena notte. Per gli interni può essere opportuno far apporre zanzariere alle finestre e/o attivare l’impianto di condizionamento dell’aria. In mancanza di questi mezzi si può ricorrere all’uso di bombolette di insetticida spray da utilizzare nelle stanze da letto prima di dormire o all’impiego di diffusori di insetticida a corrente elettrica caricati con piastrine monouso o ricariche liquide, efficaci per più notti, seguendo attentamente le istruzioni allegate. All’aperto si può ricorrere all’uso di repellenti da applicare sulla cute esposta alle punture. Tra i prodotti repellenti reperibili in farmacia, gli unici ad avere una azione affidabile sono quelli a base di DEET (dietil-toluamide) o di KBR (acaridina), il cui impiego va ripetuto ogni 3-6 ore, prediligendo quelli in lozione.
I principi attivi oggi disponibili sul mercato per il controllo delle zanzare, appartengono alla classe chimica dei derivati di sintesi del piretro, i piretroidi. Sul suolo pubblico sono disponibili prodotti insetticidi larvicidi a base di regolatori della crescita o inibitori della sintesi della chitina (diflubenzuron e piriproxifen). Larvicidi biologici a base di Bacillus thuringiensis israelensis (B.t.i.) sono da ritenersi non idonei per il trattamento d’emergenza, mentre possono risultare molto utili in un secondo momento per situazioni di trattamento ordinario.
Sala Stampa
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